TORREGLIA
La celebrazione della Festa del 4 Novembre a Torreglia
Anche i profughi di Caporetto
hanno costruito l'Italia unita

La vittoria definitiva è arrivata con la Costituzione e la pace in Europa

La Festa nazionale del IV Novembre è stata promossa in molti Comuni della provincia di Padova dalle associazioni combattentistiche e patriottiche, coordinate dalla Federazione provinciale Combattenti e Reduci. Su invito della Federazione il senatore Tino Bedin ha commemorato la giornata a Torreglia, con una breve cerimonia davanti al monumento ai caduti, dove ha parlato anche il sindaco Mario Bertoli.
Pubblichiamo l'orazione ufficiale di Tino Bedin.

di Tino Bedin

Siamo qui, davanti al monumento ai caduti in guerra, per celebrare la Vittoria. Da 89 anni il 4 Novembre è nella storia italiana con questo segno. Al centro di questa giornata c'è il ricordo del Bollettino che il generale Armando Diaz lesse alle ore 12 del 4 novembre 1918. Era la fine della Grande Guerra. Era la vittoria militare dell'Italia.
Giusto l'orgoglio della vittoria, dopo che in chiesa abbiamo rinnovato cordoglio e gratitudine. Giusto che la memoria parta da qui, perché da qui partivano i racconti che i soldati sopravvissuti poterono fare ai loro bambini, alla loro moglie, o ai loro fratelli più piccoli, come accadde ai Ragazzi del '99, l'ultima leva dopo Caporetto: racconti in cui ciascuno si sentiva parte di una epopea nazionale.

Il primo esodo di massa. In questo autunno del 2007 il pensiero va però anche all'autunno del 1917, quando sul finire di ottobre, precisamente tra il 23 e il 24 di quel mese, l'Esercito italiano dovette patire la disfatta di Caporetto, con il suo seguito di distruzioni fisiche e affettive per centinaia di migliaia di famiglie.
Conoscemmo allora, in particolare noi veneti, il profugato di guerra.
"Nessuno piangeva, ma i loro occhi guardavano assenti. Era il convoglio del dolore. I carri, lenti, sembravano un accompagnamento funebre...", così li ricorda lo scrittore Emilio Lussu.
La vicenda dei profughi seguita alla rotta di Caporetto rappresenta la prima, grande tragedia collettiva che investe la popolazione civile italiana e, in termini assoluti, la più vasta fino al periodo 1940-1945. L'esodo di massa, in pochi giorni, di quasi 250.000 persone (i civili sfollati sarebbero diventati oltre 600.000 nelle settimane successive) dal Friuli e dal Veneto costituisce per certi versi un evento unico nella storia dell'Italia unita.
A differenza della storia della nostra emigrazione, le cui pagine continuano ad essere lette, questa storia del profugato non è quasi mai citata, come non avesse cambiato nulla nella vita del Veneto. Non è così. L'Unità nazionale di cui oggi celebriamo la Giornata è risultato della Grande Guerra, il risultato della Vittoria, ma è anche una dei frutti della condivisione di dolore e di cibo, di memorie e di preoccupazioni da parte delle famiglie italiane costrette ad incontrarsi proprio dalla rotta di Caporetto.

Il ruolo delle associazioni patriottiche. Esercito e Popolo, soldati e famiglie s'intersecano sempre nella storia d'Italia, fanno insieme la storia collettiva. Ecco perché queste nostre feste nazionali si conservano nel sentimento popolare, che è assai più ampio della partecipazione diretta alla celebrazione, che è irrinunciabile, perché di tutti.
Lo sanno bene le associazioni patriottiche che anche qui a Torreglia si prendono l'onore e l'onere assieme all'amministrazione comunale nel rendere omaggio ai caduti.
Non siete solo reduci; il "grazie" che vi dobbiamo non riguarda solo la vostra gioventù o quella di coloro di cui continuate la tradizione.
Il nostro grazie è per il presente, è per il vostro essere maestri del senso del dovere patrio, dell'attaccamento ai principi democratici, dell'aspirazione alla pace.
È straordinario che proprio da coloro che più direttamente hanno vissuto la guerra, che da coloro che fanno dell'esperienza militare un riferimento nel corso della loro vita, provenga - e non da oggi - un forte appello alla pace.
Ancora una volta le associazioni patriottiche e combattentistiche si rivelano un punto di sintesi del sentimento degli italiani e del ruolo delle Forze armate, in un tempo nel quale l'Italia dà il suo contributo alla costruzione di un mondo più pacifico e più giusto, anche partecipando a missioni militari, e lo fa secondo lo spirito e la lettera dell'art. 11 della Costituzione.

La sicurezza è la nuova sfida. Non cito la Costituzione repubblicana solo per questo modo attuale di vivere l'esperienza militare. Cito la Costituzione per sottolineare che una delle risorse di cui abbiamo potuto contare e continuaniamo a contare è la fedeltà delle Forze Armate alla Costituzione.
In questa Festa nazionale dell'autunno 2007 non possiamo, inoltre, non ricordare che nell'autunno di sessant'anni fa entra pronto il nuovo Patto della nostra Unità nazionale, che gli italiani si preparavano a sperimentare a vivere dal 1° gennaio 1948.
Sessant'anni di Costituzione repubblicana hanno coinciso con sessant'anni di pace per gli italiani. E non da soli. Siamo stati in pace con gli europei. Un intero continente ha conosciuto e conosce il periodo pacifico più lungo della sua storia. Oggi possiamo finalmente dire che si è realizzata la vittoria sperata dai soldati, dalle famiglie, dal popolo all'indomani dell'armistizio di Villa Giusti. La vittoria della pace sulla guerra.
Non fu così allora. Non è così scontato oggi. Neppure l'Europa pacifica e unificata ci garantisce definitivamente la sicurezza, la tranquillità.
Lo avvertiamo e lo patiamo in questi giorni con gli episodi di violenza, con il senso di insicurezza che viviamo nelle strade e anche dentro le nostre case. Le Istituzioni sono chiamate a creare le condizioni perché i cittadini si sentano sicuri, perché non sia necessario innalzare di nuove barriere e frontiere. Le frontiere e i muri, le trincee e i fili spinati non hanno mai portato la pace. Ma è necessario dare risposte ai cittadini se non si vuole che il patrimonio che i combattenti ci hanno consegnato vada disperso.
La pace è indivisibile. E' stata la lezione della Vittoria agognata ma breve del 4 novembre 1918. La grande guerra portò a compimento l'unità nazionale ma lasciò l'Europa devastata, preda dei totalitarismi, dei risentimenti, di violenti desideri di rivincita o di espansione. E di lì a breve sarebbe stata di nuovo guerra: ancora più terribile.
Il ritrovarci oggi è anche un impegno per le Istituzioni a consolidare lo spirito di pacifica convivenza nella nostra società.
Nella vita di un popolo, come nella vita delle persone, conservare la memoria aiuta a capire meglio il presente; ci consente di interpretare le esigenze del futuro.
Per questo celebriamo il 4 Novembre.
Per questo diciamo Viva le Forze Armate.
Per questo ci impegniamo a realizzare l'augurio contenuto nell'invocazione: Viva l'Italia.

Torreglia, 4 novembre 2007


8 novembre 2007
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Tino Bedin