TINO BEDIN

I diritti dell'uomo sono un impegno internazionale della Nigeria
Salvare Safya dalla lapidazione
Una mozione sottoscritta da 54 senatori dell'Ulivo


Il Senato della Repubblica

Premesso che:
- Safya Hussaini Tungar Dudu è una donna nigeriana di 30 anni, ha 5 figli, ed è stata condannata alla lapidazione da una corte islamica per aver concepito una bambina fuori dal matrimonio. In realtà Safya è stata violentata più volte da un uomo anziano e sposato - assolto con la più dubitativa delle formule: per insufficienza di prove - e, ovviamente, non ha potuto dimostrare lo stupro. La sentenza, comminata il 9 ottobre 2001, è stata sospesa per il periodo dell'allattamento. A gennaio, o poco più avanti, la sentenza potrebbe essere eseguita secondo la legge della Sharia che, per questo "reato", prevede che la condannata sia sepolta fino al seno e lapidata a morte dalla gente del suo villaggio. A condannare Safya è stato il tribunale di Sokoto, uno degli Stati della Nigeria del Nord che ha introdotto la legge islamica a seguito di sanguinosi conflitti etnici e religiosi. L'adozione della Sharia in numerosi Stati del Nord della Nigeria è, peraltro, in aperto contrasto con la Costituzione federale, perché discrimina i cittadini davanti alla legge sulla base del loro credo religioso;
- constatato che l'indignazione per questa condanna è forte anche all'interno della Nigeria e il Presidente dello Stato federale Obasanjo, contrario alla pena di morte, è attivo per fermare la mano del boia;
- rilevato che moltissime organizzazioni umanitarie, sindacati e giornali italiani e internazionali hanno promosso manifestazioni, appelli e campagne contro questa assurda e barbara condanna e affinché Safya possa continuare a vivere liberamente con i suoi 5 figli,

impegna il Governo:

- a sollecitare e sostenere il Presidente dello Stato federale di Nigeria Obasanjo nella sua azione contro la pena di morte;
- a sollecitare e promuovere presso le organizzazioni internazionali e comunitarie tutte le iniziative per l'affermazione dei diritti umani, in particolare, attraverso un esplicito richiamo all'accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonu il 23 giugno 2000 che, all'articolo 8 comma 4, recita: "Nel quadro del dialogo un'attenzione particolare è riservata a precise questioni politiche d'interesse reciproco o d'importanza generale per il conseguimento degli obiettivi dell'accordo, quali il commercio di armi, spese militari eccessive, il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata, la discriminazione etnica, religiosa o razziale. Il dialogo include inoltre una valutazione periodica degli sviluppi relativi al rispetto dei diritti umani, dei principi democratici e dello Stato di diritto e al buon governo" e all'articolo 9, commi 1 e 2, recita: "La cooperazione è orientata verso uno sviluppo durevole incentrato sull'essere umano, che ne è il protagonista e beneficiario principale; un siffatto sviluppo presuppone il rispetto e la promozione di tutti i diritti dell'uomo. Il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, compreso il rispetto dei diritti sociali fondamentali, la democrazia fondata sullo Stato di diritto e un sistema di governo trasparente e responsabile sono parte integrante di uno sviluppo durevole. Le parti fanno riferimento ai loro obblighi e impegni internazionali relativi ai diritti dell'uomo. Esse reiterano il loro profondo attaccamento alla dignità umana e ai diritti dell'uomo, che sono aspirazioni legittime degli individui e dei popoli. I diritti dell'uomo sono universali, indivisibili e interdipendenti. Le parti s'impegnano a promuovere e proteggere tutte le libertà e i diritti umani fondamentali, sia civili che politici, economici, sociali o culturali. In questo contesto le parti riaffermano l'uguaglianza tra uomini e donne. Le parti ribadiscono che la democratizzazione, lo sviluppo e la tutela delle libertà fondamentali e dei diritti dell'uomo sono elementi connessi tra loro, che si rafforzano a vicenda. I principi democratici sono principi universalmente riconosciuti sui quali si basa l'organizzazione dello Stato per garantire la legittimità della sua autorità, la legalità delle sue azioni, rispecchiantesi nel suo assetto costituzionale, legislativo e normativo, e l'esistenza dei meccanismi di partecipazione. Sulla base dei principi universalmente riconosciuti, ciascun paese sviluppa la propria cultura democratica. La struttura di governo e le prerogative dei diversi poteri si fondano sullo Stato di diritto, che presuppone in particolare l'esistenza di strumenti di ricorso giuridico efficaci e accessibili, un sistema giudiziario indipendente che garantisca l'uguaglianza di fronte alla legge e la completa subordinazione dell'esecutivo alla legge. Il rispetto dei diritti dell'uomo, i principi della democrazia e lo Stato di diritto, sui quali si fonda il partenariato ACP-UE ispirano le politiche interne e internazionali delle parti e costituiscono gli elementi essenziali del presente accordo".

13 dicembre 2001

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15 dicembre 2001
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