30 dicembre 2002 Il limite del secondo mandato è in discussione ormai da anni
Piano piano, il parlamento dice no ai sindaci a vita
Intanto abbiamo visto che per voler bene alla propria comunità non occorre essere i "capi"

Era il 20 febbraio l'ultima volta che si è riunito il comitato ristretto di deputati che deve "studiare" se eliminare il limite di due mandati consecutivi per i sindaci italiani. Quando, passata l'Epifania, il Parlamento riprenderà e il tema diventerà di attualità in qualche Comune in cui si vota a primavera, sarà dunque trascorso di fatto un anno. Se si riprenderà il tema a gennaio, tornerà subito l'obiezione che l'eventuale nuova normativa non potrà essere applicata alle elezioni di primavera: di leggi "ad personam" se ne sono fatte parecchie in questo anno e mezzo; non è il caso di allungare la lista dei sospetti che in questo modo si voglia favorire proprio quel sindaco e quindi proprio quel partito. Senza andare lontani, il sindaco di Treviso Gentilini e la Lega.
Ma se non servono a primavera, perché darsi fretta? Le modifiche si possono fare con calma in autunno, dopo aver svolto l'indagine conoscitiva. Ora che arriverà in Senato, tra commissione ed Aula, la riforma sarebbe perciò alla vigilia di nuove elezioni amministrative, quelle della primavera del 2004. E si ricomincerà con l'inopportunità di leggi "ad personam"…
Insomma, io come senatore, ho abbastanza tempo davanti per dire come la penso. Un'idea però ce l'ho già. So infatti che bravi sindaci della provincia di Padova, conclusi i loro due mandati, hanno lasciato il posto ad altri ma i loro comuni non si sono "impoveriti" di esperienza e di capacità, perché gli ex sindaci ora sono magari assessori e dimostrano che si può voler bene alla propria comunità senza essere i "capi".


  24 dicembre 2002 Forse saremo chiamati a mettere in discussione storiche amicizie
La pace diventerà un atto di coraggio
L'augurio di Natale è anche preghiera e comandamento

"Pace in terra agli uomini di buona volontà". Non è solo un augurio, quest'anno. È una preghiera fatta a nome di coloro che già scrutano il cielo per vedere se da lì sta arrivando la morte. È un comandamento per coloro che hanno il dovere di scegliere la pace. Stanno per arrivare, li viviamo già, giorni in cui ci si chiederà - a me parlamentare, a noi cittadini - il coraggio di stare dalla parte della pace.
Bisognerà farlo, perché la guerra preventiva è un ritorno indietro alle tragiche politiche che hanno insanguinato per millenni le famiglie e il paesi dell'Europa. Tutte le generazioni europee che ci hanno preceduti e l'attuale generazione anziana ci raccontano che la pace e la libertà non hanno mai stabilmente allargato i propri confini quando sono arrivate sulle punte delle baionette o a bordo dei bombardieri. Nemmeno in nome della pace si può essere dominatori.


  19 dicembre 2002 I tagli alle erogazioni non dovevano neppure essere fatti
Finanziamenti (non contributi)alla scuola paritaria
Sono stati ripristinati con un decreto correttivo

Il governo si è ricreduto: niente più tagli ai fondi destinati alla parità scolastica. Per le scuole materne ed elementari paritarie è intanto una buona notizia, dopo quella pessima del 29 novembre, quando anche la scuola paritaria era stata coinvolta nel decreto taglia-spese con un "contributo" di 211 milioni di euro alle esangui casse del ministro Tremonti. Nella mattinata di martedì 17 dicembre lo stesso Giulio Tremonti ha firmato un nuovo decreto, con il quale esclude appunto queste scuole dal "rigore" e restituisce i 211 milioni di euro.
Se si fosse adottato lo spirito (e anche la lettera) della legge di parità, il servizio di istruzione svolto entro il sistema pubblico sarebbe stato escluso fin dall'inizio dai tagli del decreto del 29 novembre: in esso infatti sono esclusi "i trasferimenti agli enti territoriali aventi natura obbligatoria". Identica natura obbligatoria hanno i trasferimenti alla scuola paritaria, in quanto composta da istituzioni territoriali che realizzano la formazione. Questa è una svolta da consolidare, da praticare a vantaggio proprio della scuole di comunità. Dalla loro funzionalità - prima ancora che da qualche bonus fiscale - genitori e figli avranno il vero vantaggio: quello di una scuola che insegna.


  14 dicembre 2002 Molti politici non si sono accorti che è cambiata la società
Gli italiani non ce la fanno più da soli
C'è bisogno di politica perché non basta "fare",
ad esempio in tema di tasse, scuola, giustizia, federalismo

La politica continua a star male, ma non ha più la malattia degli anni Novanta. Negli anni Novanta la politica era debole perché non poteva contare sui cittadini. Dicevamo:
- ce la facciamo da soli (le nostre organizzazioni di volontariato, le nostre imprese, le nostre famiglie);
- adoperiamo la politica, ma scegliendo noi chi è capace di governare (meglio il sistema maggioritario, ottime le elezioni dirette);
- efficienza ed efficacia sono i valori dello Stato;
- ben che vada la politica è un intralcio; vuoi mettere le procedure imprenditoriali;
- mal che vada la politica ha un costo che deriva dall'immoralità (applausi a Mani Pulite e giù).


