VECCHIAIA

ANTOLOGIA

La Tribuna di Treviso
3 febbraio 2017
Francesco Dal Mas

Il business della terza etài
Alleanze e risparmi per far sopravvivere le case di riposo
Convegno Cgil sulle strutture di assistenza nella Marca. I sindacati: "La nuova Usl non dimentichi i servizi sociali"

TREVISO - Morire di consunzione. Questo il destino delle case di riposo in provincia di Treviso se tra loro non riusciranno ad allearsi, a federarsi. Lo ha detto Maurizio Castro, presidente dell'istituto Cesana Malanotti di Vittorio Veneto, intervenendo al convegno della Cgil a Conegliano sullo stato dell'arte delle strutture per anziani e, più precisamente, su alcune proposte di miglioramento per gli ospiti dei centri di servizio per la terza età. Se non si cambia, in agguato ci sono gli investitori stranieri, ha messo in guardia lo stesso Castro. E, in ogni caso, sotto quella media dell'1,5 di margine positivo - media, si badi, delle case di riposo trevigiane - non si possono fare investimenti, indispensabili per sopravvivere.
E' dunque un grido d'allarme quello lanciato ieri, davanti a numerosi dirigenti di istituti ed operatori sociali, dalla Cgil, presente con il segretario generale Giacomo Vendrame, Ivan Bernini e Paolino Barbiero. Ad ascoltare preoccupati, pur cercando di rassicurare con interventi innovativi, sia l'assessore regionale Manuela Lanzarin che il direttore generale dell'Usl2 Francesco Benazzi. Non sono mancati i contributi del sindaco Floriano Zambon e di Giovanni Sallemi, direttore di Casa Fenzi.
I sindacalisti della Cgil lo hanno detto chiaro e tondo a Benazzi e a Lanzarin: non ci si provi a razionalizzare il settore ospedaliero, ovviamente per rilanciarlo e a lasciare da parte i servizi sociali. Con le case di riposo, in questa prospettiva, destinate a languire fino a quando lo permetterà il bilancio.
Con la prossima riforma delle Ipab, e con le misure che seguiranno specificatamente per l'assistenza agli anziani, a questi ultimi non mancherà assolutamente nulla, ha garantito l'esponente della Regione. Benazzi, dal canto suo, ha annunciato un'importante novità: l'assistenza domiciliare agli anziani, quella finora gestita dalle ulss, verrà affidata alle case di riposo, come avviene da alcuni mesi proprio a Treviso grazie a un accordo tra Comune e Israa.
"Ma le case, però, si devono rimettere in gioco", a sentire Castro. Un'alleanza fra di loro, operativa non nominale, potrebbe comportare un risparmio delle spese generali tra il 25 ed il 30 per cento. Basti pensare - queste le cifre snocciolate ieri - che se solo decidessero una ristorazione comune, gli istituti in provincia potrebbero risparmiare il 16,7 per cento (pasti, cene e colazioni costano tremila euro l'anno per ogni posto letto). La pulizia gestita insieme comporterebbe un taglio netto del 53,8 per cento. Il 37,5 per cento il risparmio in lavanderia.
Il convegno, dunque, ha posto il tema della delicata sopravvivenza finanziaria degli istituti di riposo. "Il servizio pubblico è ancora un valore" ha dichiarato il segretario Cgil Vendrame. "Non basta quindi che si diano più risorse alle famiglie, magari perché si arrangino, ma" ha insistito rivolto agli amministratori presenti "occorre investire in una dotazione maggiore di servizi". E, a questo riguardo, il sindacalista ha messo in guardia da possibili manovre sui lavoratori, col rischio che questi vengano divisi in più serie, dalla A alla B, e a seguire.
Tra le tante difficoltà evidenziate dalle tre ore di convegno, non manca quella denunciata da Sallemi: la concorrenza che le case di riposo si stanno facendo anche in provincia di Treviso per portarsi via gli anziani, soprattutto se dotati di impegnativa del proprio medico. "Il Comune di Conegliano" ha ricordato il sindaco Zambon al riguardo "spende ogni anni 750.000 euro per l'integrazione delle rette degli anziani che non hanno copertura".

ANTOLOGIA

Il Gazzettino
3 febbraio 2017
Giampiero Maset

"Cercar saggezza tra le rughe"
Soli 5 anziani su 10: assistenza in crisi nera
Dati allarmanti dal convegno della Cgil: "Sistema che rischia di scoppiare"

