L'UMANITÀ

Diario / GIOVEDÌ 21 GENNAIO 2016

Padova, Facoltà teologica del Triveneto
La reciprocità: stile e contenuto
della comunità globalizzata

Dove va il sociale? Le risposte di Elena Pulcini e Giuseppe Quaranta
   Nell'ambito del percorso "Dove va l'umano? Orientarsi in un tempo di cambiamento" proposto dalla Fondazione Lanza e dalla Facoltà teologica del Triveneto, giovedì 21 gennaio 2016, tra le 17 e le 19, si affronta il capitolo "Dove va il sociale?". A fare da guide nel percorso di questo pomeriggio sono Elena Pulcini (docente di filosofia sociale, Università di Firenze) e Giuseppe Quaranta (docente di teologia morale, Facoltà teologica del Triveneto). L'Aula tesi della Facoltà Teologica, a Padova in via del Seminario, 7, si riempie rapidamente di ascoltatori (l'atteggiamento è più propriamente di "alunni") di varia provenienza e di vari interessi, sia sociali, sia culturali. Specie per chi come me è qui soprattutto per verificare le basi culturali ed ecclesiali dell'impegno sociale e politico, percorso, tema e relatori sono assai interessanti.
Lo scenario proposto è quello globale: non per sfuggire alle risposte puntuali sul territorio, ma per stare meglio dentro la società in cui viviamo. Elena Puccini si incarica di trasferire l'aula nel pianeta, con "le due sfide macroscopiche" che comunque ci coinvolgono: la sfida del diverso e la sfida ecologica, che sono strettamente correlate come ha efficacemente e dettagliatamente documentato Papa Francesco nell'enciclica "Laudato sì'". E le sfide globali sono continue e anche più puntuali: i virus, il nucleare, il terrorismo.
Il teologo Giuseppe Quaranta pone invece l'interrogativo su ciò che tiene unite le nostre società: interrogativo inquietante, che rischia di essere "confiscato" dalle religioni, mentre il legame sociale è la regola d'oro. Il Vangelo (Matteo 7,12; 22, 39 e Luca 6,31) la scrive così: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Questa è la legge e i profeti". Una regola da verificare sul terreno dell'azione, attraverso la reciprocità.
Reciprocità è la parola sintesi di questa doppia lezione, che sarebbe riduttivo voler riassumere.
Della filosofa Elena Pulcini metto insieme spunti. L'ospitalità non è solo rispetto e tolleranza, richiede di accettare l'alterazione dell'identità; alterazione che non è meticciato ma contaminazione. Vale per tutte e due le parti coinvolte, per chi ospita e per chi è ospite. Anche quest'ultimo è parte attiva nella relazione. E la relazione è possibile se passa dalla violenza antagonista all'agonismo.
Il teologo Giuseppe Quaranta segue passo passo il cammino tracciato dal gesuita Christoph Theobald, considerato uno dei massimi esponenti della "teologia narrativa". Ecco allora qualche idea di padre Theobald. "La simmetria - legge fondamentale di ogni incontro autentico - non è un qualcosa che si acquisisce di un primo acchito, soprattutto a causa dei pregiudizi che gli uomini si impongono vicendevolmente, sia da un punto di vista sociale che religioso. Vi è perciò la necessità di attraversarli perché a un dato momento le due persone possano accedere all'esperienza di una vera simmetria, prima ancora che si possa parlare di reciprocità. A partire da questo presupposto, l'ospitalità si presenta come un'offerta: la simmetria permette di offrire all'altro la possibilità di esprimersi e di condividere qualcosa, affinché io diventi a mia volta suo ospite. (…) Quale che sia il contesto, il prezzo da pagare è sempre alto. Perché l'ospitalità è l'espressione ultima di una speranza di non violenza di fronte alla violenza, ora, questa violenza c'è, a tutti i livelli, non solamente tra cristiani e musulmani, ma, più in profondità, tra i concittadini di una stessa società".

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29 gennaio 2016
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