L'UMANITÀ

L'ultima testimonianza pubblica della senatrice Liliana Segre
Le leggi razziali fasciste
hanno reso invisibili i bambini

"Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto"

La scuola - Un giorno di settembre del 1938 sono diventare l'altra. Quel giorno a 8 anni non sono più potuta andare a scuola. Ero a tavola con mio papa e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto.
Sono stata clandestina e so cosa vuol dire essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi.
Il lager - Quando non si ha niente, si ha solo il proprio corpo che dimagrisce a vista d'occhio, è molto difficile, salvo che nei romanzi, formare amicizie perché la paura di morire per un passo falso o un'occhiata, ti fa diventare quello che i tuoi aguzzini vogliono che tu sia: che tu diventi disumana, egoista.
Quando si toglie l'umanità alle persone bisogna astrarsi e togliersi da lì col pensiero se si vuole vivere. Scegliere sempre la vita. Io sono viva per caso. Perché tutte sceglievano la vita, poche quelle che si sono suicidate anche se era facilissimo.
La memoria - Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato, certe cose non sono mai riuscita a perdonarle. Il campo di sterminio funzionava alla perfezione, da anni, non c'era il minimo errore. Cominciammo a capire che dovevamo cominciare a dimenticare il proprio nome, che nella tradizione ebraica ha un significato. Mi venne tatuato un numero sul braccio e dopo tanti anni si legge ancora bene, 75190. E dovemmo subito impararlo in tedesco.
Libera e di pace - Per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace con cui ho convissuto fino ad adesso.

Estratto dall'ultima testimonianza pubblica
destinata alle scuole italiane e ai giovani del mondo, Arezzo, 9 ottobre 2020

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16 ottobre 2020
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Tino Bedin