4 gennaio 2015
Cambiare verso alla prossima Legge di stabilità
Famiglia e società nuovi motori della crescita
Resta attuale la proposta di un "Patto per le politiche sociali e la famiglia" da affiancare alla programmazione economica
La Legge di stabilità 2015 quanto "stabilizza" la famiglia? Quante incertezze toglie a genitori di bambini e figli di grandi vecchi? Quante sicurezze aggiunge all'abitazione? Quanto futuro costruisce per chi ha in mente di sposarsi? Misurata su fisco, debito pubblico, prodotto interno lordo e incentivi, la Legge di stabilità contiene anche alcune risposte a queste domande, ma non le considera una priorità. Non è una caratteristica solo della Legge di stabilità di quest'anno: è la natura stessa della legge (e del dibattito che sempre l'accompagna) a far apparire secondarie le questioni sociali.
Se la Legge di stabilità continua a rimanere uguale a se stessa, le questioni sociali sono state e sono tuttora moltiplicate, sommate, complicate dalla riduzione generalizzata di reddito e di opportunità familiari causata e riprodotta dalla lunga stagnazione. Si è formata in Italia - e non solo - la Questione sociale. Per questo non è più secondario all'inizio di quest'anno chiedere conto alla Legge di stabilità di quanto riesce ad rispondere alla Questione sociale.

 
11 gennaio 2015
Inaugurato a Riga (Lettonia) l'Anno europeo dello Sviluppo
L'Europa alla guida della cooperazione internazionale
Nel 2015 bilancio e continuazione degli Obiettivi del Millennio; all'Expo di Milano i temi della nutrizione

Venerdì 9 gennaio l'Europa si è ritrovata a Riga, la capitale della Lettonia, per un doppio appuntamento. Il Paese baltico ha iniziato ufficialmente il semestre di presidenza del Consiglio europeo. Nello stesso giorno è stato dichiarato ufficialmente aperto l'Anno europeo dello Sviluppo, che per tutto il 2015 accrescerà conoscenza e consapevolezza della dimensione internazionale dell'Unione Europea; dimensione ben riassunta dal motto dell'Anno dello Sviluppo: "Il nostro mondo, la nostra dignità, il nostro futuro". Il 2015 è infatti un anno speciale per la cooperazione allo sviluppo. Innanzi tutto è stato individuato come data per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio fissati nel 2000 dalle Nazioni Unite. Si tratta di obiettivi così ambiziosi e così planetari che nessuno ha la sfrontatezza di dire che siano stati raggiunti. Il 2015 è infatti l'anno in cui si deciderà il loro aggiornamento a settembre in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
A fare del 2015 un anno "straordinario" per cooperazione allo sviluppo contribuisce anche l'Italia. L'Expo a Milano ha per tema "Nutrire il pianeta, energia per la vita": sicurezza alimentare e sprechi alimentari saranno oggetto di dibattiti, di confronto di esperienze, di indicazioni di soluzioni. Proprio all'Esposizione universale di Milano si presenterà con più eventi la nuova Cooperazione italiana, la cui architettura è stata aggiornata con la legge 125 del 2014.

 
24 gennaio 2015
San Francesco di Sales patrono dei giornalisti
Per l'informazione di oggi due app di mezzo millennio fa
Umanesimo e libertà dalla violenza
Il 24 gennaio nel calendario dei Santi è la festa di san Francesco di Sales. Per la generalità dei cattolici è un santo poco noto. Per me è invece un santo noto, perché dal 1923 san Francesco è stato dichiarato patrono dei giornalisti ed è quindi anche mio patrono.
Quanto può servire un insegnamento di quasi mezzo millennio fa? Il santo patrono dei giornalisti è infatti vissuto tra il Cinquecento e il Seicento.
"San Francesco di Sales è un testimone esemplare dell'umanesimo cristiano" ha scritto papa Benedetto XVI. L'umanesimo è un bisogno della nostra cultura e della nostra informazione contemporanea. Dall'umanesimo e dalla sua spiritualità ricava la sua concezione della libertà. In una lettera del 1604 scrive: "Vi lascio lo spirito di libertà, non già quello che esclude l'obbedienza… ma quello che esclude la violenza". Non c'è infatti violenza nella sua comunicazione: nella predicazione, negli incontri personali, negli innumerevoli scritti. In un tempo in cui il genere letterario più voga è l'invettiva il vescovo Francesco di Sales adopera parole pacate, si serve dell'argomentazione, condivide la ricerca.
Un santo così lo sento proprio un patrono per chi si dedica oggi alla divulgazione.

 
30 gennaio 2015
Un dialogo certamente difficile dopo le promesse elettorali
Con più Europa Tsipras può difendere i greci impoveriti
La crisi umanitaria è una realtà, così come la scelta europea di investimenti pubblici: si parta da qui

In Grecia non c'è più solo una crisi finanziaria; c'è una crisi umanitaria. Nella discussione si parta da qui e proprio qui l'Europa (assieme alla Grecia) trovi politiche finanziarie ed economiche che effettivamente sostengano la parte debole della popolazione.
Nei primi approcci con l'Europa sia il primo ministro Alexix Tsipras sia il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis hanno scelto la linea dura, come se stessero ancora cercando voti fra i greci. Certo non è prevedibile che sia un dialogo facile. Syriza ha vinto le elezioni con una serie di proposte (e di promesse) che occorre ora misurare anche al di fuori della Grecia. La vera carta, anche in questo passaggio, non è ridurre l'Europa ma avere più Europa. È la carta che ha in mano soprattutto Tsipras: sfidare l'Europa sui suoi valori e soprattutto sulle sue prospettive; in particolare sulle prospettive dell'euro al quale al momento della nascita era stata promessa una Unione Economica e Monetaria vera con l'integrazione delle politiche fiscali e degli investimenti. La promessa è ancora da mantenere; realizzarla adesso è il momento buono.
 
