EUROPEI

L'organismo che scriverà il futuro dell'Unione
Parlamenti e governi investono
nella Convenzione europea

La "battaglia" per parteciparvi non è avvenuta solo in Italia. I risultati definitivi prima delle elezioni europee

di Tino Bedin
segretario della Giunta per gli Affari europei dei Senato

L'Unione Europea ha una nuova istituzione: la Convenzione. Non è stato scritto da nessuna parte che il nuovo organismo incaricato di aggiornare il Trattato dell'Unione abbia questo ruolo. Se l'è conquistato all'atto di nascita, ancora prima di cominciare ad operare. Nella Convenzione sono presenti due vice primi ministri in carica, vari ministri, un ex presidente e un vicepresidente della Commissione europea, più un ex commissario europeo. Nei paesi candidati all'adesione, l'interesse è lo stesso: almeno tre ministri rappresenteranno i loro paesi. Tutti hanno chiesto di parteciparvi, a volte insistendo per essere designati, e tra i parlamentari (europei o nazionali) sono state combattute vere e proprie battaglie per ottenere un posto. L'episodio italiano che ha scosso l'Ulivo fino alle radici (per la scelta caduta su Dini, mentre anche D'Alema voleva essere designato) non è stato un caso isolato.
Come ha detto il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, "non si ha idea della meraviglia che è riunire 105 personalità, quasi tutte di alto livello. Quello che mi interessava, era di sapere se i Parlamenti e i Governi avrebbero designato rappresentanti di prima o di seconda categoria. Dal momento che li hanno scelti di prima categoria, questi sapranno far progredire l'Europa e rinnovare le istituzioni. Per la prima volta, un dibattito di questo genere si svolgerà in tutti i paesi d'Europa".
Proprio la qualità politica dei componenti farà evolvere la Convenzione come una vera e propria Istituzione dell'Unione: provvisoria, cioè finalizzata ad un obiettivo, certo, ma anche capace di far nascere al proprio interno prospettive di stabilità.
Con i 105 membri delegati ci sono i tre componenti della presidenza designati dal Consiglio europeo: il presidente Valery Giscard d'Estaing, e i vicepresidente Amato e Dehane. Il presidente ha un concetto molto alto della Convenzione, del suo significato politico e della sua importanza. Non la vede come un semplice laboratorio che deve preparare una Conferenza intergovernativa per la riforma del Trattato: la considera quasi una specie di Assemblea costituente incaricata di disegnare l'Europa del futuro. Un segno? Giscard d'Estainh ha detto che si incontrerà anche don Bush e con Putin: come dire che l'Europa si confronta con gli alleati e con i "grandi" del mondo mentre scrive il proprio futuro.
Questo sarà alla fine il compito della Convenzione: disegnare il futuro dell'Unione. Non si tratta di scrivere una Costituzione. Il dibattito che è in corso è prevalentemente accademico: non è urgente sapere se l'Europa futura sarà una Federazione, una Confederazione, una Unione. L'Europa non è stata costruita sulla teoria, ma sul carbone, sull'acciaio, sul latte, sull'euro. Sarà così anche un futuro. Quello che conta è sapere come e dove vengono prese le decisioni. Chi sceglie e a nome di chi. Fino a che punto potrà continuare il metodo delle decisioni all'unanimità.
Una sperimentazione si avrà già all'interno della Convenzione. Non sarà importante che il testo finale di revisione dei trattati sia approvato all'unanimità; sarà importante però avere una maggioranza abbastanza ampia da vincolare i governi a discutere poi solo sui dettagli e non a ricominciare da capo.
I tempi della decisione sono infatti altrettanto importanti che il contenuto della decisione stessa. Occorre che il nuovo Trattato dell'Unione (preparato dalla Convenzione e definito dalla Conferenza intergovernativa) sia pronto nella primavera del 2004, prima dell'allargamento dell'Unione. È necessario che la nuova casa sia pronta prima che arrivino i nuovi abitanti. È fondamentale che le elezioni europee del 2004, in cui voteremo il nuovo Parlamento dell'Unione, diventino l'occasione per noi europei di discutere e di votare di fatto anche per il nuovo Trattato, dando ad esso una base popolare che consentirà costruzioni future.

3 febbraio 2002

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