 
29 novembre 2002
Le regole non si cambiano con la Finanziaria
I finanziamenti in chiaro aiutano di più la politica
E per le tasse, prima esentiamo sagre, pro loco e società sportive

Nel fine settimana a cavallo tra novembre e dicembre il Senato non chiude. La Commissione Bilancio è al lavoro per esaminare gli emendamenti alla legge Finanziaria per il 2003. Questo è un bene, perché un lavoro attento con disponibilità di tempo consentirà poi all'Assemblea del Senato di decidere con maggiori conoscenze. Ma il lavoro "straordinario", con pochi senatori presenti e i giornali che guardano fuori dal Parlamento, ha qualche rischio. Uno lo segnala su Repubblica di venerdì 29 novembre Curzio Maltese: "Nelle pieghe della Finanziaria sta per scivolare un emendamento che regala ai partiti un'altra pioggia di miliardi, consente l'azzeramento delle tasse e ripristina in Italia, unica democrazia dell'Occidente, il finanziamento occulto. Il provvedimento, che rischia di essere approvato in commissione al Senato fra oggi e lunedì, è firmato dal senatore mastelliano Fabris ma sarebbe frutto di un largo accordo. Il tutto naturalmente senza dare troppa, anzi alcuna pubblicità alla piccola rivoluzione".


 

14 novembre 2002
La visita di Giovanni Paolo II al Parlamento italiano
A Montecitorio ha suonato la campana di Cracovia
Noi senatori e deputati abbiamo un po' "votato" con gli applausi

La mano con cui a lungo ci ha salutati, noi senatori e deputati, soprattutto a conclusione dell'incontro con il Parlamento italiano non ha mai compiuto il gesto della benedizione. A me sembrava naturale che lo facesse, me l'aspettavo, ma il Papa ha saputo portare rispetto a tutte le persone che erano lì, anche a quelli che c'erano per ascoltarlo come autorità religiosa ma non come guida spirituale. Questo gesto mancato, mi sembra ora uno dei più bei gesti di questo incontro.
Il più bel gesto "nostro", fatto dal Parlamento è stato certamente sostituire la tradizionale campanella con cui aprono e si chiudono le sedute, con la riproduzione della "Sigismonda", la più storica delle campane di Cracovia. Quell'omaggio è stato un bel gesto anche istituzionale: siamo così sicuri della nostra democrazia da poter suonare in Parlamento le campane di una cattedrale.


 

12 novembre 2002
Oltre 350 mila persone straniere sono in condizione di essere regolarizzate
Restituire alle famiglie le tasse sull'assistenza domiciliare
Un fondo alimentato dai contributi previdenziali degli stessi assistenti e collaboratori familiari

Su 600 mila domande di regolarizzazione presentate entro l'11 novembre per cittadini stranieri presenti in Italia, ben 350 mila riguardano collaboratori e assistenti familiari. È la conferma di una situazione sulla quale inutilmente avevamo richiamato l'attenzione nel corso dell'approvazione della nuova legge sull'immigrazione. La situazione è questa: la regolarizzazione di assistenti e collaboratori familiari non è solo la risposta alle esigenze degli immigrati irregolari; è innanzi tutto la risposta alle esigenze di centinaia di migliaia di famiglie italiane; è - potrebbe essere - la condizione per una più articolata politica di assistenza alle persone non autosufficienti, sia per età che per condizioni fisiche.
Così come è impostata la legge della Destra la regolarizzazione non darà una risposta adeguata alle esigenze delle famiglie e non verrà sfruttata dalle istituzioni per innovative politiche di assistenza.


 

21 ottobre 2002
Dialogo del Settore Adulti dell'Azione cattolica di Conselve
Prima delle macerie della guerra
Scenari planetari di un conflitto in Iraq

Dopo l'11 settembre la globalizzazione è percepita in maniera diversa. Non è più solo una benedizione. Come reazione alla nuova e più cruda percezione della globalizzazione e all'insicurezza determinata dal venire meno dei "confini" e della "visibilità" del nemico, il mondo ha vissuto in questi mesi il rafforzamento dell'idea di Stato proprio mentre il mondo si rimpicciolisce.
Lo abbiamo sperimentato e lo sperimentiamo anche noi, nella dimensione geopolitica nuova che ormai per noi ha l'idea di "stato": tutti gli europei in questi mesi vanno ripetendo che "ci vuole più Europa", che accanto all'Europa economica è urgente un'Europa politica e un'Europa militare. In concreto i cittadini chiedono all'Europa sicurezza. Lo stesso sembra avvenire negli Stati Uniti. Con una differenza: mentre gli per gli europei l'esigenza di "più Europa" fa avanzare il continente verso una nuova dimensione; per gli americani la richiesta di "più America" - oltre a non corrispondere alle aspettative del resto del mondo - fa regredire la democrazia interna (con la riduzione delle libertà individuali in nome della sicurezza) e fa regredire la politica mondiale.


