VECCHIAIA
Pregi professionali e ricchezze affettive delle persone che lavorano all'IRA
I Maestri di longevità
Competenze che possono essere applicate anche nella cura domiciliare


di Tino Bedin

Trenta, venticinque, venti anni di lavoro all'Istituto di Riposo per Anziani di Padova e un giorno per guardarsi indietro; per poi continuare: la quarta Festa del Lavoro all'IRA è stata anche questo. Soprattutto questo, perché i protagonisti segnalati ai colleghi e agli invitati presenti sono stati proprio i lavoratori che facevano memoria di un "anniversario" di attività con gli anziani. "Certo in tutti questi anni - ha raccontato una di loro anche a nome di altri - non posso negare di avere avuto momenti di incertezza, di sconforto, di delusione; dover accettare spesso regole, cambiamenti, mutamenti, ma il sorriso di chi ti aspetta con speranza e convinzione, in silenzio, non lascia spazio".
Gli anziani sono protagonisti ogni giorno all'IRA: sono al centro della vita dell'Istituto, ma sono anche centro della vita delle persone che se ne prendono cura. Ha raccontato ancora una delle festeggiate: "Le persone che noi accudiamo sono parte integrante della nostra vita. Il nostro lavoro è svolto con dedizione, passione, amore. L'anziano oggi costituisce una fonte inestimabile di saggezza, di cultura, di esperienza: valori che ognuno di noi sa riconoscere, con tutto il rispetto, la devozione che si deve ad una persona che porta i segni del tempo. È testimonianza del passato, vive con noi il presente e ci proietta il nostro futuro".

Un modello per l'accoglienza e la cura
Per una domenica all'anno però abbiamo scelto di "mettere in mostra" l'altra, decisiva parte dell'IRA: le persone che vi lavorano.
La Festa del Lavoro, domenica 26 settembre, è stata incentrata sul "modello" professionale per l'accoglienza e la cura delle persone anziane che viene praticato e costantemente aggiornato da chi lavora all'IRA. La dedizione personale è infatti prima di tutto conoscenza, professionalità, aggiornamento: doti che nel tempo diventano appunto un "modello".
Esso è anche codificato attraverso la Certificazione di qualità, che non rappresenta un "attestato" di bravura ma la capacità di trasformare pregi professionali e ricchezze affettive in comportamenti replicabili e quindi in grado di diventare un patrimonio condiviso da chi arriva a sostituire e integrare le persone che concludono con la pensione il lavoro all'IRA. L'invito alla Festa rivolto anche al personale dell'Istituto in quiescenza ha il valore di condividere una staffetta di cui molti hanno portato e portano il testimone. Una staffetta che non è mai in... discesa. Anzi - come ha evidenziato nel corso della Festa il responsabile per la qualità Amos Cilloni - più si procede con il miglioramento più si alza la pendenza che porta al traguardo successivo.

Accanto ai Comuni
L'ambizione che ha animato la Festa del lavoro all'IRA di quest'anno è stata di condividere il modello assistenziale dell'IRA anche fuori dell'Istituto. Per questo sono stati invitati - ed hanno partecipato con interesse - esponenti di Sodalizi benefici che sono attivi da secoli nella nostra società e che condividono con l'IRA l'attenzione alla popolazione anziana. Per questo abbiamo chiesto ai rappresentanti dei Comuni del nostro territorio, presenti numerosi alla Festa, di essere loro a premiare i lavoratori dell'IRA per i 30, 25 e 20 anni di attività nell'Istituto.
Quello che i lavoratori dell'IRA sanno fare è infatti prezioso anche in altre forme di sostegno ed accompagnamento delle persone di grande età: innanzi tutto quelle attivate dai Comuni e dal Volontariato.
Sono convinto che una delle sfide che l'Istituto può affrontare, collaborando in particolare con le Amministrazioni comunali del territorio, sia quello di dare alle famiglie conoscenze sia assistenziali che psicologiche adeguate alla presenza al loro interno di familiari di grande età con ridotte capacità fisiche o cognitive. L'impegno che molte famiglie dedicano ai loro cari anziani rischia infatti di essere in alcune situazioni non affrontabile proprio perché sono insufficienti sia le conoscenze che l'esperienza. I lavoratori dell'IRA possono essere quei "maestri di Longevità" di cui la società ha bisogno, affinando contemporaneamente la loro riconosciuta sapienza nel continuare a far fare famiglia agli anziani che hanno bisogno dell'IRA.

26 settembre 2010


1 novembre 2010
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