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18 dicembre 2005 | |
Raggiunto l'accordo sulla "Finanziaria" 2007-2013 L'Europa non è solo una questione di soldi La Germania ancora una volta motore dell'integrazione Il Consiglio europeo ha fatto le "ore piccole par raggiungere un accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 il cui volume globale sarà di 862,363 miliardi di euro (cioè 1,045 per cento del Prodotto interno lordo dell'Unione Europea). L'accordo raggiunto non è né perfetto né bello, ma accettabile. Il Parlamento europeo può fare l'ultimo passo avanti per migliorarlo. Ma se il Parlamento dell'Unione non riuscisse a superare l'accordo raggiunto tra i governi, occorre avere la consapevolezza che la dimensione finanziaria dell'Unione Europea non esaurisce la politica comunitaria. Il punto importante risiede nel fatto che il Consiglio europeo ha espresso la volontà di riaffermare il principio di solidarietà destinando i 16 miliardi di euro al miglioramento della situazione dei dieci nuovi Stati membri, senza tuttavia dimenticare il finanziamento della ricerca, dell'innovazione e dello sviluppo rurale. Pur in una situazione finanziaria difficile la Germania ha mostrato ancora una volta la sua leadership in Europa. Ben diversa la posizione dell'Italia che è stata ancora una volta assente dal confronto, si è arroccata nella miope difesa di interessi nazionali, al punto che è rimasta l'unica ad un certo momento a minacciare il diritto di veto assieme alla Polonia. ![]() |
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25 novembre 2005 | |
Un episodio padovano, un tema generale Domande per me cristiano laico in politica (e poi per la mia Chiesa) Come utilizzare consenso e potere, cioè gli strumenti della democrazia? Come trasformare la globalizzazione in comunitarizzazione? Tre iscritti alla Margherita del Comune di Padova hanno coinvolto me ed altre persone in un dialogo a proposito di una nomina spettante alla diocesi di Padova in un'istituzione educativa pubblica. Come membri della comunità cristiana abbiamo certo il dovere caritatevole di porre domande alla nostra Chiesa. Ho anch'io qualche domanda da porre alla mia Chiesa italiana, dopo la "beatificazione ante mortem" di Pierferdinando Casini avvenuta nella stessa settimana in cui questo "esempio di vita politica ispirata dalla fede" ha iniziato ufficialmente la campagna elettorale; beatificazione officiata da chi evidentemente ritiene rovinose per la società le "famiglie di fatto" quando vissute da giovani precari, ma non quando sono "replicate" da chi ha stipendi da presidente della Camera o redditi da capitale azionario e proprio per questo mostra la sua famiglia di fatto tutti i giorni in tv. ![]() |
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11 novembre 2005 | |
Un'opinione pubblica poco coinvolta La finanziaria-pappataci: succhia i soldi senza avvertirti Romano Prodi insiste anche sui rischi della legge elettorale La manovra imbastita da Berlusconi con Tremonti con la legge Finanziaria è in ordine di grandezza al terzo posto nella storia italiana per sacrifici richiesti agli italiani. Originariamente prevedeva 11,5 miliardi di tagli di spesa per riportare il deficit al 3,8 per cento, altri tagli per 4,5 miliardi per garantire spese inderogabili e 4 miliardi e mezzo di nuove tasse. A tutto ciò, tagliando e rammendando, si sono aggiunti 5 miliardi di tagli e di altre tasse. Peserà soprattutto l'aumento della pressione fiscale sulle imprese e la riduzione della spesa sociale degli enti locali per 3 miliardi. Gli effetti della "finanziaria-pappataci" rischiano, inoltre, di essere recessivi, anche perché mancherà il contributo degli investimenti pubblici. Questa enorme mole di sacrifici non è però di attualità. Sarà perché una buona parte di italiani si è convinta che la situazione per quanto grave, non è mai seria finché ci sono Berlusconi, Casini, Bossi e Fini. Sarà per la più semplice ragione che non se ne parla. Bisogna invece mettere in guardia gli italiani da questa "finanziaria-pappataci", che succhia i soldi in silenzio. ![]() |
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4 novembre 2005 | |
