6 gennaio 2019 | |
A 100 anni dall'Appello di Don Luigi Sturzo e dei cattolici popolari "A tutti gli uomini liberi e forti" / 1 Il Popolarismo: dentro una storia e capace di storia nuova Ancor oggi, un secolo dopo, quell'aggettivo "popolari" risulta adatto all'attualità della società italiana e alla sua ricerca di futuro ![]() Dentro una storia e capace di storia nuova, il popolarismo sturziano è un passaggio fondamentale che ha consentito di superare l'antica frattura tra la Chiesa e lo Stato moderno. Il Partito Popolare dura poco, appena sei anni: nel 1926 viene sciolto dal fascismo. Eppure ancor oggi, un secolo dopo, quell'aggettivo "popolari" risulta adatto all'attualità della società italiana e alla sua ricerca di futuro. ![]() |
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9 gennaio 2019 | |
A 100 anni dall'Appello di Don Luigi Sturzo e dei cattolici popolari "A tutti gli uomini liberi e forti" / 2 Forma e destino politico del popolo La politica come la capacità di mobilitare e di organizzare le forze sociali per l'affermazione della propria autonomia ![]() Il popolarismo è, prima che una teoria politica, un'esperienza diretta delle istituzioni e della vita comunitaria. Giovanni Bianchi, che è stato presidente della più recente e ultima esperienza di Partito Popolare Italiano tra il 1994 e il 1997, non si stancava di dire che "Sturzo fece prima le cooperative e poi il Partito Popolare, e che, ancora da grande leader nazionale, continuava ad occuparsi della latteria di Caltagirone, del bosco di San Pietro, della cartiera". L'elemento vitale del popolarismo è dunque la politica intesa come la capacità di mobilitare e di organizzare le forze sociali per l'affermazione della propria autonomia. ![]() |
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13 gennaio 2019 | |
A 100 anni dall'Appello di Don Luigi Sturzo e dei cattolici popolari "A tutti gli uomini liberi e forti" / 3 Un prete che frequenta il popolo in Sicilia e a Roma L'orientamento socio-politico di Don Sturzo fin dall'inizio non è la separazione dalle istituzioni, ma la trasformazione delle istituzioni; non le catacombe, ma la piazza e la società ![]() A Roma partecipa del fervore culturale dei giovani cattolici, attratti dalle idee e dai protagonisti della prima Democrazia Cristiana, come Don Romolo Murri. In Sicilia ha già conosciuto la prostrazione dei contadini, degli artigiani e degli operai della sua terra, specie di quelli che lavorano nelle solfatare. Anche a Roma tocca con mano la miseria estrema di tanta gente. Ricordando la benedizione pasquale fatta nel 1895 in certe case di Trastevere, segnate dalla povertà e dal degrado, Don Luigi non nasconde lo smarrimento: "Per più giorni mi sentii ammalato e incapace di prendere cibo". ![]() |
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15 gennaio 2019 | |
A 100 anni dall'Appello di Don Luigi Sturzo e dei cattolici popolari "A tutti gli uomini liberi e forti" / 4 Un partito di cattolici per la libertà di tutti Sottratti alla subordinazione "papalina" nella quale erano confinati sia dal loro assenteismo sia dal giudizio che su di loro davano le altre forze politiche ![]() Le motivazioni dell'impegno politico dei cattolici erano cioè squisitamente democratiche e popolari, e perciò il partito dei cattolici era concettualmente autonomo in quanto perseguiva fini propri, cioè i fini di cittadini democratici e non semplicemente i fini dei cattolici, con la piena consapevolezza dei ruoli e dei fini della Chiesa, dello Stato e dei partiti in una società moderna. Ma certo Sturzo era ben consapevole dell'esistenza, e anche della drammaticità per alcune coscienze cattoliche, della questione romana, e non intendeva certo negare il problema né essere indifferente alla sua soluzione. ![]() |
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18 gennaio 2019 | |
A 100 anni dall'Appello di Don Luigi Sturzo e dei cattolici popolari "A tutti gli uomini liberi e forti" / 5 C'è Libertas al centro dello scudo crociato dei Comuni "La libertà - spiega Don Sturzo - è come l'aria: se l'aria manca si muore; la libertà è come la vita… la libertà è dinamismo che si attua e si rinnova" ![]() ![]() |
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20 gennaio 2019 | |
Spazi civili nei quali la quotidianità dell'esperienza laicale accorcia le distanze L'urbanistica dell'incontro è fatta da piazze e ospedali da campo Per le persone che non conoscono la strada per la salvezza o perché nessuno l'ha loro insegnata o perché la vita l'ha cancellata dalla loro mente e dal loro cuore, oppure non hanno la forza di arrivarci ![]() Il contesto di "polis", per questo politico, richiede una presenza larga e originale di laici: piazze e ospedali da campo sono spazi civili nei quali proprio la quotidianità dell'esperienza laicale accorcia le distanze. ono laici che devono essere competenti, formati, esperti. Non si può improvvisare nell'ospedale da campo. I pazienti non sono come gli utenti degli ospedali fissi: oltre alla salute hanno perso tutto, non hanno idea del loro destino, nessuno probabilmente verrà a trovarli. ![]() |
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27 gennaio 2019 | |