4 febbraio 2015
La "centralità istituzionale" delle persone
anche nell'attuazione della Costituzione

Per Sergio Mattarella la Repubblica ha i volti degli italiani
Con lui arriva al Colle il cattolicesimo democratico,
capace di misurarsi con le cose nuove e con le cose imprevedibili

Sergio Mattarella ha dato un volto - tanti volti - alla Repubblica nel suo discorso di insediamento davanti al Parlamento. Sa bene - e lo ha richiamato nello stesso discorso - che proprio quel Parlamento è impegnato ad aggiornare le "strutture" della Repubblica (l'impianto istituzionale, la legge elettorale). Proprio per questo - senza fare lezioni di diritto costituzionale ma dando voce ai milioni di "concittadini" italiani - ha raccontato la sua visione della società: è la visione cristiana che mette al centro le persone che ne fanno parte e modella le strutture sociali al volto delle persone e non viceversa.
Anche altre parole del cattolicesimo democratico hanno innervato la presentazione che di sé il presidente Matterella ha fatto ai concittadini italiani attraverso il Parlamento. Ritornano così all'attenzione dell'opinione pubblica un pensiero ed uno stile che hanno una continuità nella vita democratica italiana e che sono stati via via impersonati e aggiornati da figure alimentate prima dalla Costituzione e poi dal Concilio Vaticano II. Figure capaci di "discernere", cioè capaci di dialogare con la società; cristiani laici, che continuano ad ascoltare la lezione politica del beato Papa Paolo VI. Con Sergio Mattarella questa lunga storia arriva al Colle. E anche questa volta sarà capace di misurarsi con le cose nuove e anche con quelle imprevedibili.

 
10 febbraio 2015
Con i tagli micidiali al Fondo per l'editoria duecento giornali a rischio
L'Italia di provincia sta perdendo la voce
La Costituzione è una buona base di partenza per affrontare un tema di libertà e di democrazia
Meglio andare al cinema che leggere un giornale: l'invito è del governo; non è scritto con le parole, ma con i numeri degli stanziamenti pubblici; e i numeri sono spesso - come in questo caso - più convincenti delle parole. Eccoli: il Fondo per l'editoria è passato dai 172 milioni di euro del 2013, ai 130 del 2014 ai 107 del 2015, con previsione di scendere a 103 dal 2016.
Senza un cambio di politica da parte del governo, potrebbero essere circa tremila i posti di lavoro che si perderanno (tra giornalisti, grafici, poligrafici, amministrativi). Complessivamente circa 300 milioni di copie di giornali non verranno più stampate, con conseguenze dirette per tipografie, pubblicità, trasportatori, distributori ed edicole. Per i lettori si tratterà di 500 mila pagine in meno di informazione. E si tratta in gran parte di quotidiani locali, settimanali diocesani, periodici di comunità, riviste di idee. Per la grande maggioranza si tratta di società editoriali senza scopo di lucro o di cooperative.
Per invertire la tendenza e bloccare questa emorragia è in corso la campagna nazionale "Meno Giornali = Meno Liberi". L'hanno lanciata e la sostengono nove fra associazioni e sindacati del settore.

 
16 febbraio 2015
Il negoziato per un accordo sugli scambi dei servizi a livello globale
Salute, istruzione e acqua non sono merci
Vanno tenute fuori dalla concorrenza e la titolarità deve rimanere pubblica

La settimana scorsa a Ginevra ha preso il via un'ulteriore sessione di consultazioni per il "Trade in Services Agreement", che il sito della Commissione Europea descrive così: "L'accordo sugli scambi di servizi (TiSA) è un accordo commerciale che viene attualmente negoziato tra 23 membri dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization), tra cui l'UE. Insieme, questi paesi rappresentano il 70% del commercio mondiale di servizi".
Le prestazioni di servizi sono le più varie: comunicazioni, trasporti, distribuzione, turismo, cultura, sport, scuola, servizi finanziari, servizi ambientali (acqua, smaltimento di rifiuti), sanità, servizi sociali. Alcune di queste prestazioni sono servizi pubblici: la titolarità e l'organizzazione sono cioè in capo allo Stato, anche se la distribuzione avviene o può avvenire in compartecipazione con il privato sociale o con il privato commerciale. Il servizio però è unico e non è soggetto a concorrenza. La logica è che salute, scuola, acqua (per fare qualche esempio) non sono una merce ma componenti della cittadinanza.
Se questi servizi vengono messi in concorrenza, diventano merce e non più condizione di cittadinanza. Addirittura con le loro tasse i cittadini finanziano non più un servizio pubblico ma i bilanci di società che hanno come finalità il guadagno.