Storia d'Italia dal 4 Novembre al 25 Aprile La pace figlia della liberazione La vittoria non contro il nemico, ma contro la guerra Si è arricchito e precisato con gli anni il contenuto della festa nazionale del 4 Novembre. Segno che effettivamente si tratta di una data "storica", non solo e non tanto nel senso che ricorda un avvenimento, ma nel valore più profondo: è una data che fa la storia della comunità nazionale. Oggi celebriamo la ricorrenza del 4 Novembre soprattutto come Giornata dell'Unità Nazionale. La Grande Guerra, pur con le sue atrocità, era stata vissuta dal popolo italiano come l'ultima guerra d'indipendenza, che aveva portato a compimento la riunificazione d'Italia. Non era stata, e non aveva voluto essere, una guerra di conquista, una guerra figlia dell'odio, ma una guerra di liberazione, combattuta per riunire all'Italia Trento e Trieste. Liberazione, unità, popolo: un filo ininterrotto lega gli ideali e le vicende del Risorgimento alle imprese della Lotta di Liberazione. E lega il 4 Novembre al 25 aprile alla rinascita dell'Italia. Il 4 Novembre è un tassello essenziale nel percorso della memoria che ha il suo perno nella Festa del 2 giugno, la nascita, per volontà del popolo, della Repubblica. ![]() |
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9 ottobre 2005 | |
Insufficiente ruolo politico della Commissione Europea Cittadini interessati ad un'Europa che governa La presentazione del "Piano D": democrazia, dialogo, dibattito Alla bocciatura della Costituzione europea ai referendum francese e olandesi si è arrivati soprattutto perché molti cittadini hanno lamentato "l'assenza dell'Europa", cioè la sua difficoltà a decidere su questioni cruciali, quali il modello sociale o il rapporto con la globalizzazione (sia delle persone che dell'economia). La difficoltà a decidere nasce anche dall'attuale modello istituzionale, che il nuovo Trattato costituzionale comunque consente di aggiornare. Per questo è criticabile la mancanza d'impegno della Commissione nel periodo di riflessione aperto a seguito dell'interruzione del processo di ratifica del trattato costituzionale europeo.Invece che rivolgersi alle altre istituzioni dell'Unione, cioè al Consiglio e al Parlamento, con un proprio progetto politico, la Commissione europea si dedica a "misure volte a creare fiducia". È questo che mira a fare la comunicazione sul "Piano D", che sta per democrazia, dialogo e dibattito. Ma se non coglieranno un'effettiva volontà di governo da parte dell'Europa i cittadini non sapranno che farsene del "Piano D", che rischierà così di diventare un "Piano M", come "monologo". ![]() |
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25 settembre 2005 | |
Gli obiettivi politici delle Primarie nell'Unione Con Romano Prodi il centrosinistra dà prova di spirito nazionale Una competizione vera, in cui le scelte dei cittadini avranno un peso per l'Italia Domenica 16 ottobre i cittadini che si riconoscono nel progetto politico dell'Unione decidono chi sarà il candidato del centrosinistra alle ormai imminenti elezioni politiche. Romano Prodi non è il solo che accetta questo ruolo; con lui ci sono i capi di alcuni partiti del centrosinistra e ci sono un candidato "individuale" e l'esponente di un movimento non strutturato come partito. Elezioni vere, dunque: i candidati fanno propaganda ed il risultato conterà. Il rafforzamento di Romano Prodi nei confronti del concorrente di Destra alle elezioni politiche del 2006 è il primo possibile risultato. Un'ampia mobilitazione attorno a Prodi, darà a leader del centrosinistra un'immagine di rappresentanza nazionale, che Berlusconi non ha più. Poiché lo spirito di "unità nazionale" è oggi forte tra i cittadini, in conseguenza sia delle difficoltà economiche che dello scontro di classe messo in atto da Berlusconi Tremonti e Bossi nei cinque anni di governo della Destra, una coalizione che dimostri di saper dare volto e contenuto a questo spirito unitario concentrando in Prodi le sue speranze, potrà essere premiata dagli elettori che votano secondo le esigenze concrete. ![]() |
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15 settembre 2005 | |