A 100 anni dall'Appello di Don Luigi Sturzo e dei cattolici popolari "A tutti gli uomini liberi e forti" / 6 Il popolarismo sturziano contro la frammentazione L'attualità di una proposta dentro una storia che è ancora interrotta ![]() Nel dicembre 1942, durante l'esilio statunitense, in un articolo pubblicato su Il Mondo di New York, Sturzo scriveva: "La storia non si ripete; l'esperienza del Partito polare italiano fu unica: esso fu creato dopo la prima guerra mondiale come il contributo dei cattolici al nuovo ordine, democratico e pacifico, che doveva seguirne. Ma esso fu anche il compimento integrale della vita nazionale dopo che i cattolici (…) ne erano assenti dal 1870 in poi". Si trattava, da parte di Sturzo, della constatazione della irripetibilità di quell'esperienza. Non è stato così. Gli elettori, i dirigenti, le politiche che per mezzo secolo hanno espresso la Democrazia Cristiana fanno parte di una esperienza sociale, culturale, politica e religiosa iniziata proprio il 18 gennaio 1919. Non è così neppure oggi: in questi mesi migliaia di persone e decine di associazioni di ispirazione cristiana, proprio nella sintesi operata un secolo fa da Don Luigi Sturzo, cercano gli strumenti per ridurre la frammentazione della comunità italiana: frammentazione che non caratterizza tanto i cattolici, quanto la società nel suo insieme. Se però dal Partito Popolare passiamo a Don Luigi Sturzo, è forte la sensazione che la storia sia ancora interrotta. ![]() |
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10 febbraio 2019 | |
Mentre l'emarginazione sanitaria continua anche nel nostro tempo e non utilizza solo dei lazzaretti Dimostrare che la vita è possibile a persone che si sono arrese alla morte Sono molte le situazioni di emergenza e di urgenza nelle quali la Chiesa ospedale da campo impara ad accogliere, accompagnare e guarire ![]() Sono tutte situazioni nelle quali la persona è importante solo per le sue ferite; tutto il resto eventualmente verrà dopo. Sono tutte situazioni di emergenza e di urgenza, nelle quali la Chiesa ospedale da campo impara ad accogliere, accompagnare e guarire. Impara anche ad assumersi quotidianamente le proprie responsabilità. In un ospedale da campo più che nelle strutture sanitarie stabili la capacità e la scelta del medico è una questione di vita o di morte per il ferito: il medico deve essere presente ad ogni costo e non può rinviare nel tempo e non può aspettare che intervenga uno più bravo di lui o più specialista di lui. E deve dimostrare, la Chiesa ospedale da campo, che la vita è ancora possibile a persone che si sono già arrese alla morte, avendo visto disastri e cadaveri attorno a sé. ![]() |
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17 febbraio 2019 | |
Una missione che è la sua identità fin dall'inizio della sua storia Il farmaco "Misericordia" nella Chiesa ospedale da campo Il confessionale è l'ambulatorio nel quale più che altrove l'umanità ferita deve trovare gli specialisti ![]() Una missione che è la sua identità fin dall'inizio della sua storia: "Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie: E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi" (Luca 9, 1-2); anzi fin dall'inizio della storia della Salvezza: "Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori" (Isaia 53, 4). Una missione che il Concilio Vaticano II ha riattualizzato. A proposito del Concilio, da lui condotto e concluso, San Paolo VI dice: "Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L'antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani [...] ha assorbito l'attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell'uomo". ![]() |
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3 marzo 2019 | |
La missione nella visione di Papa Francesco / 1 Ora che siamo arrivati "fino agli estremi confini della terra" Il cammino può continuare, utilizzando due parole-segnale: periferie, discepoli missionari ![]() Arrivando proprio dalle "Missioni", Papa Francesco ha ben chiaro che gli estremi confini della terra si raggiungono e si abitano utilizzando non la geografia ma la biografia: utilizzando l'autobiografia nell'andare: "Io sono una missione in questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo" (Evangelii Gaudium, 273); utilizzando le biografie collettive nel cercare e nell'incontrare: "Ambienti umani, culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa rappresentano le estreme periferie, gli estremi confini della terra"(Messaggio per Giornata missionaria mondiale 2018). ![]() |
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14 aprile 2019 | |
La missione nella visione di Papa Francesco / 2 La festa è fuori "La Chiesa in uscita è la comunità di discepoli missionari che prendono l'iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano" ![]() La sequenza di verbi che descrivono la Chiesa in uscita si conclude con "festeggiare". Per Papa Francesco la festa è il culmine della missione, tanto che la gioia dà il titolo al documento programmatico del suo pontificato: "Evangelii gaudium", appunto. ![]() |
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19 maggio 2019 | |