 
22 febbraio 2015
Dopo aver scelto di "cambiare verso", ci tocca la scelta decisiva:
il "verso", il nostro destino

La direzione dell'Italia per allontanarsi dal declino
È la politica che parte dalla persona e ritorna alla persona. È il verso giusto
La democrazia italiana va verso una redistribuzione dei poteri, con una modifica profonda dell'equilibrio che i Padri costituenti hanno architettato dopo l'esperienza del fascismo. Si restringono i "contenuti" della politica nella convinzione (o nella speranza) che così si riducano le contrapposizioni e si possano ottenere migliori risultati: in voti per i partiti, in benessere per i cittadini.
È il verso giusto? Per sciogliere questo dubbio è necessario decidere quale sia la finalità del buon governo e quali siano i contenuti del benessere delle persone. Le questioni non sono di filosofia politica, di cui pure abbiamo bisogno per capire le relazioni tra persone, comunità e globalizzazione. Le questioni toccano la vita di milioni di persone.
Per descriverle Sergio Mattarella ha usato le parole dell'articolo 3 della Costituzione e ha detto che sono di oggi; come di oggi è il suo cattolicesimo sociale; come di oggi sono Giorgio La Pira e Don Lorenzo Milani. È la politica che parte dalla persona e ritorna alla persona. È il verso giusto.

 
1 marzo 2015
Il governo esautora i sindaci dal controllo dei giochi d'azzardo
"Statalizzare" le slot machine non le renderà più sicure
Un fondo per le "buone cause": meglio spenderlo in prevenzione
Molti italiani pagano le tasse per gioco. Da tutti i giochi d'azzardo (legali) nelle casse dello Stato entrano ogni anno 8 miliardi di euro: un'enormità, se confrontata ad esempio con la Tasi sulla prima casa, che di gettito porta 4 miliardi. Viene quindi spontaneo al governo Renzi mettere al sicuro questa entrata, di cui peraltro i contribuenti non si lamentano. Lo fa con un decreto legislativo sui giochi legali, previsto dalla legge delega (Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita) del marzo dello scorso anno.
Le regole individuate dal governo sembrano andare nella direzione del controllo. Il limite della proposta del governo è che le regole sono "solo" statali. Invece non è "solo" questa la volontà del Parlamento scritta nella legge delega. Invece non è "solo" questa l'esperienza accumulata negli anni a livello territoriale (comunale e regionale) nella limitazione del danno sociale di questa attività.
Intanto sono davvero un gran numero questi malati: 800 mila italiani sono già certificati come affetti da ludopatia; altri due milioni sono considerati a rischio.

 
8 marzo 2015
Cinquant'anni dopo la "Domenica di Sangue" per il movimento per i diritti civili degli afroamericani
Sul ponte di Selma, piccolo paese dell'umanità,
ad incontrare l'America che vogliamo

Barack Obama dice ai giovani di tutto il mondo che quella marcia non è ancora conclusa

Sabato 7 marzo 2015, Selma (Alabama): ricordiamoci questa data, ricordiamoci questo luogo. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama va lì per ricordare, ma dice parole che dovranno essere citate in America, nel mondo.
In America quelli che sono giovani ricorderanno che il presidente ha detto che la loro nazione è pronta a mettersi al loro seguito. Non è il presente a preparare la strada al futuro; è il futuro che trascina il presente.
Nel mondo tutti possiamo ora incontrare l'America che vogliamo: non la "superpotenza del bene" che comanda con la ricchezza, la tecnologia e le armi, ma un popolo che contagia il mondo con la sua libertà.
Questa libertà contagiosa è probabilmente la risposta decisiva al fanatismo, alle chiusure, alla ferocia che riaffiora da secoli lontani. È già successo. Succederà di nuovo. L'America si è ritrovata a Selma per testimoniarlo.
Domenica 7 marzo 1965, Selma, Alabama: Martin Luther King, premio Nobel per la Pace, sceglie il piccolo paese di Selma come luogo simbolo della battaglia per il diritto di voto degli afroamericani;: quel giorno sarà ricordato per sempre come il "Bloody Sunday" statunitense, la "Domenica di Sangue".
Con Barack Obama anche noi ci ricorderemo del 7 marzo: quello del 1965, quello del 2015, sempre a Selma, piccolo paese dell'umanità.

 
15 marzo 2015
Ritorna in Parlamento un tema lasciato in silenzio da 15 anni
Detrazioni fiscali per le spese scolastiche:
parità tra famiglie e tra scuole

Un cammino iniziato nel 2000 dall'Ulivo ed abbandonato dalla Destra

Una parte del sistema formativo, quello costituito dalle scuole paritarie, era stato praticamente assente nel dibattito preliminare sulla riforma della scuola. Ora finalmente il tema è riapparso ed anche con posizioni ed idee che riportano a quindici anni fa, alla grande riforma culturale e strutturale per la scuola italiana costituita dalla legge 62 del 2000, con la quale l'Ulivo - era ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer - ha riconosciuto in Italia un unico sistema nazionale dell'istruzione pubblica, composto da scuole statali e paritarie. Per dare sostanza economica a questa scelta, mi pare buona la soluzione che in molti sostengono in questi giorni: lo strumento fiscale.
La strada delle detrazioni fiscali è coerente con la Costituzione: si sostengono le famiglie, non si finanziano le scuole. Inoltre le detrazioni fiscali sono possibili per le spese nell'intero sistema pubblico di istruzione, quindi non solo per le paritarie, ma anche per le statali (che sempre di più stanno chiedendo compartecipazioni alle famiglie): poiché è un sistema sul quale lo Stato esercita un controllo e dove i titoli di studio hanno lo stesso valore, è naturale che progressivamente le famiglie siano anch'esse poste sullo stesso piano.

