26 gennaio 2014
Una buona legge elettorale deve promuovere partecipazione e rappresentanza
Il controllo e l'indirizzo dei cittadini anche dopo le elezioni
È una fase straordinaria della nostra democrazia: prima delle regole del gioco, bisogna preoccuparsi del campo di gioco

Buona parte del dibattito sulla legge elettorale si sta per ora concentrando sulle preferenze, cioè sul diritto del cittadino di scegliere non solo il partito o la coalizione, ma anche le persone che ritiene più adatte a rappresentarlo in Parlamento.
C'è un riequilibrio più generale di cui la nostra comunità civile ha bisogno: riguarda il rapporto fra cittadinanza e rappresentanza nella nostra democrazia. La trasformazione dell'economia globale che ogni giorno di più approfondisce la frattura fra il lavoro produttivo (quello dei dipendenti e degli imprenditori) e la rendita finanziaria e non produttiva sta reclamando un ruolo attivo della politica, sul quale le persone e le famiglie e le imprese intendono però esercitare un potere di controllo e di indirizzo.
È una fase straordinaria della nostra democrazia (non solo italiana). Prima delle regole del gioco, bisogna preoccuparsi del campo di gioco.

 
6 febbraio 2014
Il rinnovo dell'amministrazione comunale di Cadoneghe
Incominciando dal sindaco
Con le Primarie del 23 febbraio 2014 aperte ai cittadini

La domenica elettorale del 25 maggio 2014 è il traguardo di una corsa a tappe in ciascuna delle quali i cittadini possono "concorrere" e non solo assistere. La prima di queste tappe è l'individuazione dei candidati a sindaco.
Per l'individuazione di almeno uno dei candidati a sindaco i cittadini di Cadoneghe potranno per la prima volta utilizzare le elezioni Primarie. Le Primarie si svolgeranno domenica 23 febbraio e vi possono votare tutti i cittadini di Cadoneghe che contestualmente alla preferenza per un candidato o per l'altro sottoscriveranno l'adesione al programma del centrosinistra.
Le Primarie non sono obbligatorie, ma uno strumento di partecipazione democratica che proprio nel 2014 compie 10 anni.
Alle Primarie va sicuramente riconosciuto il merito di aver portato al centro dell'attenzione l'elettore come cittadino pienamente in grado di avere potere decisionale sul bene comune. Stanno anche confermando che è spesso la politica ad essere distante dai cittadini e non il contrario e che le persone accettano di essere partecipi di un progetto comune quando si rendono conto che attraverso una loro azione possono decidere davvero il corso delle cose.
 
16 marzo 2014
Diventa "grande" ma resta una comunità
Nel lavoro e nelle persone l'identità di Cadoneghe
Ha saputo predisporre contestualmente all'arrivo di ogni nuovo abitante l'ambiente più adatto

A 18 anni i ragazzi diventano ufficialmente "grandi"; con 15.000 abitanti i Comuni diventano anche loro "grandi". Cadoneghe ha "compiuto" ufficialmente 15 mila abitanti con il censimento del 2011, ma i suoi cittadini lo sperimenteranno personalmente per la prima volta quest'anno quando il prossimo 25 maggio andranno a votare. Con le sue presenze occupazionali (mantenute nel tempo o sostituite quando l'imprenditore non ha retto l'innovazione) e con la sua stretta contiguità con Padova Cadoneghe avrebbe potuto andare di corsa verso la nuova dimensione. Invece ci è arrivata a molti anni di distanza da Abano, Albignasego, Selvazzano, Vigonza; ci è arrivata in coppia con Rubano. Dopo l'accelerazione degli anni Ottanta, durante i quali la popolazione è aumentata di un quarto (da 10.850 a 13.660 abitanti) Cadoneghe si è "misurata" con il suo territorio, cioè con lo spazio a disposizione dei cittadini, con i servizi, con il verde. In particolare dagli anni Duemila ha programmato il suo futuro demografico, senza lasciarlo al caso o al mercato: il tetto massimo di abitanti, fissato in 18.500, non è una previsione ma una programmazione. Ciò vuol dire predisporre contestualmente all'arrivo di ogni nuovo abitante l'ambiente più adatto.
 