La missione nella visione di Papa Francesco / 3 I "poveri maestri" insegnano ascolto non proselitismo La missione non è mai conclusa, purché si proponga di arrivare "fino ai confini estremi dell'uomo", dove abitano le risposte alle domande più profonde ![]() Papa Francesco, lungo tutto il suo servizio petrino, sta insistendo su una autentica conversione missionaria. Proprio per chi pensa di essere arrivato "ai confini del mondo", il criterio del "si è sempre fatto così" non è più applicabile; fare manutenzione dell'esistente non salva l'edificio, ma lo appesantisce di sovrastrutture. La conversione missionaria non è però organizzativa. Essa è inscritta nelle parole-segnale che si rincorrono nella predicazione di Papa Francesco: uscita, periferie, discepoli missionari. Sono parole-messaggio che egli trova nella fede perenne della Chiesa, così come l'ultima parola che ci sta proponendo in vista del Mese missionario straordinario: battezzati. È la prima parola della Salvezza a partire dalle rive del fiume Giordano. È la prima parola di una rinnovata missione ad gentes e inter gentes della quale sono investiti i battezzati. La centralità battesimale dei discepoli laici è decisiva per la missione mai conclusa, purché che si proponga di arrivare "fino ai confini estremi dell'uomo", dove abitano le risposte alle domande più profonde. ![]() |
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22 settembre 2019 | |
Nello stile di Papa Francesco Incontrare i poveri va oltre la (indispensabile) solidarietà "Ti voglio tra la gente, il prolungamento della mia mano per portare una carezza ai poveri, ai diseredati, agli ultimi", ha detto al suo Elemosiniere ![]() Il cardinale che per le strade di Roma guida la Fiat Qubo bianca in cerca dei poveri è mons. Konrad Krajewski; molto probabilmente non avrà mai avuto come compagno di viaggio Papa Francesco, ma ogni sera esce con il mandato che il Pontefice gli ha assegnato quando lo ha nominato Elemosiniere apostolico: "Ti voglio tra la gente, il prolungamento della mia mano per portare una carezza ai poveri, ai diseredati, agli ultimi"; e sa che deve farlo, perché Francesco se n'è raccomandato anche con il genitori del cardinale: "Queste sono le mie braccia, sono limitate, ma se le prolunghiamo con quelle di Corrado possiamo toccare i poveri di tutta Italia. Io non posso uscire, ma lui è libero". ![]() |
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20 ottobre 2019 | |
Le parole di Papa Francesco sono il grido di un profeta Ai poveri non si perdona neppure la loro povertà "Trattati con retorica e sopportati con fastidio, diventano come trasparenti e la loro voce non ha più forza né consistenza nella società" ![]() ![]() |
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3 novembre 2019 | |
Siamo Nazione se ciascuno ha un posto in essa La Grande Guerra fatta dalle donne Un contributo determinante, anche se finora poco valorizzato e commemorato ![]() Il primo è strettamente legato proprio alla Grande Guerra. Le donne furono protagoniste dirette del conflitto e delle sue conseguenze. D'improvviso, la Grande Guerra chiede loro di prendere posto in città e in campagna degli uomini e dei ragazzi abili per la trincea. Con la guerra ecco donne nelle fabbriche a fare bombe e proiettili, a fresare spolette e a cucire divise; donne a guidare i tram; donne negli uffici a fare conti e a scrivere carte. E, ancora, donne al fronte: come le volontarie della Croce Rossa che a migliaia partecipano ai soccorsi e all'assistenza dei soldati feriti; o come le donne che sfidano neve e cecchini per portare munizioni e indumenti ai soldati in montagna. Tanto che immediatamente dopo la fine della Grande Guerra, nel 1919, le donne furono ammesse all'esercizio di tutte le professioni ed impieghi pubblici. In questo 2019 viviamo poi il ventennale della legge 380 con la quale, il 20 ottobre 1999, il nostro Paese ha aperto le porte delle Forze Armate e della Guardia di Finanza al reclutamento femminile. ![]() |
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17 novembre 2019 | |
La terza Giornata mondiale dei Poveri Invece di vergognarsi della povertà la nostra società si vergogna dei poveri Dalla compassione (che è all'origine della misericordia) milioni di persone sono passate alla paura (che è all'origine della guerra) ![]() Scarto, vergogna: il grido profetico di Papa Francesco a nome nei poveri si fa qui più acuto. Invece di vergognarsi della povertà, la società contemporanea si vergogna dei poveri. La "società compassionevole" sta sempre più lasciando il posto ad una società che respinge; dalla compassione (che è all'origine della misericordia) milioni di persone sono passate alla paura (che è all'origine della guerra). Ma il "profeta" Francesco avverte: "Si possono costruire tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori. Non sarà così per sempre. (…) La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Il loro grido aumenta e abbraccia la terra intera" (Giornata mondiale dei Poveri 2019). E cita Don Primo Mazzolari: "Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta". In questa società che rischia di scoppiare di paura Papa Francesco invoca: "La condizione dei poveri obbliga a non prendere alcuna distanza dal Corpo del Signore che soffre in loro. Siamo chiamati, piuttosto, a toccare la sua carne per comprometterci in prima persona in un servizio che è autentica evangelizzazione" (Giornata mondiale dei Poveri 2019). ![]() |
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23 marzo 2020 Redazione Euganeo.it |
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