 
22 marzo 2015
Si sta definendo il Fondo europeo per gli investimenti strategici
L'Europa ritorna al lavoro
Le istituzioni dell'Unione impegnate a rendere operativo lo strumento a metà anno anche con il contributo dei Parlamenti nazionali
Al Consiglio europeo del 19 e 20 marzo a Bruxelles il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi si è portato dietro una serie di indicazioni che gli erano state affidate dai parlamentari italiani. In particolare i senatori mercoledì scorso, dopo averlo ascoltato a Palazzo Madama, hanno detto a Matteo Renzi di fare particolare attenzione al Fondo europeo per gli investimenti strategici.
A questo Fondo il Senato ha fatto riferimento nei primi quattro punti della risoluzione approvata al termine della discussione, risoluzione nella quale il Fondo ritorna anche nella parte che riguarda le scelte europee in materia di energia.
La priorità che il Fondo riveste a giudizio dei senatori è giustificata certo dai contenuti del Fondo, ma prima ancora dalla scelta politica che è alla base della sua nascita: è la prima iniziativa presa dalla nuova Commissione europea, guidata da Jean-Claude Juncker, con la quale al centro dell'agenda politica dell'Unione Europea non sono più le cosiddette riforme strutturali e il rigoroso risanamento della finanza pubblica, ma il raggiungimento di accettabili tassi di crescita dell'economia europea.

 
29 marzo 2015
Non c'è più solo il tema della sostenibilità finanziaria per le Regioni
La salute insostenibile per le famiglie
Si sta riducendo la cura per la prevenzione e il mantenimento,
ma così si accrescono i rischi dell'emergenza e dell'urgenza sanitarie

Si fa pressante anche in Veneto una condizione finora poco valutata a livello sia regionale sia nazionale: la sostenibilità della propria salute da parte delle famiglie. È successo infatti, e continua a succedere, che una parte rilevantissima dei "risparmi" della Sanità non derivino da una più economica erogazione dei servizi, ma dall'imposizione di spese a carico delle famiglie. Non si tratta solo di ticket. Le liste d'attesa insopportabili costringono a rivolgersi al privato a pagamento. La riduzione dei tempi ospedalieri riconsegna alle famiglie persone non ancora valide e quindi bisognose di assistenza e riabilitazione, solo sulla carta e non nei fatti assicurate a domicilio: e sono altre spese per le famiglie, sia in denaro sia in riduzione di capacità lavorative. In Veneto la giunta di Zaia ha bloccato da molti anni il valore della quota sanitaria nelle case di riposo: la conseguenza è che parte crescente delle spese sanitarie finisce nella quota alberghiera.
Ora siamo al punto che questo deficit non è più sopportabile dalle famiglie. Ora il deficit nei bilanci familiari produce una minore cura per la prevenzione e per il mantenimento, con la conseguenza di accrescere i rischi dell'emergenza e dell'urgenza sanitarie e quindi del ricorso all'ospedale.

 
5 aprile 2015
Cinque anni non sono bastati per attuare la legge sulla non-autosufficienza
La vecchiaia non è diventata una sfida per il Veneto
Mezzo milione i veneti che stanno facendo fronte a crescenti carichi
di cura ed economici

Il Veneto è diventato un po' più vecchio negli ultimi cinque anni: ora le persone che superano i 65 anni sono un milione e 300 mila (un abitante su cinque della regione). Gli anziani vivono ancora più a lungo e quindi sono più numerosi quelli che ad un certo punto non ce la fanno più da soli: la non-autosufficienza da età in Veneto riguarda 135 mila persone direttamente; e altrettanto direttamente almeno altre 300 mila, cioè i loro familiari che se ne prendono cura. Quindi quasi mezzo milione di persone stanno già vivendo in Veneto in una situazione destinata a diffondersi: si vivrà più a lungo, ma si conviverà più a lungo anche con malattie croniche. E già ora questo mezzo milione di veneti verifica che i soldi non bastano.
Mentre questo succedeva e succede la giunta regionale del Veneto, presieduta da Luca Zaia, e la maggioranza di Destra del Consiglio regionale hanno fatto passare questi cinque anni di legislatura senza fare nulla. Non sono riuscite neppure a dare attuazione alle leggi che hanno votato.
L'aver considerato l'anziano non autosufficiente una merce da affidare al mercato è la più pesante eredità che la giunta Zaia lascia al nuovo governo del Veneto. Nel dare finalmente attuazione alla legge regionale del 2009 sulla non-autosufficienza bisognerà dunque ricostruire una cultura della vecchiaia e dell'assistenza ricentrata sulle persone e non sul profitto.

 
19 aprile 2015
Il richiamo della Santa Sede
nella presentazione del suo Padiglione ad Expo 2015

Il cibo è un bisogno: anche in Italia, anche in Europa
La Commissione europea avvia il programma FEAD
per rispondere alle richieste alimentari dei propri cittadini

Ha per tema "Non di solo pane" il Padiglione della Santa Sede ad Expo 2015. Alla sua presentazione, martedì 14 aprile nella Sala Stampa del Vaticano, si è tuttavia parlato soprattutto di pane: il pane che non c'è, anche in Italia. Non stiamo subendo una carestia. "Nel nostro Paese non è in atto un'emergenza alimentare in senso stretto - imputabile ad una riduzione delle quantità di cibo disponibile - quanto un'emergenza economica che, a causa di una riduzione generale dei consumi, sta determinando significative conseguenze anche sul fronte alimentare", ha riassunto mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana.
Oggi in Italia oltre 4 milioni di persone (di cui il 70 per cento cittadini italiani) sono sotto la soglia della povertà alimentare. Da parte sua la Commissione europea ha stanziato circa 3,8 miliardi di euro destinati a quattro milioni di persone in difficoltà. La decisione della Commissione tiene conto di alcuni dati raccolti nel 2013, secondo i quali circa il 24,5 per cento della popolazione europea si trovava a rischio di esclusione sociale o in una situazione di povertà.