 

6 ottobre 2002
Ho votato no alla loro partecipazione a "Libertà duratura"
Nessun alpino per la guerra, mille alpini per la pace
Ci sono compiti anche più rischiosi della "caccia a Bin Laden", ma sono i compiti che hanno fatto rispettare ed amare i soldati italiani in tutto il mondo. È anche per continuare a far amare i nostri alpini che ho votato no

Gli alpini italiani si misureranno anche con le montagne dell'Afghanistan. Ce lo hanno chiesto gli americani; Berlusconi ha detto di sì; la maggioranza del Parlamento è stata d'accordo. Io ho votato contro le mozioni che hanno dato il "via libera" all'invio di un contingente di alpini in Afghanistan nell'operazione "Libertà duratura".
Questo non significa abbandonare l'Afghanistan, non sostenere il governo Karzai che attraverso "Libertà duratura" abbiamo contribuito a far nascere; questo non significa rinunciare ad un impegno diretto, anche militare, in quel paese per potenziare il tessuto istituzionale nelle città dell'Afghanistan, per costruire un ordine, per mettere il Governo afgano in condizione di rendere effettivo il proprio potere e quindi di contrastare con le proprie forze - che noi contribuiamo a ricostituire e a far vivere - i gruppi terroristici. Sono compiti anche più rischiosi della "caccia a Bin Laden", ma sono i compiti che hanno fatto rispettare ed amare i soldati italiani in tutto il mondo. È anche per continuare a far amare i nostri alpini che ho votato no.


 

24 settembre 2002
La discussione nelle commissioni Esteri e Difesa del Senato è bloccata
Per il controllo del commercio delle armi
il centro-destra non ha tempo

Si andrà direttamente in Aula, senza un confronto di posizioni e senza miglioramenti del testo approvato alla Camera

Convocata alle 14.30 di martedì 24 settembre, rinviata alle 15, chiusa alle 15.20: la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa del Senato non è mai cominciata. Alla maggioranza di centro-destra non interessa assolutamente il disegno di legge che - con il pretesto di ratificare il trattato di Farnborough sull'industria europea della Difesa europea - modifica sostanzialmente la legge 185 del 1990 sul commercio internazionale delle armi. Non ha infatti raggiunto il numero sufficiente di presenze per far iniziare la seduta. Il numero legale è mancato in tutte le sedute nelle quali le commissioni hanno cominciato a votare gli emendamenti. Se si riflette che il tema del controllo parlamentare sulla materia è uno di quelli che stanno più a cuore proprio alle associazioni che hanno dato vita alla campagna in difesa della legge 185, si può capire quanto negativo sia questo atteggiamento.


 

15 settembre 2002
I rischi di codificare "l'intervento preventivo"
C'è bisogno di nuova pace, non di nuova guerra
La fedeltà alle alleanze nate dall'articolo 11 della Costituzione italiana

La minacciata guerra contro l'Iraq si presta a molte discussioni: strategiche, umanitarie, diplomatiche. La questione pregiudiziale è tuttavia tutta interna alle democrazie occidentali: possono rischiare di codificare il principio della guerra preventiva facendo venir meno il principio della dissuasione e della competizione nella pace che le ha viste vittoriose? Evitare questo rischio è la prima ragione per rifiutare la soluzione della guerra. Credere all'alleanza è prendere atto che nella lotta al terrorismo non abbiamo ancora vinto, che l'opzione militare condivisa per l'Afghanistan non è automaticamente estendibile, che - pensando in particolare al Medio Oriente, cui l'Italia deve applicarsi più di altri - oggi c'è bisogno di molta pace, di nuova pace, non di nuova guerra.


 

29 agosto 2002
Nell'allargamento dell'Unione non contano solo i "parametri"
Un confronto sui valori con i nuovi popoli europei
La diocesi di Padova, l'Europa, le Chiese e l'augurio di Giovanni Paolo II ai suoi connazionali polacchi

Quello che si sta preparando non è semplicemente il quinto allargamento della storia europea; si prepara la prima unificazione del continente. L'Unione accoglie popoli e territori che hanno nei secoli contribuito ad una sola area non solo geografica, ma anche culturale e religiosa. Con i paesi dell'Est europeo ci deve essere non solo una verifica degli standard comunitari, ma anche un dibattito sui valori che intendiamo condividere. I valori che la storia religiosa dell'Europa esprime includono la centralità dell'essere umano, la promozione della pace e la riconciliazione, la libertà e la giustizia, la solidarietà e la sostenibilità, la tolleranza, la democrazia, i diritti umani, il ruolo della legge, il rispetto delle minoranze. Se la Convenzione europea arriverà a scrivere una "Costituzione", non potrà che codificarli in un preambolo alla Carta dei diritti fondamentali.