Solo buoni propositi al "Millennium Summit +5" La rischiosa spinta a far senza delle Nazioni Unite Avrebbero buon gioco le forze contrario al multilateralismo L'appuntamento ha visto al Palazzo di Vetro 170 capi di Stato e di governo discutere di sicurezza, diritti umani, lotta alla povertà ed anche riforma delle Nazioni Unite. Cinque anni dopo il "Millennium Summit", durante il quale i capi di Stato avevano detto che era "impellente" l'impegno a fornire cibo, acqua, salute ed educazione per tutti, il Vertice del 2005 si conclude però con un generico appello alla "responsabilità dei Paesi ricchi perché mettano a disposizione le risorse economiche necessarie a questi obiettivi", senza fornire cifre e scadenze quantitativamente misurabili. L'Onu rischia di apparire come un organismo impotente, come un luogo di chiacchiere, costoso ed inutile. Hanno così buon gioco coloro che puntano a ridurre gli spazi politici del multilateralismo, in nome di un nuovo ordine mondiale fondato sui "volonterosi" che non hanno un mandato ma si scelgono gli obiettivi. La globalizzazione della democrazia, ad esempio, che è stata fra i temi affrontati al Vertice di New York, è indubbiamente a buon impegno: a condizione che essa non passi attraverso le armi e che le armi - come avviene in Italia - non siano finanziate con i fondi dell'aiuto allo sviluppo. ![]() |
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22 agosto 2005 | |
Una Finanziaria rischiosa le famiglie a reddito fisso I soldi degli italiani per la campagna elettorale Ci aspettano quattro mesi di discussioni sui numeri e non sui progetti "L'Italia va meglio: è a crescita zero". Titolo di prima pagina del "Gazzettino" di lunedì 22 agosto 2005; titolo serio, che tuttavia comparirà nella prossima raccolta di umorismo involontario, che le condizioni drammatiche spesso generano. La crescita "zero" è infatti una pessima condizione per i milioni di italiani che faticano a farsi bastare stipendio o pensione: significa che la torta nazionale non lievita nemmeno di un po' e quindi che neppure un assaggino arriverà sulle loro tavole. Adesso questi milioni di italiani a reddito fisso dovranno stare bene attenti all'imminente legge Finanziaria, perché c'è il fondato rischio che per finanziare gli effetti speciali della campagna elettorale del 2006 (riduzione di tasse, grandi opere, federalismo, e via sparando) il governo chieda indietro un po' della torta familiare o comunale che ogni italiano si è messo da parte. Il rischio è fondato. ![]() |
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14 agosto 2005 | |
A sessant'anni dalle bombe su Hiroschima e Nagasaki L'Europa per un mondo libero dal nucleare C'è la base giuridica e politica per una politica unitaria Più commemorazione che allarme a sessant'anni esatti dal lancio dell'atomica su Hiroshima e Nagasaki. A giudicare dal sentimento comune, le armi nucleari sembrano non costituire più un problema, sovrastate nella sensazione del pericolo dal terrorismo e dalle armi batteriologiche. C'è tuttavia un'Europa che non rinuncia a cercare un proprio ruolo. Il punto si riferimento è la "Strategia europea in materia di sicurezza", adottata il 12 dicembre 2003 a Bruxelles con il titolo "Un'Europa sicura in un mondo migliore": l'Unione Europea conferma la sua scelta di potenza pacifica e mette formalmente in comune la propria politica di non proliferazione nucleare e di contrasto alle armi di distruzione di massa. La scelta vale per l'Europa, ma è anche la valorizzazione del Trattato di non proliferazione nucleare a livello globale. Bisogna battersi perché i suoi membri perseguano il disarmo del continente convincendo la Francia e il Regno Unito ad applicare la parte del Trattato che li riguarda direttamente, in modo che l'Europa possa dichiararsi zona libera da armamenti nucleari. ![]() |
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9 agosto 2005 | |