6 aprile 2014
La situazione dell'America latina conferma che la crescita economica da sola non basta a creare giustizia
Solo una società senza periferie fa bene allo sviluppo di tutti
La terapia per riprenderci dall'infarto finanziario globale generato da trent'anni di capitalismo individualista

Le "periferie esistenziali", cioè tutto ciò che è marginale per la cultura dominante, ogni persona che viene considerata come uno "scarto" dal sistema economico e sociale, inglobano anche le periferie delle grandi città; queste ultime sono un simbolo dell'essere tagliati fuori. L'America latina è piena di questi "simboli".
La situazione dell'America latina conferma che la crescita economica da sola non basta a creare giustizia; anzi chi sta al "centro" del sistema è in grado di intercettare la maggior parte delle nuove risorse, aumentando così la disuguaglianza. È sempre più evidente che la fragilità di uno dei pilastri dell'ideologia capitalistica: la ricchezza dei ricchi fa bene anche ai poveri, secondo il principio della "ricaduta favorevole". Non è un principio nuovo, visto che Gesù si è premurato di dedicare ad esso una delle parabole più dure, quella del ricco Epulone (con i suoi cani e le sue briciole).
"È Vangelo puro", dice Papa Francesco. Vangelo da cui si ricava che l'alternativa è la "relazione": un'altra delle parole più usate dal Papa. Una società "relazionale" - che quindi escluda in sé di avere delle periferie - è anche la terapia indicata da alcuni studiosi per riprenderci dall'infarto finanziario globale generato da trent'anni di capitalismo individualista.
 
4 maggio 2014
Il 9 maggio Giornata della memoria delle vittime del terrorismo
Aldo Moro: la politica senza steccati
Non era un profeta, ma era mite e tollerante; per questo, deciso e lungimirante

Nel 2007 il Parlamento italiano ha stabilito l'istituzione del 9 maggio come Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Il presidente della Dc Aldo Moro ritrovato morto il 9 maggio 1978 all'interno di una Renault 4 rossa in via Caetani a Roma diventa volto e cuore e civile sacrificio di centinaia di italiani, prima e dopo di lui assassinati perché impegnati a vivere e ad interpretare una società più coesa; quindi pericolosi, loro persone miti, per chi teorizza la divisione.
Siamo in una fase di svolta per l'Italia che ha bisogno di stabilità, di certezze di un rinnovato spirito di concordia nazionale che consenta di superare divisioni esasperate per "disegnare" un nuovo rinascimento. Abbiamo a disposizione la sua eredità: una concezione della politica come terreno di confronto da cui far emergere il bene comune. Quindi, la capacità di ascoltare le ragioni degli altri, di confrontarsi, di dialogare, senza steccati politici, ideologici o religiosi; senza divisioni territoriali: né in Italia, né in Europa, né sulla Terra.
Senza divisioni: ecco un'altra un'attualità stretta di Aldo Moro, un'attualità per l'oggi e non solo del ricordo.

 
1 giugno 2014
Alzheimer: in attesa dei farmaci, utile la stimolazione cognitiva
Usare il cervello per non perderlo del tutto
La demenza si può prevedere: puntare sullo screening preventivo

La demenza è un'epidemia. Anzi è la più terribile delle epidemie perché strappa la persona da se stessa e perché è strettamente collegata alla vita: quanto più vivi, tanto più rischi di esserne colpito. Inevitabilmente fa più paura di tutte le altre malattie. Indagini a livello globale segnalano che la demenza è in testa alle preoccupazioni per il proprio futuro, molto più del cancro.
Innanzi tutto perché non se ne conoscono pienamente le cause, ma soprattutto non se ne conosce la cura. Lo stato attuale delle conoscenze conferma tuttavia che nel 90 per cento dei casi la malattia potrebbe essere diagnosticata almeno tre anni prima del suo insorgere. Dunque è opportuno attivare uno "screening" preventivo per identificare la malattia.
In secondo luogo l'Alzheimer provoca l'isolamento di chi è colpito e della famiglia del malato. A proposito del cervello, la ricerca scientifica usa un'espressione molto evocativa: "O lo usi o lo perdi". La stimolazione cognitiva - in assenza per ora di farmaci adeguati - rappresenta l'unica risorsa per frenare la malattia anche dopo la sua conclamazione.

