
Lettera dal Senato. 59 /16 giugno 2002
Se ne discute al Consiglio europeo di Siviglia
Solo in Europa la vera risposta
all'immigrazione clandestina
Ma l'Italia insiste sulla sua legge nazionale incompleta e pericolosa
 di Tino Bedin
Il punto centrale del Consiglio europeo di Siviglia sarà l'immigrazione. Il 21 e 22 giugno la Spagna conclude il suo semestre di presidenza dell'Unione Europea spingendo perché si arrivi ad una comune politica su questo tema. La Commissione europea, presieduta da Romano Prodi, non solo è d'accordo, ma fin dal 7 maggio scorso ha predisposto una comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio europeo con una serie di proposte. Anche il governo italiano si è detto d'accordo; anzi ha fatto di più: ha ospitato a Roma una riunione per impostare un corpo europeo di polizia di frontiera.
Eppure proprio nei giorni in cui si prepara e si svolge il Consiglio europeo di Siviglia, nei giorni in cui l'Europa confronta e - mi auguro - decide una politica comune, il centro-destra italiano si voterà in parlamento la sua legge sull'immigrazione, incurante del dibattito in corso, sorda ai temi che è indispensabile affrontare perché la risposta alla sicurezza non contenga minacce alla cittadinanza degli europei stessi.
Avevo personalmente sollevato questa incongruenza molti mesi fa, quando Berlusconi (attraverso Bossi e Fini) ha presentato il disegno di legge governativo sull'immigrazione. In Senato avevo sostenuto che la risposta vera al problema dell'immigrazione andava costruita in Europa e che un governo serio avrebbe dovuto non stravolgere una legge nazionale che esiste e che dà buoni risultati (ad esempio in tema di rimpatri), ma impegnarsi a fondo perché quanto deciso dall'Unione Europea a Tampere, in Finlandia, nell'ottobre del 1999 in tema di collaborazione sull'immigrazione fosse attuato e soprattutto accelerato. La maggioranza mi aveva risposto che l'Europa facesse pure il suo corso, ma che l'Italia non aveva niente da imparare e avrebbe fatto da sola.
Sono passati molti mesi, quel disegno di legge è stata approvato dal Senato, è stata modificato dalla Camera, è di nuovo in Senato. Nel frattempo gli sbarchi di clandestini e di disperati sono continuati, anzi si sono intensificati in tutte le coste dell'Italia meridionale. Nel frattempo ci sono state le prime elezioni dopo la vittoria della Destra in Parlamento e la Destra ha mostrato segni di cedimento nonostante la legge-manifesto sull'immigrazione. Nel frattempo la presidenza dell'Unione Europea è stata presa dalla Spagna, cui la nostra Destra dice di richiamarsi, e proprio la Spagna ha indicato la via: di immigrazione, specialmente clandestina, si deve discutere e decidere a livello europeo. E infatti, come ho detto, il 21 e 22 giugno questo sarà l'argomento centrale del Consiglio europeo di Siviglia.
Vedremo se ai proclami che sicuramente Berlusconi farà a Siviglia corrisponderanno i comportamenti legislativi a Roma, se cioè avrà la correttezza politica di fermare la legge italiana sull'immigrazione, per introdurvi gli elementi che verranno concordati a Siviglia e quindi consentire all'Italia si sfruttare al massimo la collaborazione europea per dare soluzioni ad un problema che tocca da vicino e direttamente i cittadini europei.
Ogni discussione sull'immigrazione legale e sul diritto di asilo rischia infatti di fallire se le istituzioni (a tutti i livelli) non si pongono come obiettivo la risposta alle preoccupazioni dei concittadini nei confronti dell'immigrazione clandestina. L'ambizione deve essere quella di combinare la libertà con le legittime esigenze di sicurezza dei cittadini.
Senza la valorizzazione contemporanea di libertà e di sicurezza si rischia di mettere in discussione alcune condizioni che parevano consolidate nella nostra società: l'apertura nei confronti del mondo, la disponibilità all'integrazione (a cominciare dall'allargamento dell'Unione Europea), la compartecipazione allo sviluppo attraverso l'impegno sia economico che militare.
Gli strumenti operativi sono già stati individuati, ma non sono di semplice applicazione. Li riassumo perché costituiranno un metro sul quale misurare la effettiva capacità del governo italiano.
Occorre innanzi tutto rafforzare le frontiere esterne dell'Unione Europea. Le frontiere italiane sono in grande parte frontiere dell'Europa, dunque proprio l'Italia si dovrà mettere nella condizione di sperimentare corpi di polizie di frontiera comuni, senza gelosie, impegnando alcune fra le risorse migliori in termini di uomini e di mezzi.
Bisogna poi stringere speciali relazioni di buon vicinato con tutti i paesi vicini all'Unione, per azioni congiunte contro l'immigrazione clandestina. L'Unione Europea ha - ad esempio - in corso azioni comuni con il Marocco su questo tema. La strada era stata percorsa dall'Ulivo nella scorsa legislatura, ma non ha trovato conferme concrete da parte del governo Berlusconi.
Il terzo punto riguarda la politica dell'asilo, che la legge di Berlusconi (con Bossi e Fini) ignora anzi peggiora, mentre è una condizione di chiarezza e di libertà che consente di gestire meglio l'intera materia dei movimenti di persone.
Il quarto strumento è una politica di cooperazione per lo sviluppo, incentrata per alcuni anni sulle cause dell'immigrazione e sulla loro rimozione. Anche su questo punto la propaganda della Destra non aiuta alla soluzione del problema: essa tende a presentare gli immigrati come persone che comunque verrebbero in Italia, e in Europa, come gente che non ha nulla da perdere, come degli "invasori". Sappiamo - nella società veneta anche per memoria diretta - che non è così. L'emigrazione è una profonda lacerazione, personale e comunitaria, per chi la deve praticare; così profonda che in molte di queste persone diventa difficilmente rimarginabile anche quando si siano inserite in un nuovo contesto, che sentono istintivamente come una costrizione.
Vedremo le risposte dell'Europa. Misureremo la coerenza del governo italiano e di tutta la sua maggioranza.
Tino Bedin
Padova, 16 giugno 2002 |