21 gennaio 2018 | |
Lo stile della "mafia rurale" conosciuta da don Antonio Riboldi nella Valle del Belice si è conservato nella mafia globale di oggi Stragi di democrazia e stragi di lavoro nel "silenzio" della mafia Il processo mimetico che la criminalità organizzata ha compiuto in questi decenni sta producendo nell'opinione pubblica una "abitudine" ![]() Parla, però, la mafia. Parla nelle amministrazioni comunali; parla nei consigli di amministrazione delle aziende; parla in tedesco e in inglese, in spagnolo e in russo. Parla e si fa ascoltare al Nord e al Sud; nei paesi di Sicilia, Calabria, Campania e nelle grandi città europee ed americane. Sono parole che feriscono istituzioni ed economia, democrazia e globalizzazione. Spesso sono ferite mortali, perché istituzioni decadono e aziende falliscono. Stragi di democrazia e stragi di lavoro segnano gli anni del "silenzio" della mafia. ![]() |
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4 marzo 2018 | |
L'omosessualità tra le "parole per ferire" Una condizione esistenziale utilizzata come insulto Finisce con la condanna di due ministeri la vicenda di una patente di guida sospesa "perché gay" ![]() Dipende da che idea si ha dell'omosessualità. Spesso è una situazione esistenziale utilizzata come insulto, l'omosessualità ridotta ad etichetta: fenomeni così diffusi da essere tollerati o comunque percepiti come non pericolosi, mentre hanno un effetto a cascata su tutte le altre forme di violenza, cui forniscono l'alibi della condivisione sociale. ![]() |
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6 maggio 2018 | |
A mezzo secolo di distanza non genera solo ricordi; suscita piuttosto discussioni Il Sessantotto non è un anno ma un tempo Le esigenze di cui il movimento studentesco globale si stava allora facendo interprete erano profondamente concrete, contemporanee, non velleitarie ![]() Il Sessantotto era cominciato da tempo e neppure a Parigi. E non continuò a lungo la lotta studentesca: né a Parigi né altrove; a Parigi meno che altrove. Dura però il Sessantotto, forse perché non è un anno ma un tempo. Per questo a mezzo secolo di distanza non genera solo ricordi; suscita piuttosto discussioni. Significa che le esigenze di cui il movimento studentesco globale si stava allora facendo interprete erano profondamente concrete, contemporanee, non velleitarie. ![]() |
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13 maggio 2018 | |
La discriminazione avviene molto spesso in forme "socialmente tollerate, che non generano solidarietà Le vittime dell'omofobia "invitate" al silenzio Veglia ecumenica organizzata da numerose Chiese locali: un messaggio contemporaneamente di educazione e di accoglienza ![]() Invece nella classifica delle segnalazioni costituenti reato: le discriminazioni per credo religioso sono al secondo posto, quelle per orientamento sessuale al terzo. Il dato statistico aiuta ad entrare più in profondità nel fenomeno dell'omofobia: da un lato evidenzia che, come avviene per la violenza contro le donne, non sempre l'aggressione verbale o fisica viene denunciata per cui non lascia traccia; in secondo luogo si conferma che la discriminazione avviene molto spesso in forme "socialmente tollerate", come l'insulto verbale, che non generano solidarietà per la vittima, che è allora costretta ad "autodeterminarsi" in difesa, escludendosi dal contesto o restando in silenzio. ![]() |
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17 giugno 2018 | |
Il mondo nuovo era già cominciato: il Sessantotto ne fu insieme la sintesi e la proclamazione Una minoranza per un fenomeno planetario di massa Universitari nati e cresciuti dentro un bisogno che non era loro, ma dei loro genitori e dei loro nonni: salvaguardare i figli dall'abisso della guerra in cui loro era precipitati nella prima metà del secolo ![]() I "campi di gara" cambiavano a seconda delle condizioni dei singoli paesi: guerra e pace, dovere o diritto di studio, fame nel mondo e aumento dei consumi, classi sociali e stabilità, comunismo e democrazia, il Concilio e la sua attuazione. I "giocatori" erano sempre