 
6 luglio 2014
Con l'elezione affidata al nuovo Parlamento di Strasburgo
L'Europa avrà un governo che risponde ai cittadini
La Commissione europea torna ad essere un'Istituzione comunitaria

L'ottava legislatura europea ha presso avvio martedì 1 luglio. Il socialdemocratico tedesco Martin Schulz è stato eletto presidente del Parlamento dell'Unione, nella prospettiva della elezione del popolare lussemburghese Jean-Claude Juncker a presidente della Commissione europea, che è il Parlamento ha in programma due settimane dopo, martedì 15 luglio.
Juncker diventerà presidente della Commissione europea perché si è sottoposto - assieme a Martin Schulz - al voto dei cittadini europei. La svolta è stata prevista ancora nel 2009 dal Trattato europeo di Lisbona; è stata applicata per la prima volta nelle elezioni di maggio e i grandi partiti europei hanno non solo rispettato, ma ampliato le disposizioni del Trattato con la preventiva indicazione dei candidati agli elettori.
Il Parlamento europeo diventa cioè un parlamento con un suo programma generale che attraverso il voto di fiducia assegna alla Commissione europea a partire dal suo presidente. Questa evoluzione del ruolo del Parlamento di Strasburgo è decisiva per il ruolo della Commissione europea. Grazie alla legittimazione popolare attraverso il voto parlamentare la Commissione ha ora la forza politica (e giuridica) per tornare ad essere pienamente una Istituzione comunitaria e non una derivazione delle volontà dei governi nazionali.

 
26 luglio 2014
Salvata dall'impiccagione Meriam, mamma sudanese cristiana
Rischioso essere donne dove la Croce fa paura
L'ottimo lavoro di Lapo Pistelli, viceministro degli Esteri italiano

La terribile storia di Meriam Yahia Ibrahim Ishag, sudanese, 27 anni diventa di dominio internazionale ad aprile. La giovane donna cristiana è incinta di otto mesi, viene arrestata per apostasia, chiusa in carcere con il figlioletto Martin di un anno e mezzo, condannata a morte per impiccagione. Mentre la processano e decidono di giustiziarla, Meriam partorisce: Maya nasce in carcere da una mamma incatenata.
Meriam, il marito Daniel e i figli Martin e Maya sono da allora una delle centinaia di migliaia di famiglie che in qualche parte del pianeta pagano l'essere cristiani in società che formalmente o di fatto, per legge o per paura non accettano i cristiani.
Ora che Daniel, Meriam, Martin e Maya sono negli Stati Uniti, passando per Roma, molte altre donne sono perseguitate in Africa per la loro fede, per la loro cultura, per il solo stile di vita.

 
3 agosto 2014
Luglio è passato senza iniziative e proposte per l'Unione
La "Signora Pesc" vale tutto il Semestre europeo dell'Italia?
Occupazione e rischi per la pace dovrebbero essere prioritari per il governo italiano

Il primo mese di Presidenza italiana dell'Unione Europea è volato via. Non se ne sono accorti gli italiani; tanto meno la presenza italiana è stata notata dagli altri europei.
Ora volerà via anche agosto. I capi di Stato e di governo dell'Unione hanno infatti rinviato alla fine del mese la condivisione delle scelte sulla composizione della Commissione Europea. Sul rinvio delle indicazioni ha pesato moltissimo la pretesa di Matteo Renzi di imporre a maggioranza il nome di Federica Mogherini quale Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza dell'Unione. Può anche darsi che in un quadro generale di alleanze di partito e di rivendicazioni nazionali Federica Mogherini alla fine diventi la "Signora Pesc", ma il Semestre europeo dell'Italia rischia di esaurirsi in questa nomina.
Si sarà persa un'occasione per aiutare l'Europa ad affrontare insieme i rischi che sovrastano i cittadini europei: i rischi dell'impoverimento e i rischi della guerra.
Agosto passerà senza che nulla accada. Da settembre potrebbe essere tardi.
Ma non sarà una colpa dell'Europa.