 
1 maggio 2015
Il "segnavia" di Papa Francesco
all'inaugurazione dell'Esposizione universale di Milano

L'Expo riuscirà
solo se produrrà un grande progetto di solidarietà

I visitatori hanno anche la guida della Carta di Milano
Apre l'Expo di Milano. "Nutrire il pianeta, energia per la vita", il tema dell'Esposizione universale. È il tema che mi interessa. I violenti che hanno saccheggiato Milano vorrebbero che si parlasse di loro. In questo primo giorno di Expo voglio restare al tema. Matteo Renzi ha fatto storpiare l'Inno di Mameli durante l'inaugurazione: vorrebbe che si parlasse di lui. Resto al tema, anche in questo caso.
È di questo che il mondo ha bisogno; se sarà all'altezza di questo sfida, l'Expo di Milano, il governo Renzi, l'Italia saranno ricordati e citati. In alternativa, finita la sagra - è una delle possibili fruizioni dell'evento - resteranno i padiglioni, qualche problema urbanistico, ulteriore cemento.
Sul tema è rimasto strettamente Papa Francesco. Del resto è un tema che gli è caro: il cibo come diritto, la cultura dello spreco, le periferie esistenziali tornano quasi sempre nei suoi interventi. Il suo videomessaggio di oggi è una sintesi della sua incessante predicazione.

 
6 maggio 2015
Le difficoltà (disoccupazione, immigrazione) si superano con "più Europa"
I cittadini al governo dell'euro con il voto dei loro parlamenti
Con la sola gamba monetaria l'Unione europea va necessariamente lenta: bisogna dargliene due
L'Europa non è un obbligo, ma un'opportunità anche oggi. Buona parte delle difficoltà attuali (sia quella economico-finanziaria sia quella dell'immigrazione) nascono non dall'Europa, ma dalla frenata che la costruzione progressiva dell'Unione Europa ha subito in questo nuovo secolo. Gli Stati membri non hanno consentito il consolidarsi di una politica estera comune e neppure hanno favorito il formarsi progressivo della Fiscal capacity europea, cioè di una politica fiscale comune, come seconda gamba accanto a quella monetario: con una gamba sola di passi se ne fanno pochi e lenti.
È il tempo per mettere a frutto al meglio le decisioni della Banca centrale europea e rendere l'Eurozona più solida, più coesa e più attraente quando si concluderanno gli interventi della Bce.
Ogni potenziamento delle scelte economiche comuni deve essere accompagnato da un potenziamento del controllo democratico su queste scelte. Parlamenti nazionali e Parlamento europeo devono non solo essere coinvolti, ma poter decidere su questa materia.

 
10 maggio 2015
L'incontro in Vaticano e il prossimo viaggio papale a Cuba
Chi si è convertito se Raúl Castro torna a pregare?
L'eloquenza dei doni scambiati tra Papa Francesco e il presidente cubano

Fino a stamattina il presidente cubano Raúl Castro aveva una certezza riguardo alla pratica religiosa: "Non chiedetemi di andare a messa perché mi sono bastate quelle che ho ascoltate da ragazzo quand'ero in collegio dai gesuiti". Poi stamattina si vede per un'ora proprio con un gesuita, che parla spagnolo come quelli che a Belén hanno educato lui e suo fratello Fidel, e gli viene qualche dubbio: "Dal colloquio sono uscito molto colpito per la sua saggezza e modestia, per tutte le virtù che conosciamo in Francesco. Come ho detto al circolo dei dirigenti del mio paese, leggo tutti i discorsi del Santo Padre e se continua a parlare così, prima o poi anch'io che sono comunista ricomincerò a pregare. E non lo dico per scherzo. Forse tornerò nella Chiesa cattolica". E non è proprio chiaro - dalle parole di Raúl Castro - se questo "ritorno" dipenda da un cambiamento suo o da un cambiamento della Chiesa; cioè se sia lui che si riconvertito o se sia la Chiesa che oggi è come se la immaginava da ragazzo.
Non diventerà una data storica questa domenica 10 maggio 2015 con l'incontro in Vaticano tra Papa Francesco e il presidente di Cuba Raúl Castro. È piuttosto uno di quei giorni che i protagonisti ricordano volentieri, perché si è camminato insieme ad altri nella direzione che pare giusta.

 
23 maggio 2015
La beatificazione dell'arcivescovo di San Salvador a 35 anni dall'uccisione
A mons. Romero basta il Vangelo per essere martire
Per i suoi assassini deve essere chiaro che muore perché è un prete: ora è il primo martire del Concilio Vaticano II
Il più piccolo paese dell'America latina, El Salvador, è da sabato 23 maggio 2015 la patria del primo martire del Concilio Vaticano II, il primo martire di una Chiesa che si fa popolo, per condividere speranze di giustizia, di pace, di amore. Trentacinque anni dopo il suo assassinio, mons. Oscar Romero è beatificato a San Salvador, la capitale di cui era arcivescovo al momento dell'uccisione.
Con questa beatificazione la Chiesa universale condivide la storia di sofferenza e di ribellione dell'America Latina; storia prima evangelica che politica, perché la scelta di difendere i poveri in quanto segno di Cristo è eminentemente religiosa. E chi ha ucciso mons. Romero non lo ha fatto per contrapposizione politica, ma in "odio alla fede", in odio ad uno dei pilastri del cristianesimo: la difesa dei poveri. Tempo ne è comunque passato dall'assassinio. La Chiesa si è trovata a rispondere ad una domanda terribile: è possibile che un martirio per la fede sia inflitto da altri cattolici? Come è possibile che martire e carnefice abbiano la stessa fede? L'alternativa a questa domanda (e alla relativa risposta) era prendere atto di un assassinio politico, come ha sostenuto a lungo una parte della stessa Chiesa latino-americana. Mons. Romero era un padre e un pastore, non un politico. Gli bastava il Vangelo per scegliere. Gli basta il Vangelo per essere martire.