 

22 agosto 2002
Al Vertice mondiale di Johannesburg dal 26 agosto al 4 settembre
Per lo sviluppo sostenibile determinante il contributo dell'Europa
Il modello di economia agricola, ad esempio, riduce alcuni rischi della globalizzazione finanziaria

Al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, che si svolge a Johannesburg, Sudafrica, dal 26 agosto al 4 settembre, la prima domanda non è quanto e quale sviluppo sia sostenibile dall'ambiente, ma quale e quanto sviluppo sia sostenibile dalle persone: donne e uomini, bambini e vecchie, persone diverse tra di loro, che la globalizzazione ha la presunzione di uniformare.
Il Vertice di Johannesburg, il suo successo o il suo fallimento, riguardano direttamente l'Europa come soggetto politico. L'Europa si affermerà come "attore globale", se il mondo continuerà ad avere più riferimenti. Poter scegliere tra diversi modelli renderà del resto più sostenibile lo sviluppo per persone e popoli, per fare un solo esempio, in agricoltura. L'Unione Europea ha nella sua origine e anche nella sua esperienza molto da dire in questo settore cruciale per la sostenibilità dello sviluppo sia da parte delle persone che da parte dell'ambiente. Ha anche molto da fare.


 

12 agosto 2002
Anche nei paesi più vicini agli Usa cresce l'incertezza
Chi è pronto a spendere per cacciare Saddam dall'Iraq?
Gli infuriati agricoltori australiani e il ministro inglese dell'economia cominciano a porre la domanda: perché la guerra?

Gli australiani dovevano sentirsi sufficientemente lontani dall'Iraq per permettersi di seguire apertamente la dottrina Bush su Saddam Hussein. Hanno dovuto ricredersi: il governo di Bagdad ha bloccato le importazioni di grano dall'Australia, rischiando di far perdere ai coltivatori locali un giro d'affari da 420 milioni di euro. Ovviamente gli agricoltori australiani sono infuriati con il loro governo e si chiedono perché proprio l'Australia debba essere in prima fila nel criticare l'Iraq. È una delle ultime notizie che riguardano il "fronte" iracheno. La richiamo non perché è curiosa, ma perché motiva - più di ogni ragionamento politico - l'interesse che per i cittadini, anche per noi cittadini italiani e veneti ha lo scontro tra Usa e Iraq già oggi, ma molto di più se esso dovesse arrivare alla guerra vera e propria.


 

4 agosto 2002
Si è visto che non c'è un governo strategico dell'Italia, ma che c'è l'Ulivo
Nella settimana della legalità abbiamo portato il Senato tra i cittadini
Non è stato possibile "nascondere" la legge sul legittimo sospetto; basta questo a dare valore ad una bella battaglia

E adesso che cosa ne farà Berlusconi di questa legge SalvaPreviti che a tutti i costi ha voluto far approvare dal Senato? Imporrà la stessa procedura anche alla Camera? Con il rischio che il malumore dell'opinione pubblica non schierata sia per altre settimana sempre più stretta dal dubbio che Berlusconi è bravo a fare i suoi interessi, ma non gli interessi della gente? Mentre dimostravano che non c'è un governo strategico dell'Italia, Berlusconi e la sua maggioranza in questa settimana hanno confermato che l'Ulivo c'è. Quello che abbiamo vissuto in questa settimana al Senato è un Ulivo che ha scelto di essere una autentica coalizione e che lo è diventato non chiudendosi, ma proprio perché si rapportava con la società e con altre forze dentro e fuori del Senato.Ci sarà utile a settembre, se rinunceremo al bisogno di sapere a tutti i costi chi sia il leader; se sentiremo invece il bisogno di sapere le molte cose che uniscono l'Ulivo e soprattutto che uniscono la società italiana.Il rispetto per la vita, ad esempio, è una dei pensieri che uniscono la società, sia che si tratti di vita personale che di vita condivisa. Questo è un governo che fa male alla salute. E poi c'è il lavoro che è parte costitutiva della vita e della sua qualità. Aggiungo la pace, perché è di attualità e temo sarà uno dei drammi prossimi in cui gli italiani avranno bisogno dell'Ulivo.