Elezioni in autunno nell'interesse dell'Italia Una legge finanziaria votata dai cittadini Comunque l'attuale Parlamento non ha tempo per mettere in pratica le decisioni Non c'era bisogno che un'agenzia internazionale di valutazione finanziaria desse una pagella negativa all'Italia per evidenziare lo stato di ingovernabilità dell'Italia. Appena finito agosto si riconomincerà in Parlamento con la legge Finanziaria: parole e buoni propositi, dopo che le invenzioni finanziarie della Destra nelle quattro leggi Finanziarie precedenti hanno portato al disastro in cui ci troviamo. Questa volta niente invenzioni, ma buoni propositi. Troppo poco, soprattutto perché il tempo per metterli in pratica non ci sarà. Il Parlamento smetterà di funzionare di fatto con gennaio. Tante vale chiudere subito. Meglio votare subito, meglio interrompere il teatrino delle dichiarazioni e delle indecisioni. Presentarsi agli elettori con un programma preciso, che comprenda anche i contenuto della manovra economica per il 2006, rinnovare il Parlamento, fare un governo vero e provarci. ![]() |
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19 luglio 2005 | |
Il rifinanziamento presentato come un atto burocratico Missioni militari all'estero poco valorizzate dalla Destra Occorre indicare missione per missione finalità e durata Il numero di persone impiegato dall'Italia nelle missioni militari internazionali è notevolissimo, tanto che l'Italia rappresenta il terzo Paese al mondo quanto al personale.Si tratta di un impegno che non ha proporzione con il ruolo attribuito all'Italia nel contesto internazionale, visto che l'Italia è stata recentemente esclusa da importanti tavoli negoziali in ambito europeo. L'impegno militare italiano risultato sproporzionato anche rispetto alle possibilità finanziarie del nostro Paese. Circa 350 milioni di euro, pari a circa 700 miliardi di vecchie lire, da spendere nei prossimi sei mesi per essere presenti in Afghanistan e in varie forme in Bosnia, in Kosovo, in Fyrom, in Albania, a Hebron, in Etiopia, in Eritrea, in Sudan, in Congo-Kinshasa, e tutto questo per conto delle Nazioni unite, della Nato e dell'Unione europea. La permanenza in queste aree varia dai più di dieci anni per la Bosnia o per Hebron ai pochi mesi del Sudan. Tale impegno finanziario risulta ancor più sproporzionato ove lo si confronti con le risorse destinate alla cooperazione internazionale, che raggiungono appena lo 0,1 per cento del Pil. ![]() |
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26 giugno 2005 | |
L'Ulivo non rinunci a darsi una linea italiana L'Europa al centro delle Primarie nell'Unione Dopo la micidiale miscela sinistra-destra del referendum in Francia, le politiche europee vanno chiarite ai cittadini come parte essenziale delle politiche italiane, anche perché né Blair né Chirac meritano tifoserie In Francia è risultata micidiale l'alleanza di una parte della Sinistra con chi rifiuta l'Europa non per le sue politiche ma per la sua stessa esistenza. Per questo qui in Italia il centrosinistra non può rinunciare ad un dibattito pubblico sul ruolo che intende far svolgere all'Italia in Europa e all'Europa in Italia. L'Unione ha deciso di utilizzare lo strumento delle elezioni primarie per individuare (o meglio rafforzare) la propria guida sia nella proposta programmatica (ora), che nella realizzazione del programma (una volta ottenuto il consenso dei cittadini). Le Primarie dovranno essere anche lo strumento per verificare le linee del programma e quindi misurare la convergenza su scelte decisive per l'Italia e per i cittadini italiani. L'Europa è una di queste scelte. Le elezioni primarie sono dunque lo strumento per creare sulle questioni europee una posizione ampiamente maggioritaria, moderna, esplicita verso le maggiori preoccupazioni e le più profonde paure dei cittadini. Una posizione italiana, che nasca cioè dagli obiettivi che il centrosinistra propone all'Italia in Europa. Dopo la rinuncia a costituire un gruppo unico al Parlamento europeo da parte degli eletti nella lista dell'Ulivo, almeno si eviti che il dibattito nell'Ulivo si riduca tra coloro che sostengono Blair e quelli che sostengono Chirac. ![]() |
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18 giugno 2005 | |