 
24 maggio 2015
Un secolo dopo l'entrata dell'Italia nella Grande Guerra
Il 24 maggio suona il silenzio
Non c'è "una inutile strage" da celebrare; ci restano milioni di morti da onorare: questa volta anche quelli a cui fu tolto l'onore di caduti
All'inizio me l'hanno raccontata così, a scuola: "Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il ventiquattro maggio". È la "leggenda del Piave" e interpreta l'entrata in guerra dell'Italia nel conflitto europeo scoppiato un anno prima, appunto il 24 maggio 1915.
Alla fine del conflitto mondiale l'Italia si troverà dalla parte dei vincitori, ma non abbiamo comunque una guerra da "celebrare" il 24 maggio. Molto opportunamente l'unico gesto corale che il governo ha proposto a istituzioni, società civile e mondo dello sport per domenica 24 maggio alle 15 è un minuto di raccoglimento: il gesto che accompagna la pietà per i morti. La morte è l'incontrastata dominatrice della Grande Guerra: solo tra gli italiani è costata 650 mila caduti militari e 600 mila vittime civili, molte delle quali causate da fame e malnutrizione o dall'influenza spagnola conseguenza delle condizioni precarie dovute alla guerra.
Alcuni italiani avevano cominciato a morire anche prima del 24 maggio 2015: erano i militari trentini di lingua italiani, arruolati nell'esercito austro-ungarico nell'estate del 2014 e inviati prevalentemente sul fronte russo, lontani da casa, per evitare "contaminazioni". Questi altri italiani entrano nel "conto generale" della guerra mondiale: una carneficina con 10 milioni di morti, milioni di feriti e mutilati, e avanti negli anni milioni di vedove e di orfani.

 
31 maggio 2015
La Giornata nazionale del Sollievo
Lenire il dolore salva la persona
Una cultura sanitaria non ancora sufficientemente orientata alle cure palliative, mentre si allarga il numero di chi ne ha bisogno
Si continua a morire di dolore. Per i medici sei vivo, ma il dolore cronico ti uccide nella personalità con la depressione, ti uccide le relazioni con l'isolamento, ti uccide nell'indipendenza con il licenziamento. L'ospedale e le cure farmacologiche sono prevalentemente orientate a sconfiggere la malattia che genera il dolore, considerato un pegno da pagare: inevitabile, anche nella percezione dei malati.
Proprio inevitabile? Papa Francesco - come spesso sa fare - ha ben riassunto questa condizione all'inizio di marzo, quando è intervenuto all'Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, che stava riflettendo su "Assistenza all'anziano e cure palliative". Ha detto il Papa: "Apprezzo il vostro impegno scientifico e culturale per assicurare che le cure palliative possano giungere a tutti coloro che ne hanno bisogno. Incoraggio i professionisti e gli studenti a specializzarsi in questo tipo di assistenza che non possiede meno valore per il fatto che "non salva la vita". Le cure palliative realizzano qualcosa di altrettanto importante: valorizzano la persona".
Parole certamente care al promotori della Giornata nazionale del Sollievo che si celebra domenica 31 maggio.

 
7 giugno 2015
I referendum francese e olandese del 2005
Dieci anni dopo l'affossamento della Costituzione europea
I bisogni sono sempre gli stessi: una dimensione demografica, una forza economica e una capacità decisionale adeguate alla globalizzazione
Sono passati dieci anni dai due referendum, prima quello francese poi quello olandese, che interruppero la ratifica del Trattato che istituiva la Costituzione europea. Tra la fine di maggio e l'inizio di giugno del 2005 il lungo e faticoso cammino che aveva dato all'Europa una dimensione continentale e una moneta unica si fermò. E poiché la strada dell'Europa è necessariamente in… salita, fermare il passo ha significato scivolare indietro. Senza una Costituzione, quindi senza una base giuridica rafforzata, la dimensione continentale e la moneta unità da opportunità e speranze si sono trasformate in vincoli e delusioni.
Ogni volta - e succede quasi ogni giorno - che ci si lamenta per "l'assenza dell'Europa" bisognerebbe ritornare a quel 2005 e allo scivolamento indietro cominciato allora. I bisogni sono infatti sempre gli stessi per i quali sono stati realizzati l'allargamento e l'euro e per i quali era stata progettata la Costituzione europea: avere una dimensione demografica, una forza economica e una capacità decisionale adeguate alla globalizzazione.

