DEMOCRAZIA È LIBERTÀ

Intervento al primo congresso provinciale di Padova
La Margherita diventa partito
per dare democrazia alla libertà

Era ora che nascesse uno strumento a disposizione di una società che vuole essere protagonista. Il primo impegno è come stare in Europa

di Tino Bedin
senatore della Margherita

Cari amici, il numero della vostra presenza, la puntualità con cui siete arrivati alla sede del congresso rendono evidente la convinzione che c'è in ciascuno di noi: era ora.
Era ora che sbocciasse la Margherita. Era ora che la Margherita diventasse un partito.
Era ora. Lo dico da parlamentare della Margherita, che subito dopo le elezioni del 13 maggio ha aderito al Gruppo della Margherita in Senato e che in questi mesi però non ha avuto dietro e a fianco un partito con lo stesso nome; non che non avessimo partiti cui fare riferimento, ma erano ormai solo una parte di quello che avevamo deciso di essere noi, in Parlamento.
Era ora. Ne sono convinto da senatore dell'Ulivo, con la consapevolezza che l'opposizione per essere efficace deve essere credibile anche nella sua rappresentanza. Come possiamo dire di saper governare il Paese, se non sapessimo governare la politica, che è il nostro mestiere?
Era ora. Lo ho toccato con mano da animatore politico di un territorio che conserva una ampia disponibilità al volontariato della politica; volontariato - lo ho colto in decine di incontri locali - che stava patendo la delusione delle incertezze e che rischiava di ridursi per la sensazione di impotenza determinata dal non essere più membri di un partito e non essere ancora una cosa nuova.
Era ora. Ne ho sentito, ne sento il bisogno come cattolico democratico, giacché è per questo che faccio politica. Lo strumento di cui disponevamo non era più adeguato a dare alle nostre idee la forza di essere persuasive e soprattutto di essere efficaci. Troppo ristretta si rivelava l'attenzione dei concittadini per un partito che dell'ispirazione cristiana fa il suo fondamento e la sua essenziale ragione. Un segno - non l'unico certo - del mutamento della società, di cui - aspirando ad esserne lievito - dobbiamo tenere conto.
Con le idee di molti, non solo con le nostre. L'apporto originale dei cattolici italiani alla democrazia, cioè il fondamento religioso della libertà, ha ora uno strumento più comprensibile ad una società mutata, nella quale l'attenzione ai valori è certamente minore, ma che non rinuncia a "fare politica" su temi specifici e sui problemi di attualità; una società disposta a partecipare a condizione di sentirsi protagonista nella proposta ed in misura crescente anche delle decisioni.
La Margherita è questo. Il congresso provinciale di Padova lo ha sottolineato con i fatti, prima ancora che con le parole. Esso è stato aperto da due interventi (non sono stati solo saluti) di persone che giocano la loro volontà politica sulla pace e sul volontariato e che sono venute a dirci se siamo disponibili a fare questi pezzi di strada con loro.
Per questo c'è bisogno di un partito come la Margherita: che ha le sue idee, i suoi programmi, certo, ma che ha strutturalmente l'attitudine a non ritenere i suoi programmi e le sue idee comprensivi di tutta la sua azione politica.
Con la democrazia nel nome. C'è bisogno delle Margherita anche nel sistema elettorale. Il sistema bipolare si rafforza riducendo il frazionamento, cioè favorendo il riconoscersi dei concittadini in aree politiche sempre più chiaramente definibili.
Ma il sistema bipolare si rafforza anche evitando che da esso derivi una diminuzione di democrazia. È questo probabilmente in più attuale e più generale terreno sul quale la proposta (e, se necessaria, la battaglia) della Margherita va ripetuta e diffusa tra i cittadini. L'attuale maggioranza infatti - fin dal voto di fiducia al governo Berlusconi in Senato - va contrapponendo voto popolare e parlamento, fa derivare la moralità delle decisioni che prende non dall'intrinseco rispetto dei diritti di tutti ma esclusivamente dal risultato del voto. Siccome i cittadini mi hanno votato, tutto quello che faccio è buono: questa la rischiosa filosofia politica del Polo. E non è solo filosofia.
È in atto il tentativo di cambiare la prima parte della Costituzione: non attraverso la modifica del testo costituzionale, ma attraverso le leggi ordinarie. Alla fine la serie di diritti di cittadinanza descritti dalla Costituzione e fondamento del patto di democrazia e libertà che è alla base della nostra Repubblica sarà completamente diversa.
Che cos'è la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (modifica che non ha fondamenta economiche e danneggia le relazioni industriali) se non l'attacco all'articolo 1 della Costituzione, a quel lavoro - certo non solo il lavoro dipendente - sul quale si fonda l'insieme degli altri diritti?
E non c'è la negazione dell'universalità della formazione e della scuola nella decisione del governo di anticipare l'inizio della scuola di base senza prevedere risorse per i comuni che devono provvedere alle aule e all'organizzazione? Il rischio è che solo alcuni privati si mettano sul "nuovo mercato" dell'istruzione.
Dietro la decontribuzione previdenziale per i giovani assunti non c'è la destrutturazione del sistema di sicurezza sociale comunitaria, per sostituirlo con la sicurezza acquistata solo in base ai soldi?