La generosa scelta del leader dell'Unione e dell'Ulivo Il bisogno di un governo di Romano Prodi Le elezioni primarie sono la novità in grado di attivare tutte le risorse dei partiti e tutti gli entusiasmi dei cittadini La scelta generosa fatta da Romano Prodi di prendere atto dell'orientamento ampiamente maggioritario nella Margherita sulla lista per la quota proporzionale è la risposta al bisogno della società italiana. Una risposta di governo, prima che di partito: di fronte alle insicurezze drammatiche della società italiana, di fronte alle decine di posti di lavoro che saltano anche nel "mitico Nordest", la "politica" può attendere. Prima viene il governo; il bisogno di governo. Dicono che Romano Prodi sia stato indebolito da queste settimane. Sono valutazioni che valgono solo "a Roma". In Italia, tra gli italiani, Romano Prodi riemerge come lo statista, come l'uomo di governo che ha a cuore l'Italia prima ancora della politica, che tiene conto della realtà prima ancora delle promesse elettorali. Tra gli italiani Romano Prodi è ora più forte. Come nell'autunno del 1996, quando da presidente del Consiglio ebbe il coraggio di smentire la sua promessa elettorale sulle tasse e propose agli italiani di "agganciare l'Europa" che ci stava escludendo. I cittadini gli diedero ragione. Anche in questa occasione ne rafforzeranno figura e ruolo di Romano Prodi. ![]() |
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1 giugno 2005 | |
La Festa del 2 giugno: più compleanno che commemorazione La rivoluzione italiana comincia con il voto delle donne Il percorso verso la Costituzione condivisa: un esempio per l'Europa di oggi Con questo 2 giugno 2005 comincia un lungo compleanno. Una lunga festa di compleanno: non dunque una ricerca storica, ma un'esperienza di vita presente, di speranze e di confronti, capaci di cambiare il futuro. Il 2 giugno del 1946, con il referendum istituzionale a suffragio universale, in Italia fu scelta la forma di governo repubblicana. La prima rivoluzione del 2 giugno 1946 fu però il voto delle donne. Per la prima volta in Italia le donne conquistavano il diritto di dire la loro sulla vita pubblica e collettiva. La seconda rivoluzione cominciata il 2 giugno 1946 è il contenuto stesso del referendum proposto alle italiane e agli italiani. Volete la monarchia o la repubblica? Volete il re o il parlamento? Scegliendo la repubblica al posto della monarchia, mettendo la persona e non l'investitura all'origine del potere, il 2 giugno 1946 ci ha consegnato non solo una diversa forma istituzionale, ma una diversa società. ![]() |
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30 maggio 2005 | |
I francesi bocciano il Trattato costituzionale L'Europa non si accontenta dei governi Il cuore dei cittadini d'Oltralpe è rimasto al di qua degli ostacoli che il futuro presenta, ma solo i popoli potranno superarli Il 54,87 per cento di "no" e il 45,13 per cento di "sì" con un tasso di partecipazione del 69,74 per cento: la decisione del popolo francese al referendum del 29 maggio sul Trattato costituzionale europeo è chiaro. Sarà possibile continuare in Europa come se il voto di domenica 29 maggio in Francia non ci fosse stato? E se fosse possibile, sarebbe giusto? Oggi l'Europa conta nella vita di chi ci abita e nella vita di chi non ha abbastanza per essere indipendente. Questo è il messaggio del referendum francese. Di fronte a questo messaggio non è possibile continuare il percorso che i nostri governi immaginarono a Nizza per arrivare alla prima Costituzione dell'Unione. Pensarono allora di superare le loro difficoltà proponendo un balzo in avanti all'Unione. Capirono che era necessario "lanciare il cuore oltre l'ostacolo". Solo che il "cuore" ce l'hanno i popoli e non le istituzioni. E il cuore del popolo francese è rimasto al di qua dell'ostacolo. ![]() |
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30 aprile 2005 | |