 
14 giugno 2015
Più di 100 milioni di cristiani subiscono discriminazioni, persecuzioni
o atti di violenza a causa della loro fede

La persecuzione globalizzata
alimenta l'ecumenismo del sangue

Il fanatismo religioso è la maschera indossata dai persecutori
(o fatta indossare alla popolazione) per far passare in secondo piano
altre motivazioni o altri interessi

Cinquanta lumini sono stati accesi sul sagrato del duomo di Perugia la vigilia di Pentecoste: un lumino per ciascuno dei cinquanta Stati del mondo nei quali i cristiani sono perseguitati e discriminati. Proprio con il loro numero quelle luci consentono di vedere una situazione che il susseguirsi della cronaca spesso nasconde: l'accanimento a livello mondiale contro i cristiani. La persecuzione è globalizzata. Si tratta - ci ha richiamato Papa Francesco - "dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di essere cristiani. Loro sono i nostri martiri di oggi, e sono tanti, possiamo dire che sono più numerosi che nei primi secoli".
Trovare la Corea del Nord in cima alla lista dei cinquanta paesi nei quali i cristiani sono perseguitati aiuta a capire che le motivazioni dell'attacco ai cristiani non sono prevalentemente di origine religiosa e non è solo l'estremismo islamico a privare i cristiani dei diritti essenziali.
Ad entrare nel dettaglio della lista si "legge" che il fanatismo religioso è la maschera indossata dai persecutori (o fatta indossare alla popolazione) per far passare in secondo piano altre motivazioni o altri interessi.

 
20 settembre 2015
Sono passati vent'anni dalla Quarta Conferenze sulle donne a Pechino
I traguardi delle donne non sono mai definitivi
Rimettere insieme mamme e bambini potrebbe essere il prossimo traguardo: pur essendo titolari di diritti specifici, il loro destino è strettamente correlato
Il 2015 è un anno di bilanci e di propositi in materia di parità tra donne e uomini in tutto il mondo. Sono passati vent'anni dalla Quarta Conferenze sulle donne che nel 1995 richiamò a Pechino 17 mila partecipanti e i rappresentanti di 189 governi. I risultati furono la Dichiarazione di Pechino e la Piattaforma d'azione: documenti cui generazioni di donne hanno fatto e fanno tuttora riferimento e che saranno aggiornate a New York, nella Conferenza "Pechino +20" che si terrà alle Nazioni Unite.
Il Palazzo di Vetro sarà anche la sede di un'altra revisione, quella degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. La creazione di uno sviluppo sostenibile è in buona parte legata alla partecipazione delle donne alla vita sociale ed economica. L'educazione delle ragazze e delle donne ha dimostrato di contribuire in modo significativo alla riduzione della mortalità infantile. L'accesso diretto delle donne alla produzione agricola - lo si è visto in particolare in America latina - sta contribuendo alla riduzione della fame endemica.
Il fatto che le si ridiscuta, che le si aggiorni, vuol dire che molte questioni dell'agenda femminile di vent'anni fa aspettano ancora risposte o il completamento di risposte. E al riguardo le "donne di New York 2015" hanno la vista lunga, tanto da aver riassunto il loro obiettivo così: "Planet 50-50 by 2030", insomma almeno altri 15 anni per un "pianeta in parità".

 
4 novenbre 2015
Quattro Novembre: un insieme di sofferenze che fanno la nostra storia;
per questo abbiamo bisogno di risentirle

Dopo un secolo dentro la guerra con tutta la sua durezza
Lo strazio si è certo cicatrizzato nel cuore delle persone,
ma non può scomparire dalla vita di un popolo

In questo 2015, in coincidenza con il centenario della Grande Guerra, la Festa nazionale del 4 Novembre - Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate - ci riporta con tutta la sua durezza dentro la guerra. Un insieme di sofferenze che fanno la nostra storia. Per questo abbiamo bisogno di risentirle.
Anzi, a cento anni di distanza, possiamo riascoltare la storia di tutti quelli che hanno vissuto la guerra, ricomponendo oggi l'unità nazionale con tutti, anche con quelli che allora vi furono esclusi.
Così ricomposto, l'inizio della nostra storia unitaria che oggi commemoriamo ci consegna due verità collettive.
L'unità nazionale oggi come ieri si alimenta soprattutto di obiettivi condivisi, si consolida se ciascuno si sente protagonista e sente di valere per quello che è. Questa è la prima.
La conquista della pace è fatica. Non si sopravvive senza la fatica. Nulla viene regalato. Questa è la seconda verità.

 
15 novembre 2015
Lettura sociale e politica dell'enciclica Laudato si' - 1
Il Cantico delle Creature del Papa di nome Francesco
"Integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente,
per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri"

Con Laudato si', "Enciclica sulla cura della casa comune" (come specifica il sottotitolo) Papa Francesco ha saputo riunire in un unico testo, molto articolato e contemporaneamente unitario, aspetti spirituali, teologici, pastorali, formativi, scientifici, ecumenici e linee d'azione sul tema dell'ecologia.
Partendo dal problema del deterioramento globale dell'ambiente e dalle conseguenze che esso provoca sui più deboli e sugli esclusi, la Laudato si' evidenzia che "l'ambiente umano e l'ambiente naturale si degradano insieme" (n. 48) e che "un vero approccio ecologico diventa sempre più un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri" (49).
Una rapida nota: il "grido dei poveri" è anche il titolo di un celebre libro del teologo della liberazione Leonardo Boff, al quale è stata affidata la Guida alla Lettura dell'edizione ufficiale dell'enciclica nell'edizione brasiliana. Vedremo fra poco quante voci si ascoltano leggendo il testo di Papa Francesco.