 
10 agosto 2014
L'invocazione di Papa Francesco, il pianto della deputata irachena
Salvare la terra comune tra Oriente e Occidente
La Mesopotamia è il cuore del nostro mondo; lo sa anche chi vuole piantare proprio qui un potere intollerante

Il rosario di tragedie e di ingiustizie in cui si sta trasformando l'Angelus domenicale di Papa Francesco, anche questa domenica che apre la settimana centrale di Ferragosto, non fa eccezione: "Ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall'Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali". Nel Parlamento dell'Iraq, è scoppiato il pianto della deputata Vian Dakhil, a nome della comunità yazidi che l'ha eletta: "Fratelli salvateci, ci stanno sterminando. Un'intera religione viene cancellata dalla faccia della terra. Fratelli, vi imploro in nome dell'umanità: salvateci".
La guerra in corso non è alla periferia del nostro mondo. È nel cuore del nostro mondo. Questa è la Mesopotamia: la terra tra i due fiumi in cui è cominciata la storia: i sumeri, l'invenzione della scrittura, e Uruk la prima vera città del pianeta; e gli assiri e i babilonesi; l'uso dei mattoni di argilla. Qui è la terra comune tra Occidente e Oriente. Lo sanno anche coloro che hanno deciso di costruire proprio qui il loro Califfato estremista e violento. Lo sappiamo anche noi dell'Est e dell'Ovest e possiamo impedirglielo.

 
17 agosto 2014
Sessant'anni dopo tutto si è concluso, tutto resta nella storia italiana
Gli anni di Alcide De Gasperi "fondamentali" per l'Italia
La sua Democrazia Cristiana era un grande popolo capace di consolidarsi non escludendo ma accogliendo un numero crescente di propri componenti

I sessant'anni che ci separano dalla morte di Alcide De Gasperi costituiscono una "distanza storica". Non c'è nulla da confrontare con il presente.
Tutto si è concluso. Tutto resta nella storia italiana.
Senza De Gasperi l'Italia, la sua identità, la sua natura sociale ed economica, sarebbero state diverse allora e quindi sarebbero diverse oggi. Gli anni di Alcide De Gasperi alla guida dell'Italia sono "fondamentali" nel significato etimologico della parola: sono le fondamenta del "nuovo inizio" di una nazione alla quale il ventennio fascista aveva alla fine lasciato macerie fisiche, economiche, sociali, personali. In De Gasperi c'era tutta la riflessione culturale e politica dei cattolicesimo italiano nei primi anni Quaranta del secolo scorso, riassunti nel convegno di Camaldoli del 1943, arricchita da molti professori dell'Università Cattolica. Ma prima ancora c'era la formazione di De Gasperi nella prima Democrazia Cristiana, quella di don Romolo Murri, e poi nel Popolarismo di don Luigi Sturzo.
Per questo né De Gasperi né la sua Dc potevano essere "conservatori" e ancor meno "restauratori".

 
7 settembre 2014
Le Linee guida proposte dal governo alla discussione di base
La scuola fabbrica l'Italia per i ragazzi che la frequentano
La prima verifica già con la imminente legge Finanziaria