 

30 luglio 2002
Perché tanta fretta per la legge sul "legittimo sospetto"?
Hanno preferito i loro processi alla scuola di tutti
Nelle stesse ore in cui si lavora di notte in Senato sulla legge per scegliersi i giudici, la maggioranza abbandona la riforma scolastica al suo destino

L'attuale parlamento ha avuto una accelerazione nella discussione sulla Giustizia in tre occasioni: sulle rogatorie, sul falso in bilancio e su questa modifica del codice di procedura penale. Perché tanta fretta? Ho sentito dire - oltre che in Senato anche dalla massima carica della Camera - che la fretta è determinata dal fatto che la questione Giustizia è parte dichiarata ed importante del programma con cui le Destre si sono presentate agli elettori e su cui hanno ricevuto voti. Non entro nelle valutazioni interne alla maggioranza. Da cittadino osservo che la stessa protervia parlamentare non è stata utilizzata per temi che dovrebbero riguardare molto di più i cittadini e che pure sono nel programma elettorale delle Destre. Ad esempio proprio qui in Senato, proprio in questi giorni, proprio in queste ore, la discussione su una riforma strutturale come quella della scuola è slittata addirittura a settembre. Gli italiani avranno entro breve la possibilità di ricusare il proprio giudice per "legittimo sospetto", ma all'inizio di settembre insegnanti e alunni, genitori e dirigenti scolastici, non sapranno che scuola li attende.

 

17 luglio 2002
Il Documento di programmazione economico-finanziaria e l'Europa
Il Patto di stabilità e crescita non è più un obiettivo per Tremonti
Accetta di malavoglia le regole che rendono forte l'Euro

Il Documento di programmazione economico-finanziaria non fornisce indicazioni precise sui contenuti della manovra. Il governo intende recuperare nel 2003 prevede 10,9 miliardi di euro ma non fornisce indicazioni esplicite sul modo di trovare questi soldi. Mentre dimostra, senza volerlo, che qualcosa non ha funzionato nella strategia di politica economica del governo, il Dpef non individua una strategia alternativa, ma si mantiene un grado di vaghezza che risolve solo rinviando alla legge finanziaria il compito di rendere manifesta l'azione di politica economica del governo. Questa mancata trasparenza sta causando rilevanti danni economici: deprime infatti le aspettative positive degli operatori economici e compromette ulteriormente, in sede europea, la credibilità dell'Italia. Del resto si rileva nella politica del governo un atteggiamento di sfida alle regole europee. Il Patto di stabilità viene interpretato come un inutile e vessatorio vincolo e non piuttosto come un obiettivo condiviso.


 

4 luglio 2002
Ancora una volto il governo tenta di utilizzare un trattato internazionale
Si può ratificare l'Accordo sull'industria europea della Difesa
senza toccare la legge italiana sul commercio delle armi

L'Ulivo sostiene l'Europa della sicurezza e della difesa, ma il disegno di legge va molto al di là e riduce la trasparenza

A Farnborough, il 27 luglio 2000, per facilitare il processo di integrazione e di ammodernamento del settore, i ministri della Difesa di Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda del Nord, Italia, Spagna e Svezia hanno firmato un accordo per la modernizzazione dell'industria della Difesa accompagnata dalla armonizzazione delle legislazioni nazionali.
L'Italia dispone in materia di una legge seria e rigorosa, che pone il nostro paese all'avanguardia in campo internazionale nel controllo del commercio delle armi. È quindi necessario fare eventualmente il percorso inverso rispetto a quello che il governo indica con la legge di ratifica dell'Accordo: è l'impianto della legge n. 185 che - se necessario - deve connotare l'Accordo; operazione possibile, perché i paesi sottoscrittori possono apportare dei ritocchi in sede di ratifica. Del resto la legge italiana è stata una legge-guida anche per l'Europa; ad esempio ha favorito il Codice di condotta europeo sulle armi.


 

23 giugno 2002
Ecco come Berlusconi risolve il conflitto di interessi
Chi non lavora, governi
Un artigiano non farà il ministro, ma il grande azionista può governare l'Italia

Secondo la legge sul conflitto di interessi, anche un artigiano può diventare sottosegretario o ministro, ma deve rinunciare alla sua azienda; il grande azionista non deve invece rinunciare a niente, basta che non lavori, cioè che non eserciti attività diretta di gestione delle imprese; può però controllarne la vita, nominando il consiglio di amministrazione, approvan-do i bilanci, stabilendo la destinazione degli utili.
L'artigiano forse non ha nessuna voglia di fare il ministro; di certo se poi leggerà che dal lungo elenco delle incompatibilità previste da questo disegno di legge, oltre ai titolari di pacchetti azionari, sono esclusi i disoccupati (insieme a chi non è in età da lavoro, come bambini e pensionati), gli sorgerà la preoccupazione che avere al governo solo gente che non lavora non faccia bene né all'Italia né alla sua piccola azienda artigiana e si interesserà molto del conflitto di interessi. E, a questo punto, non sarà per niente soddisfatto che questa legge, il cui "vero" titolo secondo lui è "Chi non lavora, governi", sia stata promossa, sostenuta pervicacemente ed infine ottenuta dall'Imprenditore d'Italia e dell'Operaio d'Italia


 

17 giugno 2002
Se ne discute al Consiglio europeo di Siviglia
Solo in Europa la vera risposta all'immigrazione clandestina
Ma l'Italia insiste sulla sua legge nazionale incompleta e pericolosa

Il punto centrale del Consiglio europeo di Siviglia sarà l'immigrazione. Il 21 e 22 giugno la Spagna conclude il suo semestre di presidenza dell'Unione Europea spingendo perché si arrivi ad una comune politica su questo tema. La Commissione europea, presieduta da Romano Prodi, non solo è d'accordo, ma fin dal 7 maggio scorso ha predisposto una comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio europeo. Anche il governo italiano si è detto d'accordo. Vedremo se ai proclami che sicuramente Berlusconi farà a Siviglia corrisponderanno i comportamenti legislativi a Roma, se cioè avrà la correttezza politica di fermare la legge italiana sull'immigrazione, per introdurvi gli elementi che verranno concordati a Siviglia.


