TINO BEDIN

Lettera dal Senato. 57 /24 febbraio 2002


L'euro è il cuore di un'Europa
che non è nata dal denaro
Voluto come strumento di pace tra europei,
è destinato a svolgere questo ruolo di equilibrio anche nel mondo

di Tino Bedin

Giovedì 28 febbraio 2002 è un giorno storico per gli italiani. Scompare la lira. Per due mesi è convissuta con la moneta che la sostituisce, l'euro, per "abituarlo" a stare nelle mani degli italiani. Compiuta anche questa missione, la lira si ritira nella storia: nella storia di un popolo, ma anche nelle storie personali di ciascuno di noi; si ritira nei ricordi, anche fisicamente: credo che tutti conserveremo a lungo qualche moneta e qualche mille lire.
Il "cambio" è stato un'operazione gigantesca e senza precedenti. Gli esperti avevano previsto cose terribili: code nei negozi e nelle banche, collasso del settore commerciale, riduzione della spesa delle famiglie. Non è successo quasi niente di tutto questo. Un segno che l'euro è arrivato al momento giusto, ma anche che gli europei ne hanno colto il valore.
Ora che abbiamo l'Europa… in tasca. L'unione monetaria ci pone di fronte ad una grande opportunità: oltre ad esigere un ripensamento del senso e degli ambiti della sovranità dei singoli Stati, se realizzata in un'ottica globale di solidarietà, "può dare maggiore stabilità all'Europa e al suo sviluppo economico, può essere un grande strumento di libertà permettendo e favorendo la moltiplicazione degli scambi, può costituire un salto di qualità nel modo di concepire la convivenza nel nostro Continente", ha scritto il cardinale Martini.
In effetti mano a mano che passano le settimane, mano a mano che ci si abitua a pensare in euro, si realizza - in Italia come altrove - la vera definitiva rivoluzione, di cui l'euro è il simbolo: l'Europa diventa una questione di politica interna; non è più politica estera; l'Europa è la dimensione normale di una serie di comportamenti, di opportunità, di vincoli che toccano la vita quotidiana di noi cittadini. Cittadini che abbiamo la stessa moneta e quindi tendenzialmente gli stessi prezzi; comunque gli stessi diritti di veder salvaguardata la stessa moneta.
Il cambiamento che questo comporterà in Europa non è oggi facilmente prevedibile; anche perché esso non riguarderà solo i popoli di Eurolandia. Nei paesi che sono rimasti fuori (Svezia, Regno Unito, Danimarca) l'opinione pubblica sembra ora essere più favorevole all'idea di aderire all'euro. Un'idea che cresce anche in Norvegia, che non fa neppure parte dell'Unione europea. I paesi candidati all'adesione sono anche automaticamente candidati a far parte dell'Unione monetaria; molti hanno già legato, con un controllo sui cambi, la loro valuta all'euro. Poi ci sono più di 50 paesi (i Balcani, l'Africa francofona, i paesi che hanno accordi di cambio ecc.), per i quali l'euro è la moneta di riferimento.
Dobbiamo essere particolarmente contenti di questo. L'euro raggiungerà così uno degli obiettivi che si propone: quello di affiancare il dollaro nelle transazioni mondiali e di offrire quindi una maggiore stabilità al mondo: pochi giorni fa il presidente russo Putin ha deciso che una parte rilevante della regolazione delle esportazioni di petrolio russo avvenga in euro.
Noi che conosciamo il miracolo antoniano dell'Avaro… Ne dobbiamo essere particolarmente contenti soprattutto perché l'euro è il cuore dell'Europa. Non fraintendetemi. Non abbiamo il cuore di moneta. Conosciamo - noi padovani e non solo - il miracolo del cuore dell'avaro di cui sant'Antonio è stato protagonista.
L'euro è il cuore dell'Europa perché esso è l'espressione della stessa volontà di chi oltre cinquant'anni fa, nel 1952, ideò la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, la Ceca. Erano ben coscienti, quei governanti., che l'Europa era ed è qualcosa di più di un pezzo di carbone o di un tondino di acciaio. Sapevano, i padri fondatori dell'Europa, con quella scelta iniziale di mettere in comune le cause e gli strumenti che fino allora erano serviti alla guerre sul nostro continente: il carbone e l'acciaio, appunto.
La pace è il cuore dell'Europa. Questo cuore assume nel corso del tempo varie forme. Il carbone e l'acciaio, per l'appunto, quando si è trattato di garantire la pace tra gli stati. Oppure ha assunto la forma del latte e del grano, quando si è trattato di garantire la pace sociale in Europa. Oggi la Politica agricola comune è sottoposta a molte critiche; sono critiche che hanno un loro fondamento. Essa tuttavia ha consentito la grande transizione sociale dell'Europa dei Sei e poi dell'Europa dei Dodici e poi di quella dei Quindici: la trasformazione da una società agricola ad una società prima industriale e poi commerciale e informatica, una trasformazione che ha coinvolto milioni e milioni di famiglie, è avvenuta nella pace sociale, senza impoverimenti, anzi con l'innalzamento dei livelli di vita dell'intera società europea e con il mantenimento, anzi l'accrescimento, delle capacità di produzione alimentare che sono a loro volta una delle condizioni per vivere in pace anche al di fuori dei propri confini.
Questa è la… vera storia ambientata a Maastrich. Dieci anni fa la pace, cuore dell'Europa, ha preso la forma dell'euro.
Dieci anni fa c'è stato il trattato di Maastrich: questa città olandese, bella ma fino ad allora nota solo agli olandesi, al crocevia tra il Belgio, la Germania e l'Olanda è diventata famosa perché vi furono stabiliti i "famosi" parametri che avrebbero portato alla moneta unica. Ma la decisione di fare una moneta unica non fu una decisione finanziaria, fu una scelta di pace.
Caduto il muro di Berlino l'Europa si trovò di fronte ad una missione che non aveva prevista:
- garantire che se il comunismo aveva costruito un muro a Berlino, l'Europa della democrazia, della solidarietà e della pace non ne avrebbe eretto uno lei, fatto di dazi e di dogane, di frontiere e di diversità nel cuore dell'Europa;
- garantire al mondo che - nella fedeltà all'alleanza fra le due sponde dell'Atlantico - l'Europa era pronta ad assumere nel mondo un suo ruolo, in modo che il mondo non avesse un unico punto di equilibrio.
Il primo passo è stato la riunificazione della Germania. La Germania dell'Est non divenne infatti solo una parte della nuova Germania, ma entrò così nell'Unione Europea. L'Europa lo accettò, ma insieme vide anche i rischi che una grande Germania, forte del suo marco, piantata nel cuore dell'Europa futura, poteva portare con sé. Ed allora insieme si decise che la riunificazione tedesca doveva essere accompagnata dallo sostituzione del marco e dalla nascita di una moneta comune, in modo che il potere finanziario non fosse più nazionale ma comunitario.
Questa è l'origine dell'euro. Per questo è uno strumento di pace. Per questo appartiene spontaneamente alla vita degli europei, anzi per questa stagione ne è il cuore.

Tino Bedin

Padova, 24 febbraio 2002

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