L'UMANITÀ

La globalizzazione della fraternità - 2
I sogni politici che la politica da sola
non può sognare

Per Papa Francesco è l'umanità stessa che - alla fine - deve scegliersi come protagonista

di Tino Bedin

Sognare per fare politica. I visionari hanno realizzato cambiamenti (e rivoluzioni) perché avevano occhi per penetrare nella realtà. Quando porta a scegliere tra umanità ed economia, il sogno, oltre che strumento di cambiamento, diventa anche strumento politico.
È una scelta obbligata, quella tra umanità ed economia, perché "il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti. Il neoliberismo riproduce sé stesso tale e quale" (FT 168). Gli illusionisti sono privi di immaginazione, per questo non sono adeguati a progettare il futuro. È la constatazione che Papa Francesco propone frequentemente in Fratelli tutti, l'enciclica sulla globalizzazione della fraternità.

Il sogno è un lavoro duro. È anche una scelta impegnativa, perché "riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un'amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie. Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità" (FT 180). I sognatori hanno progetti, ma richiedono un lavoro duro. L'avvertenza è sempre di Papa Francesco.
Costruendo la globalizzazione della fraternità diventa possibile sognare con Papa Francesco che la dignità di ogni persona umana sia riconosciuta sempre e in ogni circostanza (FT 106), che i diritti umani siano davvero universali (FT 206), che ogni uomo possa vivere in un mondo senza frontiere (FT 124), che il futuro di ciascuno non dipenda dal luogo in cui nasce (FT 121), che si ricomponga lo scisma tra persona e comunità umana che caratterizza l'Occidente (FT 31), che si rinunci alla barbarie della pena di morte (FT 263), che l'Onu sia riformato perché le nazioni povere contino alla pari delle grandi potenze (FT 173), che il debito estero dei Paesi del Sud del mondo sia condonato (FT 126), che la destinazione universale dei beni prevalga sulla proprietà privata (FT 123), che si abbandoni l'illusione che possa esistere una guerra giusta (FT 261), che abbia fine il commercio delle armi (FT 262).
Sogni politici, che la politica da sola non può sognare. La difficoltà a valutare come "bene comune" il vaccino anti-Covid e a adeguare a questa valutazione le altre regole è una recente dimostrazione dell'insufficienza della politica a realizzare sogni fraterni quando agisce con finalità solo politiche.

La ricostruzione sociale del sogno. Nel sogno di Papa Francesco è l'umanità stessa che - alla fine - deve scegliere, che deve scegliersi come protagonista: "L'impegno educativo, lo sviluppo di abitudini solidali, la capacità di pensare la vita umana più integralmente, la profondità spirituale sono realtà necessarie per dare qualità ai rapporti umani, in modo tale che sia la società stessa a reagire di fronte alle proprie ingiustizie, alle aberrazioni, agli abusi dei poteri economici, tecnologici, politici e mediatici" (FT 167). Per essere protagonista di se stessa l'umanità ha però bisogno di una consapevolezza: "Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi" (FT 17).
È il "noi" che abita la Casa comune (evocato nelle prime righe) che può sognare "in nome dei poveri, dei miseri, dei bisognosi e degli emarginati (…); in nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna; in nome dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza"; insomma, può sognare "in nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro" (FT 285).
Tutti insieme questi sogni sono in grado di generare la globalizzazione della fraternità.
Le persone, quel "noi" umanità, hanno infatti un ruolo anche nella ricostruzione sociale del sogno. Abbiamo visto che lo sanno fare; abbiamo visto che è possibile.
Nella pandemia abbiamo potuto "riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose,… hanno capito che nessuno si salva da solo" (FT 54), scrive l'enciclica e sono parole ascoltate nella Piazza San Pietro deserta il 27 marzo 2020, in quell'anteprima video in cui Papa Francesco ci ha interpretati come Fratelli tutti.

2 maggio 2021


um-047
20 maggio 2021
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Tino Bedin