 

7 maggio 2002
Il Senato ratifica il Trattato di Nizza
L'allargamento dell'Europa: una condizione per valorizzare identità regionali e nazionali
Fare del Parlamento italiano un luogo di familiarità dei cittadini con la loro Unione

L'Europa unificata dovrà restare un soggetto politico, anzi crescere in questa dimensione, e non solo un mercato allargato. Potremmo essere 500 milioni di consumatori o 500 milioni di cittadini. Le difficoltà della sfida potrebbero spingere alla riduzione economica dello stare insieme in Europa. Io penso che questa sfida possa far realizzare un'area di sviluppo, di pace, di democrazia e di partecipazione. Un'area così grande, così forte, così coesa da costituire una garanzia anche per il resto del pianeta. L'allargamento è in sé un aspetto di questo protagonismo: l'Europa dimostra in se stessa come sia possibile rispondere alle divisioni e alle contrapposizioni che la globalizzazione comporta. Lo straordinario successo politico che raggiungeremo con l'ampliamento ci consentirà di essere riferimento per aree del pianeta ancora un cerca di stabilità.

 

25 aprile 2002
Il 25 aprile celebra cose che sono sempre vive
Le speranze della democrazia hanno consolidato la pace in Europa
Valori che possono dare risposte al terrorismo e alla tragedia del Medio Oriente

L'Europa che ha vissuto l'Olocausto sa di essere figlia anche della risposta di giustizia al nazismo e alla sua violenza. L'Europa di oggi, l'Europa della tolleranza e della libertà, celebra la sconfitta del nazismo e del fascismo, anche facendo memoria dell'Olocausto. Ma ancora una volta celebriamo questo 25 aprile per dire che la guerra da sola provoca guerra, che la violenza non pacificherà mai gli animi. Solo chi ha speranza è pacifico. L'Europa si è data una speranza e vivendola ha vinto la logica della guerra. L'Europa chiede di poter mostrare anche agli altri quello che è stata capace di fare. Questo è il senso del suo impegno in Medio Oriente. Questo è un modo per continuare a vivere la gioia della Liberazione, la gioia del 25 aprile 1945.

 

4 aprile 2002
Da dove cominciare a scegliere nella tragedia della Palestina
La pace è una scelta di giustizia
La rappresaglia non ha mai fatto giustizia, ha anzi aumentato le ragioni di ingiustizia, in una spirale in l'unica vincitrice è stata la morte

Ho ascoltato il mio presidente del Consiglio parlare da Mosca. Berlusconi ha detto che bisogna far finire che la guerra perché è "una ferita che può infettare" anche noi. È sempre molto immaginifico il mio presidente del Consiglio, ma non me la sento di considerare le persone che muoiono e che si straziano in Palestina come dei bacilli da debellare.
Mi viene da pensare che la tragedia di Palestina sia diventata un'insostenibile domanda per noi perché chi la pensa come Berlusconi ha accettato che israeliani e palestinesi fossero "portatori sani" di reciproca ingiustizia, non… contagiosi per noi e quindi non preoccupanti. E invece "la pace non è la semplice assenza di guerra… ma è opera della giustizia", ci ricorda il Concilio nella "Gaudium et Spes". Ecco da dove partire. La politica deve cominciare da qui, scegliendo la giustizia. Solo contribuendo a fare giustizia sarà possibile che la guerra finisca.

 

24 marzo 2002
Silenzio dei rappresentanti istituzionali
È toccato a Ciampi raccontare ai padovani la loro fede
E solo il Presidente ha ricordato la lotta padovana per la libertà e la democrazia

C'è una Padova che i rappresentanti delle istituzioni padovane non hanno detto a Ciampi e che è toccato a Ciampi dire ai padovani. Non sarebbe stato stonata sulla bocca delle istituzioni padovane anche la parola "fede", che non è associazionismo, non è terzo settore, non è solidarietà: è questo, ma molto di più nella vita e nella storia dei padovani. Il miracolo del Nordest è fatto anche di parroci e di parrocchie, che educando alla fede hanno tenute insieme le comunità ai tempi dell'emigrazione, le hanno preservate dall'alienazione, le hanno tenute pronte per la nuova vita. Non ho la pretesa che in tempi cui si celebrano i miracoli dell'impresa si sia disposti a pensare che i miracoli solitamente hanno altra… fonte. Ma da padovano membro di un'istituzione nazionale mi sarebbe piaciuto che al mio presidente della Repubblica fosse presentata con fierezza anche questo capitolo della nostra vita. Per fortuna ci ha pensato Ciampi, prima al Santo e poi in Salone.