Indagine del Comitato parlamentare Schengen Immigrazione: inutili le regole nazionali Un fenomeno planetario che si governa con intese multilaterali L'immigrazione incalza, incrocia, inquieta la società italiana. Le risposte legislative sono politiche, ma anche esistenziali e quindi per loro natura incomplete e modificabili. Per questo attraverso l'indagine parlamentare su "Gestione comune delle frontiere e contrasto all'immigrazione clandestina in Europa" non volevamo dimostrare una tesi, ma ricercare gli spazi e le prospettive per la gestione di una condizione umana, economica, culturale con la quale confrontarci e non tanto scontrarci. Questo è lo spirito delle conclusioni cui è arrivato il Comitato bicamerale Europol Schengen Immigrazione. Quanto ai risultati, l'indagine consente di condividere alcune constatazioni: la mobilità delle persone è condizione globale che sarebbe illusorio affrontare singolarmente dai singoli Stati; la realtà dei fatti rende velleitaria qualsiasi barriera e fa optare per regolamentazioni; le esigenze dei paesi d'origine sono almeno altrettanto rilevanti di quelle dei paesi di accoglienza degli immigrati; le risorse individuali e non solo collettive degli immigrati suggeriscono strumenti di selezione e valorizzazione delle competenze; la salvaguardia dei diritti umani è la premessa di ogni politica della mobilità economica sul pianeta. ![]() |
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24 aprile 2005 | |
Il sessantesimo anniversario della Liberazione La libertà non passa alla storia Il 25 aprile non si archivia ma si vive nelle istituzione di oggi Sessant'anni dopo il 25 aprile del 1945, la celebrazione che non è solo memoria. La Festa della Liberazione è per l'Italia il giorno del proprio futuro: lo è stata allora; lo è oggi. La Libertà, la Liberazione appartengono alle generazioni che le vivono. Basta leggere le lettere, i bigliettini, i graffiti di centinaia di combattenti alla vigilia dell'esecuzione della loro condanna a morte o di una missione rischiosissima: il nome dell'Italia, negli scritti dei partigiani, si coniuga con libertà. Questa libertà condivisa ha continuato a produrre la pace. Viviamo a sessant'anni dal 25 aprile 1945 in un'Europa Unita. Viviamo i primi sessant'anni di pace di pace in Europa. ![]() |
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3 aprile 2005 | |
Il debito del Parlamento italiano nei confronti del Papa Giovanni Paolo II: le democrazie a servizio della pace Nel novembre del 2002 non venne solo a chiedere clemenza per i carcerati Nei quasi 27 anni di pontificato Giovanni Paolo II ha parlato solo in tre parlamenti: al Parlamento europeo, l'11 ottobre del 1988, al Parlamento polacco, l'11 giugno del 1999, e al Parlamento italiano, il 14 novembre del 2002. Al Parlamento italiano Giovanni Paolo II si presenta l'anno prima della Guerra all'Iraq. Viene nel Parlamento italiano per chiedere alle democrazie, a tutte le democrazie, di mettere al primo posto nella loro agenda il tema della convivenza planetaria. Mentre dopo l'11 Settembre molti, troppi, parlavano di "scontro di civiltà" e di guerra preventiva, egli aveva teso la mano a molti, a tutti. Ora tendeva la mano anche al Parlamento italiano, sapendo che la sua parola da sola non sarebbe bastata; come non bastò. Ma neppure il Parlamento italiano avrebbe stretto la mano del Papa. Di questo i parlamentari italiani gli sono debitori. Non è un debito morale, ma un debito politico, istituzionale. ![]() |
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1 aprile 2005 | |
Un vecchio disegno politico contro la Carta fondamentale Dieci anni fa don Dossetti tornò per difendere la Costituzione La deformazione costituzionale non è solo frutto delle contingenze politiche C'era la maggioranza che c'è oggi in Parlamento quando a metà degli anni Novanta don Giuseppe Dossetti si sentì obbligato ad uscire dal "rifugio religioso" per guidare comitati in difesa della Costituzione. Con quella maggioranza, con quel clima Dossetti sentiva in pericolo l'intera Carta del 1948, perché era considerata superata la Resistenza antifascista da cui era stata concepita; erano in discussione le culture politiche che l'avevano generata e fatta maturare. Si diceva che la Costituzione era vecchia, inadatta a interpretare il nuovo. L'azione di Dossetti bloccò allora quella deriva. Ora Dossetti è morto e nessuno ha preso il suo posto, mentre Berlusconi è tornato al potere. Come allora l'immagine che si vuole dare è che la Costituzione italiana non sia adeguata alla modernità. ![]() |
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27 marzo 2005 | |
