
Intervento in Senato sulla Ratifica del Trattato di Nizza
L'allargamento dell'Europa: una condizione per valorizzare identità regionali e nazionali
Fare del Parlamento italiano un luogo di familiarità dei cittadini con la loro Unione
di Tino Bedin
segretario della Giunta per gli Affari europei del Senato
C'è un obiettivo politico essenziale di cui il Trattato di Nizza si fa carico: la predisposizione delle riforme istituzionali necessarie per rendere l'Unione Europea accogliente nei confronti dei nuovi Stati dell'Est e del Mediterraneo. L'obiettivo è stato raggiunto. Le innovazioni nei meccanismi decisionali dell'Unione hanno consentito di proseguire nei negoziati per l'adesione.
L'Unione ha fatto la sua parte ed ha così offerto ai paesi candidati la certezza dell'obiettivo che essi si sono proposti: obiettivo per le istituzioni, ma obiettivo soprattutto per i cittadini di quei paesi. Con il voto di ratifica di quel Trattato qui in Senato anche il Parlamento italiano fa la sua parte per il raggiungimento di questo obiettivo.
L'addio definitivo al Muro di Berlino. Certo, le dimensioni, la qualità, la quantità, la motivazione di questo ampliamento sono tali da cambiare il volto dell'Europa e quindi renderanno necessarie ulteriori riforme dei meccanismi decisionali; riforme che alcuni avevano già individuate al momento della Conferenza intergovernativa e che ci si augurava potessero già entrare nel Trattato di Nizza. Una parte della delusione che quel Trattato ha lasciato, nasce da questa consapevolezza.
È una consapevolezza che abbiamo anche ora. Ratifichiamo questo Trattato sapendo che la rivoluzione che esso rende possibile richiederà attenzioni e decisioni non meno importanti di quelle già prese. Il Trattato di Nizza dà infatti la risposta alla condizione nuova che si è creata in Europa con la caduta del Muro di Berlino. Mentre sta realizzando questo suo cambiamento, l'Europa ha però già individuato il passo successivo: quello di essere un attore globale.
Riferimento per un pianeta in cerca di stabilità.L'Europa unificata dovrà restare un soggetto politico, anzi crescere in questa dimensione, e non solo un mercato allargato.
Potremmo essere 500 milioni di consumatori o 500 milioni di cittadini. Le difficoltà della sfida potrebbero spingere alla riduzione economica dello stare insieme in Europa. Noi riteniamo che anche questa sfida possa far realizzare ai cittadini che abitano nel nostro continente un'area di sviluppo, di pace, di democrazia e di partecipazione. Un'area così grande, così forte, così coesa da costituire una garanzia anche per il resto del pianeta.
L'allargamento è in sé un aspetto di questo protagonismo: l'Europa - anche grazie al Trattato di Nizza - dimostra in se stessa come sia possibile rispondere alla globalizzazione, alle divisioni e alle contrapposizioni che la globalizzazione comporta. Lo straordinario successo politico che raggiungeremo con l'ampliamento ci consentirà di essere riferimento per aree del pianeta ancora un cerca di stabilità.
Le richieste di sicurezza dei cittadini.Ma non è solo sul versante dell'allargamento che con il Trattato di Nizza l'Europa ha scelto di essere un attore globale. Lo fa anche nel capitolo che riguarda la difesa e la sicurezza comune e dei cittadini.
Vi sono infatti istituite le strutture permanenti preposte alla conduzione della Pesd. In particolare, il Comitato politico e di sicurezza è ora richiamato dall'articolo 25 del Trattato dell'Unione.
Non mi soffermo sui particolari di questo capitolo che ritengo comunque tra i più rilevanti del Trattato di Nizza. Rilevo però che il bisogno di sicurezza è diffuso nella società italiana ed europea. I cittadini hanno colto che la minaccia quasi sempre ha diramazioni transnazionali, sia che si tratta di minacce alla pace, attraverso il terrorismo, sia che la minaccia derivi dalla criminalità organizzata o dalla illegalità finanziaria.
Ebbene, il Trattato di Nizza, come ho detto, fa progredire la Pesd, ponendone le basi giuridiche, tanto che nel Consiglio europeo di Laeken la Pesd è stata dichiarata operativa. L'Europa si è trovata quindi con uno strumento giuridico già pronto - anche se non completo, ovviamente - con il quale organizzare la propria risposta al terrorismo internazionale dopo i fatti dell'11 settembre e con il quale porsi sempre più come attore mondiale accanto agli Stati Uniti e in cooperazione con l'Alleanza Atlantica.
Ed anche sull'altro versante della sicurezza, quello relativo al contrasto della criminalità organizzata il Trattato fa compiere all'integrazione europea passi ulteriori. A Nizza è stato modificato l'articolo 31 del trattato sull'Unione europea relativo alla cooperazione giudiziaria. Si sollecita il Consiglio ad incoraggiare la cooperazione tramite Eurojust, mettendola in condizione di contribuire al buon coordinamento tra i responsabili dell'azione penale nei vari Stati; favorendo il ricorso ad essa nei casi di criminalità transnazionale grave, in particolare dove si tratti di criminalità organizzata; agevolando una stretta collaborazione fra Eurojust e la rete giudiziaria europea, in particolare allo scopo di facilitare l'esecuzione delle rogatorie e delle domande di estradizione.