gli stessi: i giovani, più precisamente: i giovani studenti, ancora più precisamente: i giovani studenti universitari. Un fenomeno planetario di massa ha come promotori i componenti di un gruppo sociale limitato nel numero (mezzo secolo fa le università - non solo in Italia - non erano certo accessibili a tutti i giovani), senza potere economico, con un bagaglio culturale in formazione. Non c'era internet a far da moltiplicatore ai messaggi e la tv, più o meno a seconda dei Paesi, era una "questione di Stato". È tuttavia successo. Quegli universitari erano nati e cresciuti dentro un inedito bisogno della storia, un bisogno che non era loro, ma dei loro genitori e dei loro nonni: salvaguardare i figli dall'abisso in cui loro era precipitati nella prima metà del secolo, l'abisso della guerra mondiale, l'abisso della guerra nucleare. ![]() |
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29 luglio 2018 | |
Il Sessantotto non fu rivoluzione politica ma contestazione di milioni di persone La prima (e finora unica) rivolta generazionale della storia Come sarebbero stati questi cinquant'anni se allungando i capelli ed accorciando le gonne ragazzi e ragazze non avessero esibito la loro personalità, diventando persone senza bisogno di assomigliare agli adulti? ![]() Come mai un movimento molto esteso e vitale, combattivo, politicamente colto non riesce tuttavia a contrastare la reazione sia violenta sia elettorale? Una delle risposte è che il Sessantotto non fu rivoluzione politica ma contestazione di milioni di persone. Uno degli slogan più incisivi degli studenti della Sorbona è "Vietato vietare": non un programma politico, ma una richiesta di libertà per ciascuno e quindi per tutti in quanto somma di libertà personali. Quello che prevale è cioè uno spirito libertario, che comunque costituisce uno dei lasciti più duraturi del Sessantotto. Così è, apparentemente, difficile rispondere alla domanda: cosa resta del Sessantotto a cinquant'anni di distanza? Probabilmente la domanda va reimpostata: come sarebbero stati questi cinquant'anni senza il Sessantotto? ![]() |
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16 settembre 2018 | |
Dal prossimo anno il Comune di New York rinuncia a certificare il genere dei propri cittadini Gender X: l'utopia del neutro si diffonde attraverso l'anagrafe Secondo questa teoria il dato naturale è "marginale", le differenze sessuali sono inessenziali e mutevoli e possono essere modellate sulla base della dell'autodeterminazione individuale ![]() Visto che per quanto riguarda il genere il certificato di nascita non certifica più nulla, l'innovazione più corretta burocraticamente sarebbe stata e sarebbe eventualmente quella di eliminare la voce "genere" dal certificato, avendo almeno la correttezza di non utilizzare strumenti pubblici, come l'anagrafe, per diffondere ed applicare ideologie sociali e teorie culturali. La delibera del City Council di New York è infatti prima di un atto amministrativo è l'applicazione della teoria del gender a strumenti di vita collettiva (sia normativi che operativi), dando per condivise correnti culturali e intellettuali, che al contrario sono discusse e non prive di rischi. ![]() |
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30 settembre 2018 | |
La recente verifica in Bulgaria, ma già l'Italia aveva sollevato il tema La cultura gender fuori da molte Costituzioni L'accorata e preoccupata profezia di Papa Francesco accolta con silenzio e sorpresa ![]() Intanto i segnali di possibili pericoli si moltiplicano e riguardano aspetti diversi e spesso non contigui della vita e della convivenza umane. È di pochi mesi fa un intervento della Corte costituzionale della Bulgaria, che ha dichiarato incostituzionale il concetto di "gender": l'intervento non è stato motivato da una legge nazionale, ma dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica: niente a che fare con il gender, se non che all'articolo 3 se ne dà comunque una definizione. Niente a che vedere con l'idea di uomo e donna nella Costituzione bulgara, ma nemmeno nella Costituzione italiana: il Parlamento italiano ha approvato la Convenzione di Istanbul nel 2013, ma insieme alla firma l'Italia ha depositato al Consiglio d'Europa una nota verbale nella quale dichiara che "applicherà la Convenzione nel rispetto dei principi e delle previsioni costituzionali", ed è proprio la definizione di "genere" a presentare "profili di criticità con l'impianto costituzionale italiano". ![]() |
