L'UMANITÀ

RASSEGNA STAMPA

L'Osservatore Romano
26 febbraio 2015

Maternità surrogata
Il documento dei Vescovi europei:
"Per nascere senza codice a barre"

Urgente una sua regolamentazione a livello europeo o internazionale

La maternità surrogata "costituisce una pratica che attenta gravemente alla dignità umana" ed è urgente una sua regolamentazione a livello europeo o internazionale. È quanto afferma, senza mezzi termini, la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) nel parere in materia presentato a Bruxelles, nel corso della conferenza su "Surrogacy and human dignity", co-organizzata presso la sede del Parlamento europeo dalla stessa Comece e dal gruppo di lavoro del Ppe sulla bioetica e la dignità umana.
Il documento, intitolato "Avis sur la gestation pour autrui. La question de sa regulation au niveau européen ou international" e illustrato dal gesuita Patrick Verspieren del Centre Sèvres di Parigi, premette che la maternità surrogata è in piena espansione negli Stati Uniti (in particolare in California), India, Thailandia, Ucraina, Russia. Gli Stati membri dell'Unione europea riprovano invece ogni forma "commerciale" di gestazione per conto terzi, ma non esiste una regolamentazione comune. Secondo uno studio comparativo del Parlamento europeo, il Regno Unito ammette un compenso "ragionevole" di 4-5.000 euro alla madre surrogata. Degli altri Paesi - lo studio è del maggio 2013 e precede di due mesi l'ingresso della Croazia nell'Ue - sette vietano completamente la maternità surrogata, sei la proibiscono parzialmente, dodici non dispongono di alcuna normativa.
Secondo il parere della Comece, "diversi giudici riescono tuttavia a trovare accorgimenti giuridici - International Surrogacy Arrangements - che garantiscano al bambino nato con la maternità surrogata commerciale l'affiliazione ai cosiddetti 'aspiranti genitori". Eppure, secondo la Comece, "per la strumentalizzazione del corpo della mère porteuse, l'intrusione nella sua vita personale, la negazione delle relazioni intrauterine tra la donna incinta e il bambino che essa ha in sé, lo sfruttamento delle donne vulnerabili e più povere" a favore di coppie o di single benestanti, la maternità surrogata "costituisce una pratica che attenta gravemente alla dignità umana", di cui sono vittime le madri surrogate ma anche i neonati, considerati come "prodotti". In sostanza, una "reificazione del bambino", sostengono gli autori del parere, che "contraddice l'affermazione della dignità umana, chiave di volta della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, e viola 'il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro" (art. 3). Non esiste un "diritto al figlio", e va considerata seriamente la questione dello status giuridico dei bambini nati nell'ambito degli International Surrogacy Arrangements. Spesso, al rientro nel Paese di residenza, soprattutto se al suo interno vige il divieto di maternità surrogata, gli "aspiranti genitori" non vengono riconosciuti come genitori legali del bambino.
Sempre un documento della Comece mette inoltre in risalto come diversi rapporti commissionati dal Parlamento europeo chiedono di stabilire "norme comuni di diritto internazionale" e di instaurare all'interno dell'Ue un "riconoscimento reciproco delle sentenze" in materia di affiliazione legale e, in prospettiva, l'elaborazione di una convenzione internazionale. Il dibattito, dunque, "non può limitarsi al fatto compiuto del mercato della "maternità surrogata" e del correlato sviluppo del "turismo procreativo"". Tuttavia, se gli Stati dell'Ue ritengono "inaccettabile" la commercializzazione del corpo della donna e del bambino e, "di conseguenza" la maternità surrogata, per la Comece "un accordo sembra dunque possibile". In questo senso, la ricerca di regole comuni e di prassi giudiziarie analoghe "potrebbe iniziare - secondo il corposo parere espresso dalla Comece - con una rigorosa applicazione" di questo principio, e quindi "con la valutazione della fattibilità del rifiuto della trascrizione degli atti di nascita o del riconoscimento delle decisioni giudiziarie dei Paesi di nascita in caso di versamento di compensi diversi dal semplice rimborso delle spese effettivamente sostenute dalla madre surrogata". La questione cruciale, concludono gli estensori del testo, è "se vogliamo istituire una società in cui i bambini siano fabbricati e venduti come prodotti", con le conseguenze umane, giuridiche e sociali che ne derivano.

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Tino Bedin