Ancora a Nizza è stato ridisegnato il sistema giurisdizionale comunitario con l'intento di attribuire al Tribunale di primo grado il ruolo di principale giudice di merito ed alla Corte di giustizia il ruolo di giudice costituzionale dell'ordinamento comunitario, cui spettano essenzialmente la funzione di interpretazione del diritto e quella di soluzione del contenzioso di rilevanza costituzionale, prevedendo altresì la possibilità di creare Camere di ricorso specializzate per determinati tipi di contenzioso.
È questa l'Europa da cui difendersi? È questa l'Europa che i cittadini europei vogliono. Non l'Europa che conta quanti grani ci sono in un pisello, ma l'Europa che sa dare risposte alle esigenze vere.
È l'Europa che ha la moneta unica: una rivoluzione così grande che da sola merita una Costituzione, cioè la conferma di una dimensione politica e di valori di riferimento.
È l'Europa della sicurezza comune in un mondo globalizzato da rendere complessivamente più pacifico.
Questa è l'Europa che - non certo completamente ma significativamente - anche il Trattato di Nizza contribuirà a realizzare.
È questa l'Europa dalla quale occorre difendersi?
È questo il "nemico" che anche in Italia troppo frequentemente viene evocato?
La pace, la sicurezza, la risposta adeguata alla globalizzazione sono interessi europei o interessi nazionali?
La moneta unica è un trasferimento di sovranità popolare o è un modo per rafforzare la sovranità dei cittadini nei confronti di poteri - quelli sì - che non potremmo più controllare con il solo stato nazionale?
L'allargamento dell'Unione Europea è una diluizione delle identità o è la possibilità di condividere e quindi di valorizzare identità regionali e nazionali nella pace?
La politica comune di sicurezza e di difesa è la rinuncia alla sovranità dei propri confini o la certezza di rafforzarli facendoli diventare comuni?
C'è chi - anche nella maggioranza e nel governo - si attarda a sostenere gli stati nazionali dovrebbero "riprendersi" poteri che sarebbero stati sottratti da Bruxelles o comunque delegati all'Unione. È un'illusione: non nel senso che non sia possibile, ma nel senso che sarebbe inutile, perché comunque la sovranità non ritornerebbe alle dimensioni locali.
I nuovi luoghi della sovranità e della cittadinanza. Il problema vero, la sfida vera è quello di controllare democraticamente i nuovi luoghi e i nuovi strumenti della cittadinanza e della sovranità.
E che la cittadinanza, fatta di valori condivisi, sia la strada sulla quale il Trattato di Nizza spinge l'Europa, lo si coglie ad esempio dalla sostituzione che esso opera dell'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea: su proposta motivata di un terzo degli Stati membri, del Parlamento europeo o della Commissione, il Consiglio, deliberando a maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri, previo parere conforme del Parlamento europeo, può constatare che esiste un evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro di uno o più principi costitutivi dell'Unione europea. È la prima volta che si affronta anche il problema del rischio. È un altro segnale che alcuni momenti di crisi non passano mai inutilmente e fanno crescere il modo di stare insieme, non lo abbassano.
Ma è soprattutto l'indicazione della preminenza degli aspetti costituzionali rispetto a quelli organizzativi che si afferma nel Trattato di Nizza.
Del resto basta confrontare i "lasciti" del Trattato di Amsterdam con i "lasciti" del Trattato di Nizza per misurare la differenza.
Le questioni istituzionali lasciate in sospeso dal Consiglio europeo di Amsterdam erano: riponderazione dei voti in seno al Consiglio, composizione della Commissione ed estensione del principio delle deliberazioni a maggioranza qualificata. Tutte questioni rilevanti, per lo scopo dell'allargamento, ma incomprensibili ai cittadini. I lasciti di Nizza, indicati dalla dichiarazione, sono: la semplificazione dei trattati, lo status della Carta dei diritti e il ruolo dei parlamenti nazionali.
La democrazia è anche uno spirito. Dentro queste novità, mi pare opportuno mettere in evidenza un degli elementi a nostro giudizio fondamentale nel processo di cambiamento della democrazia europea: il ruolo dei parlamenti nazionali.
Nizza ha migliorato la codecisione tra Consiglio e Parlamento, collegando l'estensione del voto a maggioranza qualifica appunto alla codecisione. Questo oggettivamente rafforza il Parlamento europeo. Ciò consente di affrontare il tema del ruolo dei parlamenti nazionali senza reticenze e soprattutto senza che possano nascere sospetti di rinazionalizzazione. Il ruolo dei parlamenti nazionali va precisato non in contrapposizione ma in collaborazione con i Parlamento dell'Unione. Quello che è certo è che i parlamenti nazionali dovranno trovare la forma per diventare essi stessi istituzioni dell'Unione.
Lo richiede la qualità della nuova democrazia europea che dalla Dichiarazione di Nizza si sta affermando attraverso la Convenzione. La democrazia è un valore ma anche uno spirito: essa rende familiari le istituzioni. Un luogo della familiarità dell'Europa per i suoi cittadini sarà certamente il Parlamento nazionale. Lo sarà anche per la natura stessa del nostro Parlamento: il suo scopo è quello di rappresentare e realizzare gli interessi della nazione. E l'Europa è un grande interesse nazionale.
7 maggio 2002 |