Dopo la deformazione costituzionale da parte del Senato Senza aspettare la resurrezione della Costituzione Meglio evitare che muoia e allora più che dalla trincea del referendum la si difende dall'avamposto delle elezioni regionali Articolo dopo articolo, obiettivo dopo obiettivo sono i tratti somatici del berlusconismo che si leggono chiaramente nella "Riforma dell'ordinamento della Repubblica". In particolare corrisponde alle molte affermazioni di Berlusconi la figura del premier-sovrano ben disegnata dalla deformazione costituzionale. Bossi ha offerto - come in molte altre occasioni - solo un falso obiettivo sul quale far concentrare l'attenzione degli italiani e del Parlamento. Questa repubblica fa paura. Se è così ben venga prima o poi il referendum popolare: gli italiani cancelleranno tutto e salveranno la Costituzione, quella vera. A questa certezza si sono attaccati subito molti dirigenti dell'Unione. Non c'è stata dichiarazione di voto in Senato da parte di capigruppo di una delle forze del centrosinistra che non abbia detto, rivolgendosi alla maggioranza: votatevi pure questa deformazione costituzionale, ma ci sarà il referendum e i cittadini diranno che avete sbagliato. Toni e speranze da Settimana di Passione: morte e resurrezione di una Costituzione. Alla resurrezione del referendum si sono appellati anche dirigenti autorevoli del centrodestra. ![]() |
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15 marzo 2005 | |
Antica Babilonia: missione sempre più impossibile Restituire ai militari italiani l'onore della pace Un altro soldato è morto in Iraq: lo si onori con un'inchiesta sulle condizioni di vita dei suoi commilitoni a Nassirya Il sergente Salvatore Marracino era a Nassirya come nostro militare. La sua morte quindi è un lutto anche per noi: per questo La Margherita del Senato è vicina alla famiglia del sergente morto ed è vicina ai commilitoni del 185° artiglieri paracadutisti che come lui sono a Nassirya. Certamente il sergente Marracino aveva scelto di andare in Iraq perché nel suo cuore sentiva di poter mettere a disposizione degli iracheni la professionalità di militare di pace che si era costruita in molti anni. Era lì da una ventina di giorni per sostituire un collega che aveva problemi di famiglia. L'Iraq era per lui il luogo più impegnativo in cui misurare la sua disponibilità e generosità. Ma la sua e quella dei suoi commilitoni è sempre più una missione impossibile: impossibilitati a svolgere il ruolo di pacificatori, i nostri militari sono esposti a tutti i rischi di una condizione di guerra effettiva, dentro la quale sono più probabili gli incidenti come quello che ha portato alla morte il sergente Salvatore Marracino. ![]() |
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4 marzo 2005 | |
Dimenticati i 716 mila militari che hanno scelto l'Italia Senza memoria, senza Patria La maggioranza si decide a finanziare il Sessantesimo della Liberazione, purché non se ne parli in Parlamento In Senato, visto che la maggioranza non faceva avanzare la legge sulla celebrazione del Sessantesimo della Resistenza e della Liberazione, è stato approvato mercoledì dentro un decreto-bazar l'emendamento, sottoscritto anche da me, che stanzia 3 milioni e 100 mila euro per le iniziative del Sessantesimo promosse dalle associazioni combattentistiche. Maggioranza di Destra e governo hanno accettato questo emendamento, dopo il lungo ostruzionismo da loro praticato, evidentemente perché vogliono togliere dall'ordine del giorno del Senato il Sessantesimo della Resistenza. Meglio i soldi che le idee, hanno valutato. Il fatto è che questa Destra è senza Patria perché rifiuta di condividerne la memoria. Ai suoi occhi appaiono "di sinistra" perfino le associazioni combattentistiche, colpevoli di essere depositarie della memoria dei valori per i quali in milioni hanno combattuto, in migliaia sono morti o sono stati colpiti negli affetti; colpevoli di continuare a trasferire anche nelle Forze armate di oggi quei valori e quindi di tenerli vivi e di aggiornarli, come elemento fondante dell'unità nazionale e dello spirito di Patria. ![]() |
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23 febbraio 2005 | |