CONEGLIANO - Emergenza anziani: il 48 per cento (circa 5 su 10, ndr) sono soli e non hanno riferimenti familiari. "Se si perde di vista e non si presta la dovuta attenzione al sociale, il modello socio-sanitario veneto, che rimane un esempio da mantenere, ma da migliorare con l'apporto di tutti, rischia di esplodere" ha affermato Giacomo Vendrame, segretario provinciale della Cgil.
La popolazione invecchia e la situazione più critica in tutta la provincia di Treviso, dove gli over 65 anni sono 186 mila (mediamente il 21 per cento della popolazione), riguarda il territorio dell'ex Usl 7, dove sono il 23 per cento dei residenti, mentre nell'ex Usl 8 di Asolo il 18,5 e nell'ex Usl 9 di Treviso il 20,9 per cento. Negli ultimi otto anni sono aumentati del 17 per cento e si prevede che nel 2.030 costituiranno addirittura il 30 per cento della popolazione. Le badanti che li assistono a domicilio, che nel 2005 erano 5.300, sono diventate un esercito. Alla fine del 2016 hanno raggiunto quota 32 mila e si stima che diventeranno 42 mila nel 2030, sulla base delle proiezioni della Fondazione Moressa-Domina.
Si tratta di dati inconfutabili che sono stati forniti ieri al convegno "Cercar saggezza tra le rughe", tenutosi per iniziativa della Cgil Spi di Treviso, nel salone della Casa di riposo Fenzi di Conegliano, con la collaborazione della stessa Fenzi e dei centri di servizio per anziani Bon Bozzolla di Farra di Soligo, Cesana Malanotti di Vittorio Veneto e Opere Pie di Onigo di Pederobba. Intervenuti l'assessore regionale ai servizi sociali Manuela Lanzarin, la quale ha sottolineato che i Centri di servizio per anziani "si dovranno sempre più qualificare non solo per la residenzialità, ma anche per le loro attività diurne e a domicilio". Oltre che il sindaco Floriano Zambon, Maurizio Castro presidente del Cesana Malanotti, Giovanni Sallemi direttore della Fenzi, Francesco Benazzi direttore generale dell'Usl.
"Senza operare per compartimenti stagni e giocare al ribasso sulle rette, con cui la qualità dei servizi rischia di scadere - ha sottolineato Paolino Barbiero, segretario della Cgil Spi - le soluzioni possono essere garantite da un dialogo tra tutti, per destinate al meglio le risorse disponibili, senza aumentare la spesa e anzi contenendola".

ANTOLOGIA

La Tribuna di Treviso
3 febbraio 2017
Francesco Dal Mas

I dati
Il 21 per cento dei trevigiani è over 65
e aumentano le badanti

Quarantacinque le case di riposo convenzionate in provincia di Treviso

TREVISO - Aumenta l'aspettativa di vita, ma cresce a dismisura anche la spesa sanitaria per gli anziani: 21 milioni di euro in più l'anno scorso. Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl 2, prova a fare un po' di conti e conclude che è necessaria una straordinaria razionalizzazione. Il timore del sindacato, e della Cgil in particolare, è che a pagarne le conseguenze siano i servizi sociali, specie quelli per gli anziani.
Al convegno di ieri, a Conegliano, Paolino Barbiero dello Spi Cgil, ha fatto anche lui un po' di conti: 82 milioni di euro il valore delle impegnative dei medici per gli anziani, le rette nelle case di riposo valgono 77 milioni, più di 4 mila le persone assistite. I servizi domiciliari per gli anziani costano di media tra i 120 euro e i 400 al mese, con punte fino agli 800. Le statistiche danno, per la Marca, una popolazione anziana, sopra i 65 anni, di 186 mila persone. Gli over 65, oggi, rappresentano il 21% della popolazione trevigiana; la quota è destinata a salire al 26% nel 2030. Le badanti, che nel 2005 erano solo 5300, oggi hanno raggiunto quota 32 mila. Sono aumentate del 42% all'anno e si stima che saranno 42 mila nel 2030, per cui segneranno un aumento ulteriore del 31%.
Quarantacinque sono le case di riposo convenzionate in provincia di Treviso. 4.159 le impegnative di residenzialità, di primo e secondo livello. Il fabbisogno è stato quantificato in questa cifra: 4.677. I posti letto sono 5.094. Rispetto al fabbisogno - ecco uno dei problemi - le impegnative sono pari all'89%, mentre il rapporto tra impegnative e posti letto è fermo all'82%. Il finanziamento pubblico di questo vasto mondo dell'assistenza trevigiana è di 81 milioni e 381 mila euro.
Per quanto riguarda la cura domiciliare, sono 4.785 gli anziani che vi fanno ricorso. La spesa pubblica è superiore agli 11 milioni e 791 mila euro. Cifre da capogiro, dunque, che fanno intendere perché i grandi gruppi dell'assistenza hanno acceso i riflettori sul Veneto e gli anziani della provincia di Treviso, quelli con la maggiore aspettativa di vita e con più solide redditualità. "Dobbiamo stare attenti al pressing dei grandi gruppi del profit sull'assistenza" dichiara l'assessore regionale Manuela Lanzarin, "sono distanti dai valori che impregnano storicamente i nostri modelli".

sommario

ve-rs-026
9 febbraio 2017
scrivi al senatore
Tino Bedin