 

16 marzo 2002
Intervento al primo congresso provinciale di Padova
La Margherita diventa partito
per dare democrazia alla libertà

Uno strumento a disposizione di una società che vuole essere protagonista

È in atto il tentativo di cambiare la prima parte della Costituzione: non attraverso la modifica del testo costituzionale, ma attraverso le leggi ordinarie. Alla fine la serie di diritti di cittadinanza descritti dalla Costituzione e fondamento del patto di democrazia e libertà che è alla base della nostra Repubblica sarà completamente diversa. In questo scenario un partito che decide di mettere nel proprio nome la parola "Democrazia" compie una scelta non di poco conto. Richiamarsi alla struttura della libertà che è appunto nella pratica della democrazia è un segnale impegnativo per gli aderenti e gli elettori di "Democrazia è Libertà", ma è anche la riaffermazione di un limite invalicabile da parte dell'attuale maggioranza. Ora più di prima la Destra sa che se continuerà sulla strada della rottura del patto costituzionale troverà sentinelle vigili ed attrezzate.

 

24 febbraio 2002
Lettera dal Senato
L'euro è il cuore di un'Europa che non è nata dal denaro
Voluto come strumento di pace tra europei,
è destinato a svolgere questo ruolo di equilibrio anche nel mondo

Giovedì 28 febbraio 2002 è un giorno storico per gli italiani. Scompare la lira. Gli esperti avevano previsto cose terribili: code nei negozi e nelle banche, collasso del settore commerciale, riduzione della spesa delle famiglie. Non è successo quasi niente di tutto questo. Un segno che l'euro è arrivato al momento giusto, ma anche che gli europei ne hanno colto il valore. Ne dobbiamo essere particolarmente contenti soprattutto perché l'euro è il cuore dell'Europa. Non fraintendetemi. Non abbiamo il cuore di moneta. La pace è il cuore dell'Europa. Questo cuore assume nel corso del tempo varie forme. Il carbone e l'acciaio, per l'appunto, quando si è trattato di garantire la pace tra gli stati. Oppure ha assunto la forma del latte e del grano, quando si è trattato di garantire la pace sociale in Europa. Dieci anni fa la pace, cuore dell'Europa, ha preso la forma dell'euro. Si decise che la riunificazione tedesca doveva essere accompagnata dallo sostituzione del marco e dalla nascita di una moneta comune, in modo che il potere finanziario non fosse più nazionale ma comunitario.

 

10 febbraio 2002
A dieci anni dall'inizio dell'ingerenza umanitaria dell'Onu
La Bosnia-Erzegovina diventerà uno Stato?
È l'unica condizione per una pace stabile; l'Europa intende fare la sua parte

A dieci anni dal referendum sull'indipendenza che avrebbe dovuto farne uno Stato, la Bosnia Erzegovina continua a porre domande all'Europa. Dieci anni fa fummo "costretti" a rivedere il nostro rapporto con la guerra sul suolo europeo. Di fronte alle tragiche immagini di Sarajevo dovemmo trovare parole nuove con cui chiamare l'uso delle armi non richiesto e scoprimmo allora il costoso dovere dell'ingerenza umanitaria. La nuova domanda che la Bosnia pone agli europei dieci anni dopo è meno tragica di allora, ma altrettanto drammatica: la democrazia pacifica che in oltre mezzo secolo abbiamo costruita e difesa non sufficientemente "contagiosa"; non è direttamente applicabile in Bosnia. Forse, dunque, non è ancora una democrazia compiuta.

 

3 febbraio 2002
L'organismo che scriverà il futuro dell'Unione
Parlamenti e governi investono nella Convenzione europea
La "battaglia" per parteciparvi non è avvenuta solo in Italia. I risultati definitivi prima delle elezioni europee

L'Unione Europea ha una nuova istituzione: la Convenzione. Non è stato scritto da nessuna parte che il nuovo organismo incaricato di aggiornare il Trattato dell'Unione abbia questo ruolo. Se l'è conquistato all'atto di nascita, ancora prima di cominciare ad operare. Nella Convenzione sono presenti due vice primi ministri in carica, vari ministri, un ex presidente e un vicepresidente della Commissione europea, più un ex commissario europeo. Nei paesi candidati all'adesione, l'interesse è lo stesso: almeno tre ministri rappresenteranno i loro paesi. Hanno il compito di disegnare il futuro dell'Unione. Non si tratta di scrivere una Costituzione. Quello che conta è sapere come e dove vengono prese le decisioni. Chi sceglie e a nome di chi. Fino a che punto potrà continuare il metodo delle decisioni all'unanimità.