In questo scenario un partito che decide di mettere nel proprio nome la parola "Democrazia" compie una scelta non di poco conto. "Democrazia è Libertà" non è uno slogan: è il nome del partito che ha per simbolo la margherita. Richiamarsi alla struttura della libertà che è appunto nella pratica della democrazia è un segnale impegnativo per gli aderenti e gli elettori di "Democrazia è Libertà", ma è anche la riaffermazione di un limite invalicabile da parte dell'attuale maggioranza. Ora più di prima la Destra sa che se continuerà sulla strada della rottura del patto costituzionale troverà sentinelle vigili ed attrezzate.
"Democrazia è Libertà" conserva anche nel nome del partito le ragioni che hanno fatta grande e produttiva la stagione del cattolicesimo democratico nel nostro paese. Oggi, all'inizio del millennio della globalizzazione, come allora, alla fine delle guerre in Europa, c'è un partito che decide di mettere la parola "democrazia" come sostantivo della propria esistenza. Allora fu la Democrazia cristiana; oggi è la Margherita. E anche l'altro sostantivo, "libertà", rinnova quel "Libertas" che campeggiava sullo Scudo crociato.
Per progetti diversi, per tempi diversi, per persone diverse, questi due partiti della storia italiana dimostrato di essere maturati dalla stessa volontà.
Questa volontà fa della Margherita un soggetto plurale, ma un soggetto.
Nelle istituzioni con l'Ulivo. La Margherita è un partito, non è una federazione. La Margherita è una casa, non un condominio. È la casa unica delle tradizioni politiche vincenti negli ultimi cinquant'anni in Europa: la tradizione cattolico-democratica e quella liberal-democratica. Ne nasce una forza credibile, radicale nei contenuti, riformista nelle scelte. Una forza che si candida a governare le istituzioni della Repubblica.
Per il governo delle istituzioni la Margherita indica anche lo strumento che propone agli elettori: l'Ulivo. La coalizione dell'Ulivo è elemento essenziale nell'identità della Margherita. L'articolo 1 dello Statuto della Margherita dice: "Democrazia è Libertà è parte costitutiva e integrante dell'Ulivo". Non è usuale che un partito metta un'alleanza nella definizione della propria natura. La Margherita lo fa ritenendo che la sua proposta abbia senso perché è destinata a costituire l'Ulivo: non alleanza elettorale, ma strumento per il governo delle istituzioni.
Barriera alle componenti sovversive del Polo. Ne deriva che la sfida, la competizione di cui ogni partito è portatore non è non sarà nei confronti dei Democratici di sinistra. La competizione è con Forza Italia, è nella ricerca di quel consenso che Berlusconi ha temporaneamente ricevuto per la modernizzazione.
La sfida è con i partiti centristi del Polo, ultimamente oggetto di critica e di attacchi sempre più frequenti dalle componenti sovversive della coalizione di Destra. Sono le componenti che - ad esempio - vogliono mettere i figli contro i padri, facendo balenare ai primi le figurine della ricchezza individuale al posto della moneta vera della solidarietà comunitaria con la quale si "acquista" il proprio futuro insieme a quello di molti altri.
Anche per dare agli italiani uno strumento di contrapposizione e di barriera a questa Destra era ora che la Margherita ci fosse.
Le speranze dei giovani sono grandi come il mondo. Certo la Margherita non è compiuta oggi né lo sarà alla conclusione del primo congresso nazionale fra una settimana. Abbiamo di fronte, per prima, la scelta del come stare in Europa, sia perché le elezioni per il parlamento europeo saranno la prima competizione politica generale per il nuovo partito, sia perché l'Europa è l'orizzonte dentro il quale naturalmente ci collochiamo come italiani. Essere europei in Italia è l'obiettivo politico della Margherita; strutturalmente diverso da chi sta trasformando l'Unione Europa in un luogo in cui si va solo a contrattare presunti interessi nazionali.
Rifletteremo sul come stare in Europa. Rifletteremo anche su come cambierà l'Europa una volta che essa diventi la casa comune di tutto il continente. Rifletteremo su come la sovranità popolare (la sovranità che appartiene al popolo, come dice la Costituzione) si eserciti pienamente in una Unione che vogliamo democratica e libera. In questa nostra Unione che da poco più di un anno ha la sua Carta dei diritti fondamentali: inizio di una possibile Costituzione.
Sono diritti - è scritto nel Preambolo della Carta - che l'Europa riconosce ai propri cittadini; diritti che essa garantirà a tutti coloro che, non europei, vivono e vivranno in Europa; diritti che essa praticherà nei confronti dei cittadini di altre parti del pianeta, senza chiedere contropartite: gratuitamente, perché li considera attribuiti alle persone in quanto tali.
C'è il mondo nel tema del primo congresso nazionale della Margherita. Non è una ambizione eccessiva. C'è il mondo perché siamo in questa Europa, perché nasciamo oggi. Era ora che i giovani avessero a disposizione qualcosa di nuovo, ma soprattutto qualcosa che ha le dimensioni della loro speranza e della loro novità.
È ora di Democrazia è Liberta.

Abano Terme, Cinema Marconi, 16 marzo 2002

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18 marzo 2002
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