L'Italia torna a scuola. Non perché è settembre e riaprono gli istituti scolastici, ma perché la Scuola torna al centro del progetto comunitario. La vera novità delle "Linee guida di riforma" che il governo ha presentato in settimana è nell'aver messo la riforma della scuola al centro dell'iniziativa politica. Il prevalente orientamento della scuola all'impresa - sostenuto dalla Destra italiana - viene rovesciato: è la scuola in se stessa che diventa fabbrica, fabbrica di futuro. È la scuola che produce lavoro, in quanto fabbrica l'Italia per i ragazzi che la frequentano.
Ora il governo ha avviato una fase di ascolto di tutti coloro che hanno interesse alla scuola o vi lavorano. Durerà un paio di mesi e poi verranno presentate le proposte legislative vere e proprie.
Questi due mesi diranno anche se il governo intende ed è in grado di essere conseguente alle sue proposte. Questi sono infatti i mesi in cui si prepara il bilancio della Stato per il prossimo anno e quindi è il momento per dire quanto si vuole investire nella "fabbrica del futuro".

 
28 settembre 2014
La Camera dei deputati approva la mozione del PD: dimezzati gli aerei F-35
Con i soldi dei cacciabombardieri si finanzierà la Scuola
Un impegno preso da Pierluigi Bersani nella campagna elettore del 2013 - L'Italia si chiama fuori anche dalla logica della nuova Guerra Fredda
La pace non fa proprio notizia. Eppure la materia è di quelle che coinvolgono l'opinione pubblica: i cacciabombardieri F-35 prodotti dall'americana Lockheed. Il gruppo parlamentare del Partito Democratico, ha presentato alla Camera una mozione in base alla quale il governo dovrà riesaminare l'intero programma di acquisto dei cacciabombardieri con "l'obiettivo finale di dimezzare il budget originario". Invece di 12 miliardi di euro, il governo ne potrà spendere 6, sempre in dieci anni. La Camera ha approvato la mozione. Il governo ha dato parere favorevole. Era stato Pierluigi Bersani a prendere un impegno con gli italiani nel gennaio del 2013, in campagna elettorale.
Il dimezzamento della spesa italiana per i cacciabombardieri della Lockheed è stato proposto dal Partito Democratico in un momento particolarmente teso dei rapporti internazionali, mentre la guerra civile ucraina è stata presa a pretesto per un ritorno alla Guerra Fredda, tanto che la Nato sta spingendo gli Stati membri ad aumentare le spese per gli arsenali militari. L'Italia manda con questo voto un bel segnale al resto della Nato: il nostro futuro non è negli armamenti.

 
5 ottobre 2014
Il virus viene da lontano: sia nello spazio che nel tempo
Ebola è micidiale soprattutto per i poveri
Serve, ma non c'è, un sistema di sanità pubblica globale che promuova la lotta alle malattie "trascurate"
Sono passati quasi quarant'anni da quando si è fatto tragicamente conoscere nella Repubblica Democratica del Congo: non aveva ancora un nome e così gli hanno dato il nome del fiume Ebola, lungo il quale ha provocato 280 morti. Ha continuano periodicamente a colpire il centro e l'ovest dell'Africa, sempre particolarmente micidiale nella Repubblica Democratica del Congo, ma anche in Uganda. In questi quarant'anni non sono stati messi a punto medicinali o vaccini di contrasto e prevenzione.
La ragione è che Ebola è micidiale soprattutto per i poveri. Ora infatti Ebola è esploso in tre fra i paesi più poveri del mondo. Le case farmaceutiche non hanno quindi interesse ad investire nella ricerca. I ricercatori trovano più interesse (e soddisfazione) a dare risposte alla loro società di appartenenza piuttosto che alla società africana.
Serve un sistema di sanità pubblica globale che promuova la lotta alle malattie "trascurate" (ci sono anche la malaria e la tubercolosi). Serve, ma non c'è.