 

27 gennaio 2002
Il Senato precisa i contenuti dell'operazione "Libertà duratura"
Non basterà pacificare l'Afghanistan per far vincere la pace
Riprendere la ricerca del nuovo ordine mondiale: la delega al mercato non ha funzionato, come dimostra la guerra in corso

"La guerra - ha annunciato Bush all'inizio dell'anno - durerà oltre questo 2002 e l'Afghanistan è soltanto il primo fronte". Certo, si tratta di neutralizzare i possibili nuclei terroristici ancora attivi. Ma sarà la guerra che abbiamo visto, la guerra a cui abbiamo partecipato e a cui partecipiamo l'unico strumento? A a Tokyo 61 Paesi e 21 organizzazioni internazionali ha assicurato all'Afghanistan quattro miliardi e mezzo di dollari fino al 2006. Il successo dell'alleanza militare, ora rafforzato dall'alleanza per la ricostruzione, non deve far dimenticare che lo sforzo maggiore va prodotto per individuare il nuovo ordine mondiale, del quale si discuteva negli anni Ottanta e che, dopo l'euforia della caduta del muro di Berlino, si è pensato di affidare al mercato. Questa delega al mercato non ha funzionato e la guerra che stiamo vivendo ne è un esempio.

 

20 gennaio 2002
Anche senza riscrivere il testo della Carta fondamentale
Stanno cambiando il progetto di società scritto nella Costituzione
Le scelte della Destra incidono sulla qualità della cittadinanza e sulla vita quotidiana degli italiani

Ora è chiaro che al governo c'è un'altra Italia. È una maggioranza che pretende di vincere in ogni occasione e contro tutti per il solo fatto di aver vinto le elezioni. Una maggioranza che si riterrà legittimata a cambiare la Costituzione, ma che comunque se riuscirà a portare a compimento tutto il suo programma avrà cambiato comunque la Costituzione reale pur non cambiando quella formale: lavoro, sanità, scuola, fisco non saranno più quelli di prima; saranno considerati strumenti a servizio dell'economia e non a servizio della persona, come prevede la Costituzione. Ad esempio, la volontà di ridurre la previdenza pubblica ad un sistema residuale, destinato a fare assistenza e non a garantire la cittadinanza, lo si coglie sia nel progetto di ridurre i contributi nel "famoso" milione al mese per una parte minima di pensionati.

 

13 gennaio 2002
È probabilmente questa l'origine del licenziamento del ministro Ruggiero
Berlusconi non manterrà le promesse
(ma darà la colpa all'Europa)

La Finanziaria del 2002 è sovrastimata; quando bisognerà far quadrare i conti, i paesi della moneta unica non faranno sconti

Se non riesce ad attuare il suo programma, se mette le tasse invece che toglierle, se insomma qualcuno gli dirà che è un bugiardo, Berlusconi si sta preparando a far credere agli italiani che la colpa non è sua, che la colpa è di Bruxelles. Ecco la ragione politica che può avere determinato nel ministro Ruggiero la decisione di uscire con l'intervista che gli è costata il licenziamento. Ruggiero ha fatto i conti e deve aver deciso che non aveva nessuna voglia di rimetterci la reputazione tra aprile e maggio, quando i conti della Finanziaria non torneranno. Poiché la Finanziaria riguarda una moneta che non è più solo italiana, sarebbe toccato a lui prendersi rimproveri ed ingiunzioni dalla Presidenza spagnola dell'Unione e dalla Commissione europea. Così ha pensato che era meglio uscire di scena, scegliendo però - da esperto diplomatico - proprio la ragione vera: il governo di Destra non ha festeggiato l'euro l'1 gennaio perché potrebbe tentare di… fare la festa alla moneta unica fra qualche mese.

 

6 gennaio 2002
Nel dare e avere della Finanziaria 2002 ci rimettono oltre 3000 miliardi
Non sono più le famiglie le destinatarie del risanamento
Aggravio dell'Irpef nazionale e in Veneto; aumento delle tariffe dei servizi

Facciamo le somme della Finanziaria 2002 per le famiglie. Ci sono 3.100 miliardi in più per i figli. Sottraiamo 2.500 miliardi di mancata riduzione fiscale, prevista dall'Ulivo. Restano 600 miliardi. Sottraiamo altri 3.000 miliardi del fiscal drag e abbiamo un passivo per i contribuenti italiani, cioè un aggravio rispetto alla legislazione dell'Ulivo, di 2.400 miliardi. Ma ecco che torna il segno "più": l'intervento su alcune pensioni sotto il milione aumenta per 4.200 miliardi il reddito disponibile delle famiglie. Qui però interviene la regione Veneto (ma anche Piemonte e Lombardia) che ha deliberato l'addizionale Irpef dello 0,5 per cento. A livello nazionale nel 2002 avremo un aggravio Irpef che varia da 5.000 e 6.000 miliardi. I conti per le famiglie italiane sono a questo punto sotto di 3.200 miliardi, ben che vada. La Destra ha dunque interrotto la linea politica impostata dall'Ulivo: la politica che fa delle famiglie le principali destinatarie del risanamento dei conti pubblici.

 

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23 gennaio 2004
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