Per vincere non basta prendere i voti, bisogna prendere i consensi Nessuna politica in comune tra Unione e radicali Tra centrosinistra e pannelliani ci sono differenze che bastavano ed avanzavano fin dall'inizio per non partecipare ad un'operazione mercantile, senza un'etica pubblica e civile La società per cui s'impegna il centrosinistra è alternativa alla società per cui lavorano e hanno lavorato i radicali. Se la politica è espressione di una scelta di società, nessuna politica è possibile tra centrosinistra e radicali. Nessun accordo elettorale ha senso: prendere i voti non è sufficiente per vincere; per vincere l'Unione e la Margherita devono prendere i consensi. Basta, dovrebbe bastare, questa evidenza per togliere via dalla dibattito partitico la pretesa dei radicali di trovare ospitalità o a destra o a sinistra per paura di misurarsi autonomamente con l'elettorato. Si tratta di una questione non politica, ma partitica: gli elettori sono tagliati fuori dal dibattito; i volontari della politica, quelli che si impegnano tra i cittadini - specialmente nell'area del centrosinistra - per dare il loro contributo al successo dell'Unione si sentono non solo trascurati ma addirittura usati. ![]() |
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20 febbraio 2005 | |
Sei miliardi di lire sono finora sembrati troppi al governo In ritardo al compleanno della democrazia Solo ora il Senato discute del sessantennale della Liberazione e lo fa assieme alla "riabilitazione" dei militari di Salò Il governo sta facendo fare una pessima figura al Parlamento. Senato e Camera arriveranno terribilmente in ritardo al sessantesimo compleanno della libertà e della democrazia, al compleanno della Liberazione che del Parlamento libero e democratico è la madre. Siamo ormai alla vigilia della data del 25 aprile e solo ora il Senato si è messo ad esaminare un disegno di legge che mette a disposizione 3 milioni e 100 mila euro, sei miliardi delle vecchie lire, per consentire alle associazioni patriottiche di dare il giusto risalto all'anniversario. Dalla data di approvazione in Commissione Difesa alla discussione in Aula è passato quasi un anno; era infatti dal 3 marzo del 2004 che il disegno di legge stava nell'anticamera dell'Aula del Senato. Ora ci è entrato, ma per varcare questa soglia ha dovuto farsi accompagnare. La celebrazione del sessantennale della Resistenza e della Liberazione è discussa assieme al disegno di legge sul riconoscimento della qualifica di militari belligeranti agli ex combattenti della Repubblica di Salò. Se lo sgarbo del ritardo è tutto imputabile al governo, questa imposizione del calendario è tutta della maggioranza, che evidentemente non riesce nel suo insieme a riconoscere le radici della nostra Costituzione e della nostra democrazia. ![]() |
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31 gennaio 2005 | |
Il governo non cambia il decreto su "Antica Babilonia" La missione-fotocopia è sempre meno utile all'Iraq Proprio mentre gli iracheni con le loro scelte di voto premiano i partiti che sostengono il ritorno del loro paese alla piena sovranità Il decreto legge che proroga la missione "Antica Babilonia"in Iraq è la fotocopia di quello precedente e di quello precedente ancora, come se in questo frattempo ed in particolare negli ultimi sei mesi nulla fosse cambiato, in Iraq e sulla scena internazionale. In esso non si legge nessun contributo dell'Italia al futuro dell'Iraq, quel futuro del quale gli iracheni si sono finalmente riappropriati con la loro partecipazione alle elezioni di domenica scorsa 30 gennaio. Resta dunque la presenza militare italiana in un teatro di occupazione conseguente una guerra sbagliata, condotta sulla base di false informazioni, decisa al di fuori di ogni legittimità internazionale. Il voto del centrosinistra ad un decreto fotocopia non può che essere la ripetizione di un no. Con la consapevolezza che in questa occasione alle ragioni di contrarietà derivanti da scelte sbagliate, ne se aggiungono di nuove che riguardano il nostro futuro: di noi italiani a fianco degli iracheni. ![]() |
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IL SENATORE | IN PARLAMENTO | EUROPEI | CITTÀ E PAESI DI PADOVA | IN POLITICA | ULIVO |
19 febbraio 2006 Redazione Euganeo.it |
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