 
12 ottobre 2014
Paolo VI è riconosciuto beato dalla Chiesa
Un Papa precorreva i giovani sulle strade del mondo nuovo
Il suo Pontificato è tutto un pellegrinaggio di riconciliazione per rendere possibile un umanesimo planetario
Aveva educato i nostri maestri di politica, ma quando fu eletto Papa passammo spontaneamente a prendere direttamente lezione da lui. Paolo VI era un nostro contemporaneo: di noi generazione di giovani cattolici, che come gli altri nostri coetanei ritenevamo che il mondo dovesse essere cambiato e ci ritrovammo un Papa che ci precorreva sulle strade del mondo nuovo.
Non ci sentivamo spiazzati. Piuttosto, un po' alla volta capimmo perché Giovanni Battista Montini aveva assunto per sé il nome di Paolo: poco consueto nella storia del Papato e quindi ancor più programmatico. San Paolo nella sua Lettera ai Romani aveva citato l'antica profezia ebraica: "Per tutta la terra è corsa la loro voce e fino agli estremi confini del mondo le loro parole". Papa Paolo VI passo dopo passo realizzava quella profezia: i suoi viaggi, le sue encicliche, la Chiesa sua conciliare rendevano visibile, includendola, un'umanità che davvero si allargava fino agli "estremi confini del mondo", anzi non aveva più confini, era planetaria e soprattutto aveva bisogno di eliminare i confini al proprio interno.
Era quello che noi, quella generazione di giovani, immaginavamo: un mondo senza confini, la cui unità non fosse frutto della guerra ma della pace e della giustizia. Per arrivarci Paolo VI ha percorso molta strada; così ce l'ha insegnata e si è fatto nostro compagno di cammino.

 
19 ottobre 2014
Roma, Piazza San Pietro - In settantamila per la sua la beatificazione
Paolo VI torna ad accompagnare i cristiani incontro al mondo
La definizione di Papa Francesco: il grande timoniere del Concilio
In settantamila in Piazza San Pietro a Roma. Ognuno ha la sua ragione per essere qui domenica mattina ad attendere che Papa Paolo VI si affacci di nuovo dalla loggia centrate della basilica di San Pietro. Sono le 10.45 quando Paolo VI "riappare". Papa Francesco pronuncia, in latino la formula ufficiale della beatificazione. Dalla loggia si solleva un telo bianco ed appare l'arazzo sul quale Paolo VI è raffigurato con le braccia aperte al mondo e con il sorriso che gli era proprio. Mancava da quel balcone da 36 anni. È mancato anche alla Chiesa, è mancato anche al mondo. Messo nell'archivio della storia, ora ritorna ad accompagnare gli uomini di allora e quelli di oggi a braccia aperte nel mondo.
Papa Francesco nell'omelia della santa messa di beatificazione trova la parola giusta per sintetizzare le molteplici esperienze di rapporto con Paolo VI di chi partecipa al rito: timoniere. "Il grande timoniere del Concilio, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza mai perdere la gioia e la fiducia nel Signore".

 
26 ottobre 2014
Un continente pieno di bambini: chi li fermerà?
Dall'Africa, la Periferia planetaria,
parte la spinta all'Unico Mondo

E Papa Francesco avverte: lo sfruttamento dei lavoratori africani genera l'impoverimento dei lavoratori europei

Dei migranti che scappano dall'Africa molti dicono: "lasciateli lì", "riportateli lì". I malati di Ebola non possiamo restituirli all'Africa che li ha contagiati: dobbiamo tenerli tra noi e se riusciamo a salvare loro, riusciremo a fornire una soluzione anche all'Africa. È il mondo unico.
L'Africa, periferia del pianeta, è sempre più interconnessa con il resto del mondo. Papa Francesco ha di nuovo insistito su questo punto il 2 ottobre scorso: "Uno degli aspetti dell'odierno sistema economico è lo sfruttamento dello squilibrio internazionale nei costi del lavoro, che fa leva su miliardi di persone che vivono con meno di due dollari al giorno. Un tale squilibrio non solo non rispetta la dignità di coloro che alimentano la manodopera a basso prezzo, ma distrugge fonti di lavoro in quelle regioni in cui esso è maggiormente tutelato".
Intanto metà della popolazione africana ha meno di 17 anni. Sono centinaia di milioni di "ragazzi di periferia" che grazie alla globalizzazione delle informazioni e delle comunicazioni "vivono" già un unico mondo, quello che abitiamo anche noi: chi li fermerà se decidono di venire ad abitare tra noi?

