TINO BEDIN

Dipendenti di pasticcerie, del comparto turistico e dei pubblici esercizi
Apprendisti: lavoro notturno
per legge, non per contratto

L'intervento contrario del senatore Bedin

Nella Legge Comunitaria 2002, approvata lo scorso 23 gennaio, c'è una disposizione che allenta i vincoli in materia del lavoro notturno. Il senatore Tino Bedin aveva presentato un emendamento per ripristinare lo stato esistente, ma è stato respinto dalla maggioranza. Riportiamo l'illustrazione dell'emendamento.

di Tino Bedin

L'articolo 21 del testo approvato dalla Camera modifica il decreto legislativo n. 532 del 1999 in materia di lavoro notturno e inserisce come eccezione al divieto di lavoro notturno anche gli apprendisti delle aziende di pasticceria e del comparto turistico e dei pubblici esercizi; tali deroghe, in base alla direttiva 2000/34/CE, devono essere condizionate alla concessione di equivalenti periodi di riposo compensativo.
I colleghi ricorderanno che l'approvazione della deroga riguardante i panificatori è stata approvata qui in Senato con un ampio schieramento; essa del resto completa un lavoro che era iniziato a livello governativo nella scorsa legislatura.
Dalla deroga, cui il Senato si era attenuto, la Camera è passata di fatto ad una nuova norma di carattere generale. È infatti troppo ampia la previsione dell'articolo 21, relativo all'estensione delle eccezioni al divieto di lavoro notturno al settore del commercio e del turismo. Si tratta di una intromissione nella contrattazione collettiva, che va ad incidere profondamente sul mercato del lavoro del nostro paese.
Ma evidentemente questo governo, e la maggioranza che di questo governo è espressione, non ha assolutamente a cuore né la contrattazione né la concertazione, visto che l'Italia è l'unico paese a opporsi alla costituzione in sede europea di un Vertice Sociale tripartito permanente.
Riuniti il 3 dicembre scorso a Bruxelles sotto la presidenza del danese Klaus Hjort Frederiksen, i ministri dell'Occupazione dell'UE hanno dovuto accontentarsi di concordare che il Vertice sociale tripartito debba continuare a tenersi informalmente prima di ogni Consiglio europeo di primavera. Si è invece rinviata l'istituzionalizzazione e la formalizzazione future, che pure sono state accolte molto favorevolmente dalla stragrande maggioranza delle delegazioni, perché l'Italia si è opposta a questo strumento di concertazione. L'Italia si è giustificata dicendo che "la sua tradizione di dialogo sociale è talmente radicata che impedisce detta formalizzazione al livello europeo". Questo ha fatto sorridere gli altri governi. La Germania ha risposto che "il fatto di avere un comitato formale al livello europeo non significa che ci vuole un Comitato formale al livello nazionale".
Ho sollevato il problema perché spero che nel corso della presidenza greca l'Italia tolga questa opposizione, anzi collabori ad esportare in Europa il meglio della concertazione.

23 gennaio 2003



 INTERVENTO IN DISCUSSIONE GENERALE

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25 gennaio 2003
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