 
22 novembre 2015
Lettura sociale e politica dell'enciclica Laudato si' - 2
Indirizzario planetario per la lettera sulla nostra casa comune
Solo l'intera famiglia umana può prendere in mano la terra
e continuarne la vita per l'attuale e le prossime generazioni

Con la sua proposta di ecologia integrale, l'enciclica Laudato si' è un passo ulteriore nel cammino della dottrina sociale della Chiesa: non siamo solo membri della stessa famiglia umana, che è il filo conduttore delle encicliche sociali fino ad ora, ma "essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell'universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile" (89).
Papa Francesco indirizza la sua enciclica - ed è la prima volta - ad "ogni persona che abita questo pianeta". Utilizzando questo "indirizzario planetario", prima che insegnare qualcosa, si propone di "entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune". L'indirizzario planetario non è solo una scelta - pur storica - di forma. È già un messaggio: la situazione della casa comune è tale che solo l'intera famiglia umana può prendere in mano la terra e continuarne la vita per l'attuale e le prossime generazioni.

 
29 novembre 2015
Lettura sociale e politica dell'enciclica Laudato si' - 3
Che mondo desideriamo trasmettere ai bambini
che stanno crescendo?

Papa Francesco affronta il modello delle società moderne, di cui l'emergenza ambientale è l'ultimo devastante risultato
Papa Francesco non è un papa ecologista e la Laudato si' non è l'enciclica ecologista. È invece un documento che affronta la vita dell'uomo contemporaneo, il modello delle società moderne, che si andato consolidando negli ultimi decenni puntando sulla tecnica, sul profitto e sullo sfruttamento, di cui l'emergenza ambientale è l'ultimo devastante risultato.
Assumere la prospettiva proposta dall'enciclica pone una domanda sul senso dell'esistenza e sui valori alla base della vita sociale: "Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l'ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. (…) Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l'umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra" (160).

 
6 dicembre 2015
Lettura sociale e politica dell'enciclica Laudato si' - 4
La menzogna sulla disponibilità infinita dei beni del pianeta
Siamo ad un crinale della storia dell'uomo sulla terra che impone scelte, revisioni, capacità di profezia, saggezza
La responsabilità del custodire la terra non è ancora assunta nel nostro tempo come atteggiamento personale e collettivo. Questa mancanza diventa dirompente in presenza di un problema "ancora più profondo", lo definisce l'Enciclica Laudato si': "Il modo in cui di fatto l'umanità ha assunto la tecnologia e il suo sviluppo. (…) È come se il soggetto si trovasse di fronte alla realtà informe totalmente disponibile alla sua manipolazione" (106).
Dentro il percorso della Dottrina sociale della Chiesa ci sono encicliche che - come la prima, la Rerum novarum di Leone XIII, si situano nei crinali della storia dell'umanità. Oggi siamo ad un altro crinale della storia dell'uomo sulla terra, cioè ad un punto che impone scelte, revisioni, capacità di profezia, saggezza nell'individuare la menzogna. "L'essere umano e le cose hanno cessato di darsi amichevolmente la mano, diventando invece dei contendenti. Da qui si passa facilmente all'idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a "spremerlo" fino al limite e oltre il limite" (106).

 
13 dicembre 2015
Lettura sociale e politica dell'enciclica Laudato si' - 5
Indispensabile un'autorità mondiale per l'ambiente
La politica deve recuperare la sua capacità di guida rispetto ai poteri economico-finanziari transnazionali, in funzione del bene comune
Con la politica, l'educazione, la finanza, il mercato entriamo nel cuore della dimensione sociale e politica dell'enciclica Laudato si'.
Politica e cultura non se cavano per niente bene nella globalizzazione.
L'insufficienza culturale è generata da un'informazione non adeguata ed è alimentata da consumismo. Sono componenti così decisive nel provocare il "grido della terra e il grido dei poveri" che Papa Francesco le descrive con una veemenza profetica.
Qui tocca alla politica. Meglio: deve toccare alla politica, che però è sotto attacco a livello locale e - soprattutto - a livello globale, che è il livello che ormai determina le grandi scelte La politica deve recuperare la sua capacità di guida rispetto ai poteri economico-finanziari transnazionali, in funzione del bene comune, attraverso una autorità mondiale per l'ambiente, sul modello dell'Organizzazione mondiale del commercio.

 
20 dicembre 2015
Lettura sociale e politica dell'enciclica Laudato si' - 6
L'attuale crescita non è sviluppo:
fa aumentare le diseguaglianze

La fiducia fa parte dello spirito rivoluzionario di un Papa senza mezze misure, quale è quello che l'Enciclica conferma
Se al posto del paradigma del mercato si mette il paradigma del bene comune succede una rivoluzione. Papa Francesco è chiaro in tutta l'Enciclica Laudato si': "Semplicemente si tratta di ridefinire il progresso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso" (194).
Per ripensare l'economia, volendo rispettare la casa comune, occorre aver chiara la distinzione fra sviluppo e crescita. Papa Francesco dice chiaramente che l'attuale crescita non è sviluppo, perché fa aumentare le diseguaglianze e perché mette in capo i costi maggiori ai più poveri.
Insomma è un Papa senza mezze misure, quello che l'Enciclica conferma.
La fiducia fa parte però dello spirito rivoluzionario; per questo la fiducia "inquadra" tutta l'enciclica. Fin dall'introduzione il Papa scrive: "Spero che questa Lettera enciclica ci aiuti a riconoscere la grandezza, l'urgenza e la bellezza della sfida che ci presenta".

 
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23 marzo 2020
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