 
2 novembre 2014
Il Quattro Novembre di quest'anno ci immerge nel centenario del conflitto
Senza confini la memoria della Grande Guerra
La partecipazione italiana alla guerra è oggi vissuta come un episodio di un evento collettivo più vasto

Quest'anno il Quattro Novembre rimette al centro l'evento da cui ha tratto origine questa festività nazionale: la Grande Guerra. L'anno centenario dell'inizio di un conflitto prima europeo e poi globale riporta la memoria e la necessaria riflessione sull'inizio e l'epilogo di quella guerra.
A scuola abbiamo imparato che la nostra Grande Guerra è quella del Quindici-Diciotto.
La memoria del centenario però la stiamo già vivendo assieme a tutti gli altri paesi europei fin da quando la guerra è scoppiata nel continente. La partecipazione italiana è oggi vissuta come un episodio di un evento collettivo più vasto. È diventato spontaneo numerare la Grande Guerra nella sua interezza, non più 1915-1918.
Mano a mano che da qui al 2018 ci avvicineremo al centenario dell'armistizio di Villa Giusti, questa memoria collettiva degli europei farà emergere nella coscienza contemporanea la lezione di una pace (quella appunto decisa a Villa Giusti) cui non seguì la pacificazione. In questa maniera la memoria della guerra e delle sue conseguenze non avrà effetti divisivi, ma addirittura può aiutare ad aggiungere la storia comune alle ragioni economiche e politiche dell'unità europea.

 
9 novembre 2014
Tutto come quella notte del 9 novembre 1989: protagonista è la gente, giovani, famiglie; quelli che il Muro l'hanno abbattuto
Come fosse Capodanno a Berlino, Capodanno della storia
Ancor oggi, a 25 anni di distanza, raccontiamo la storia "prima" e "dopo" il Muro: non la storia tedesca, ma la storia di tutti

Ancor oggi, a 25 anni di distanza, raccontiamo la storia "prima" e "dopo" il Muro: non la storia tedesca, ma la storia di tutti. Ciò avviene perché anche quel gesto collettivo dei berlinesi tra il 9 e il 10 novembre 1989 era un gesto di molti, non solo dei berlinesi, non solo dei tedeschi.
La festa a Berlino racconta che la storia di popoli e di famiglie che avevano trovato al loro interno il coraggio di sommergere quel regime. Non è stato l'Occidente a "regalare" la libertà, e forse non lo poteva neppure fare. Se la sono costruita.
Niente parate militari, allora; niente cerimonie ufficiali: tutto come quella notte di 25 anni fa. Protagonista è la gente, giovani, famiglie: quelli che il Muro l'hanno abbattuto. A martellate; a picconate; strappato con i polpastrelli. E ora sono qui di nuovo, quelli di quella notte e quelli che sono venuti dopo, i loro figli. Dove c'era il Muro c'è una scia di settemila palloncini luminosi: e quando si alzano in cielo la gioia esplode. Come fosse Capodanno a Berlino, Capodanno di una storia che continua; noi non sappiamo dove ci porterà; i giovani della generazione-Berlino, non se lo chiedono perché è la "loro" storia.
 
23 novembre 2014
La strada delle fusioni è lunga e soprattutto incerta
Comuni più efficienti senza tagliare il sindaco
L'esercizio congiunto delle funzioni (dal catasto ai vigili) può essere "imposto" dalla Regione senza allarmi per i cittadini

