Fare chiarezza sulle cause della strage, ma anche attivarsi per soluzioni
democratiche 
Il 20
giugno 2001 le agenzie di stampa hanno diffuso la notizia di oltre una ventina di morti in
Iraq a seguito di un'azione aerea da parte degli anglo-americani. Questi ultimi hanno
negato qualsiasi bombardamento sull'Iraq in quel giorno e nei giorni immediatamente
precedenti. La notizia già di per sé è allarmante; per questo il senatore Tino Bedin ha
presentato la seguente interrogazione.
BEDIN - Al Ministro degli Affari esteri. Considerato:
che l'Iraq denuncia un raid aereo anglo-americano nel Nord del Paese, che avrebbe
provocato 23 morti;
che i governi di Londra e di Washington negano di aver mai effettuato il bombardamento;
osservato che:
è indispensabile avere notizie immediate e dirette su quanto è avvenuto nel nord
dell'Iraq negli ultimi due giorni;
il clima di tensione che comunque notizie come questa testimoniano è la conferma che la
forza viene considerata ancora lo strumento per risolvere una questione internazionale;
valutato che la Comunità internazionale nel suo insieme, attraverso le Nazioni Unite, è
sempre più chiamata a dare una soluzione che non sia quella della continuazione
dell'embargo, in quanto questo riduce le possibilità democratiche del popolo dell'Iraq;
chiede di sapere:
quanto risulti al Governo italiano in merito a nuovi bombardamenti sull'Iraq;
quale azione il governo italiano intenda svolgere assieme all'Unione Europea per una
azione diretta dell'Europa nella risoluzione della controversia;
quale sia la posizione del governo sul proposto rinnovo dell'embargo nei confronti
dell'Iraq ed in particolare sulle esportazioni di petrolio da quel paese.
21 giugno 2001
La risposta del Governo
Risposta. - In relazione a quanto accaduto lo scorso 20 giugno nel centro abitato di Tel Afr, nel nord dell'Iraq, alla versione adottata dal Governo di Baghdad, secondo cui la tragedia sarebbe stata frutto di un bombardamento anglo-americano, si sono opposte secche smentite da parte del Pentagono e del Ministero della difesa inglese. Questi ultimi hanno infatti escluso che siano state in quel giorno condotte azioni, nel nord dell'Iraq, diverse da quelle di ordinario pattugliamento, e che pertanto nessuna risposta armata sarebbe stata data in quell'occasione ai colpi esplosi dalla contraerea irachena. Il Segretario alla difesa statunitense Rumsfeld, in una sua dichiarazione alla stampa, ha attribuito la strage ad un errore delle Forze Armate di Baghdad. L'Italia, naturalmente, condivide la necessità che siano garantite la sovranità e l'integrità territoriale dell'Iraq come di tutti gli altri paesi della regione, ed è peraltro consapevole degli effetti destabilizzanti che ogni episodio di violenza rischia di innescare nell'area, surriscaldata dalla crisi del processo di pace israeliano-palestinese. Il nostro paese, sostenendo tale posizione in tutti i fori internazionali, auspica, quanto prima, in tal senso, una ripresa del dialogo tra Baghdad e le Nazioni Unite, propedeutica al ristabilimento di normali relazioni tra l'Iraq e la comunità internazionale. In sede comunitaria ha dato prova di costante impegno verso una revisione del modus operandi dell'attuale sistema sanzionatorio, al fine di snellire le procedure ed ottenere una più flessibile applicazione dell'embargo, che garantisca un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione irachena attraverso la completa liberalizzazione del commercio di beni ad uso civile e dei servizi. Nel corso del dibattito svoltosi in seno al Consiglio di sicurezza sull'embargo nei confronti dell'Iraq, che ha consentito di allargare il confronto anche ai paesi non membri del Consiglio di sicurezza, l'Italia ha pertanto sottolineato la necessità di tenere conto delle esigenze di maggiore trasparenza del Programma Oil for Food e della necessità di salvaguardare gli interessi dei paesi confinanti con l'Iraq, quali la Giordania, la cui economia dipende in misura preponderante dall'interscambio con Baghdad. Il nostro Governo guarda quindi con favore all'avvenuta accettazione, da parte di Baghdad, della risoluzione n. 1360, adottata dal Consiglio di sicurezza con cui è stato prorogato per ulteriori cinque mesi il Programma Oil for Food. Tale soluzione permetterà infatti di reperire un più ampio consenso attorno ad un nuovo testo di risoluzione che possa essere accettato anche dalla dirigenza irachena. È da sottolineare che, a seguito di tale accordo con le Nazioni Unite sull'entrata in vigore della risoluzione n. 1360, l'Iraq ha ripreso le sue esportazioni di greggio.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri Mantica
6 settembre 2001