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28 ottobre 2018 | |
Un mandato ai giovani nel centenario della fine della Grande Guerra Arrivare al secolo di pace in Europa C'è il timore che i Paesi europei e gli Stati Uniti stiano dimenticando le tragiche lezioni del Novecento ![]() Il centenario della pace dopo la Grande Guerra è il tempo per chiamare alla costruzione del futuro i ragazzi e i giovani che con i loro coetanei di tutto il Continente vogliono costruire un destino condiviso. Se ciò diverrà convinzione e vita dei giovani sarà davvero un modo positivo per concludere nel 2018 il centenario della Grande Guerra europea, dichiarando a noi e alle generazioni future che vogliamo continuare a camminare sulla strada della pace fino a consegnare ai giovani di oggi il mandato di arrivare al primo centenario di pace in Europa. ![]() |
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4 novembre 2018 | |
Il centenario della fine della Grande Guerra Una cambiale di 16 milioni di morti Dall'incapacità di onorarla sarebbe poi scaturita la nuova guerra mondiale ![]() La celebrazione del 4 Novembre è nata per la Vittoria, certo, e così e continuata. Ma nel cuore delle famiglie, nella memoria collettiva delle comunità piccole e grandi rimasero i lutti di quella guerra: Trento, Trieste, la Dalmazia diventate italiane con un milione e 200 mila morti tra militari e civili. L'evento della Grande Guerra è infatti storicamente decisivo anche per il numero dei morti. Sedici milioni di morti sono non solo la cifra di una strage. Sono il conto di un debito con la popolazione cui per la prima volta era stato chiesto così massicciamente di pagare le scelte degli Stati e che poi gli Stati non furono in grado di restituire onorando le promesse: ed è anche dall'incapacità di onorare quella tragica cambiale che sarebbe stata generata la seconda guerra mondiale. ![]() |
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11 novembre 2018 | |
Nell'epigrafe collettiva dei monumenti della Grande Guerra La guerra chiamata per nome Per la prima volta il marmo serviva a ricordare tutti, nell'eguaglianza della morte; ora anche i nemici ![]() ![]() |
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23 dicembre 2018 | |
La Chiesa: non "fare" un ospedale da campo, ma "essere" un ospedale da campo La conversione all'umanità ferita nei campi di battaglia del nostro tempo Ineludibile diventa la domanda e la conseguente scelta della risposta: difendere i sani o guarire i malati? ![]() Non "fare" un ospedale da campo, ma "essere" un ospedale da campo: è in questa inversione la prima proposta dirompente di Papa Francesco per la nostra Chiesa e la ragione dell'attenzione che ha destata. È questa la conversione all'umanità, richiesta dai molti campi di battaglia del nostro tempo. Ci sono le persone ferite, il cui bisogno una per una è la cura. Il primo bisogno è però della Chiesa: o è un ospedale da campo o non è Chiesa. Ineludibile diventa la domanda e la conseguente scelta della risposta: difendere i sani o guarire i malati? Se prima vengono i malati, non basta aspettarli, bisogna cercarli. È la seconda proposta innovativa di Papa Francesco: "Invece che essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve tenendo le porte aperte, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n'è andato o è indifferente. Chi se n'è andato, a volte lo ha fatto per ragioni che, se ben comprese e valutate, possono portare a un ritorno. Ma ci vuole audacia, coraggio". ![]() |
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IL SENATORE | IN PARLAMENTO | EUROPEI | CITTÀ E PAESI DI PADOVA | IN POLITICA | ULIVO |
23 marzo 2020 Redazione Euganeo.it |
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