Un emendamento del Governo alla Legge di Stabilità 2015 prevede che "i Comuni istituiti a seguito di fusione a decorrere dal 2011 sono soggetti alle regole del patto di stabilità interno dal quinto anno successivo a quello della loro istituzione, assumendo quale base di calcolo le risultanze dell'ultimo triennio disponibile. In cambio del… campanile, molti sindaci potranno fare investimenti altrimenti bloccati fin qui. Buona anche la validità retroattiva che evita di beffare i più volonterosi, cioè quelli che hanno provveduto ad aggregare i propri Comuni senza aspettare gli incentivi.
Incentivi alle fusioni dei Comuni ci sono stati anche in passato, ma i loro risultati sono stati modesti. Le opinioni pubbliche sono generalmente restie alle fusioni, viste come una riduzione di identità: molti referendum locali su questo tema sono stati un fallimento. Ce un'altra strada, che porta non… nell'ufficio del sindaco ma in quello del segretario comunale, cioè che invece di ridurre democrazia riduce burocrazia. È la strada dell'accorpamento delle funzioni dei Comuni. Questa strada ha molti vantaggi: riduce effettivamente i costi, perché rende più efficiente la struttura dei servizi e a parità di costo raggiunge obiettivi più attesi dai cittadini; consente alla Regione di coordinare una politica uniforme di servizi locali di base; accresce la preparazione e la mobilità intera del personale della pubblica amministrazione; conserva il controllo democratico da parte dei cittadini attraverso i loro sindaci e i loro consiglieri comunali.

 
7 dicembre 2014
L'Uruguay ha scelto il contrario della cultura economica e politica prevalente
Dove cresce l'uguaglianza si rafforza lo sviluppo
Contenuti politici ed atteggiamenti personali in grado restituire dignità alla politica e risultati all'azione di governo

L'Uruguay ha scelto il suo prossimo presidente della Repubblica: dall'1 marzo prossimo il presidente José "Pepe" Mujica lascerà il posto a Tabaré Vazquez. La coalizione dei "Colorados" (i Rossi) per la terza volta consecutiva ha superato quella dei "Blancos" (i Bianchi). L'Uruguay è il più europeo dei Paesi dell'America latina e può quindi essere interessante capire il successo dei Colorados e il buon andamento economico.
La parola che ne guida le scelte di politiche ambientali e di politiche economiche non è "sviluppo", ma "uguaglianza". L'uguaglianza è esattamente il contrario della cultura economica e politica prevalente.
I risultati dell'Uruguay richiedono l'approfondimento da parte nostra (noi italiani, noi europei) di contenuti politici ed atteggiamenti personali in grado di restituire dignità alla politica e risultati all'azione di governo. L'esigenza riguarda tutta la società italiana ed europea, ma dovrebbe essere avvertita soprattutto dai partiti popolari, in Italia dal Partito Democratico, che non riescono ad impersonare un progetto in grado di entusiasmare le persone e di evitare alle nostre società il ripiegamento in se stesse che è il principale ostacolo al superamento della stagnazione economica attuale.

 
21 dicembre 2014
L'Italia protagonista nella rapida ratifica del Trattato Onu
In vigore a Natale nuovi limiti internazionali
al commercio delle armi

Vietati i trasferimenti dove vengono violati i diritti umani

A Natale un coro di Parlamenti e di governi si aggiungerà quest'anno agli angeli nell'annunciare "Pace in terra agli uomini di buona volontà". La vigilia di Natale, il 24 dicembre, entra in vigore il Trattato sugli armamenti, adottato in sede ONU nell'aprile del 2013 e ratificato da una sessantina di governi e Parlamenti. Il Natale è una coincidenza, non una data-simbolo scelta della diplomazia internazionale. È però una bella coincidenza poter citare in futuro questo accordo internazionale come il "Trattato di Natale", considerato che si sforza di rendere meno improbabile proprio la "pace sulla terra", prima profezia del Bambino Gesù.
Si chiama ufficialmente "Arms Trade Treaty" (ATT) e stabilisce principi comuni a livello internazionale per prevenire e sradicare il commercio illecito di armi. La ulteriore novità - avviene infatti per la prima volta - è che il trattato introduce per ogni singola fornitura di armi l'obbligo di valutarne le conseguenze per i diritti umani.
E c'è un'altra buona notizia: l'Italia è non solo tra i sottoscrittori del Trattato, ma fra i paesi che hanno proceduto fra i primi alla ratifica, accelerando l'adesione degli altri Stati.

 
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23 marzo 2020
Redazione Euganeo.it
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