i-t54
Una lezione alla scuola media Zanella di Padova
Ancora ragazzi,
già cittadini dell'Unione Europea
E' scritto nella Carta dei
diritti fondamentali
di Tino Bedin
L'Europa è un cammino. Non la troverete già fatta quando avrete l'età per decidere
di lei attraverso il vostro voto. E L'Europa in cui vivrete la vostra vita da studenti
universitari (magari non in Italia ma in qualche altra parte dell'Unione, proprio grazie
ai programmi europei) o la vostra vita professionale, l'Europa dei vostri 18 anni non
sarà quella in cui vivrete al momento in cui farete una famiglia vostra.
Certo, tutto cambia assieme a noi e attorno a noi. Ma i cambiamenti dell'Europa non sono
stati e non saranno l'evoluzione di qualcosa che già . Sono il segno di qualcosa che
continua a nascere.
Sotto molti aspetti l'Europa è sempre una
bambina. E' per questo che chi ci è
vissuto insieme per anni a volte si arrabbia: vorrebbe vederla cresciuta definitivamente,
gli piacerebbe non dover
comprare vestiti nuovi ogni anno, perché quelli che ha non
vanno più bene.
Guardate qual è il più impegnativo lavoro di questi mesi, di queste settimane. I
quindici Stati che formano l'Unione Europea stanno prendendo le
misure dei vestiti
che l'Europa dovrà portare a partire dal primo gennaio 2003, quando gli Stati membri
saranno sempre più; arriveremo ad essere in 27 o in 28.
Ci stiamo preoccupando del vestito futuro, mentre non abbiamo ancora del tutto
confezionato quello che abbiamo: pensate, ad esempio, all'Euro, la moneta unica, che dal
primo gennaio del 2002 circolerà in 12 paesi e non in 15.
Non ha "adulti" con cui confrontarsi
E' l'Europa che è così. E' proprio una
bambina. Ed è destinata a rimanere tale
ancora per molti anni, anche perché a differenza di voi (e prima di voi, di noi adulti)
non ha un modello in base al quale crescere. Voi diventate adulti non solo per l'età, ma
anche perché anno dopo anno vedete ciò che fanno, che pensano, che vivono quelli che
hanno più anni di voi, lo adattate alla vostra vita e lo vivete da adulti
L'Europa non ha uno più adulto di lei cui fare riferimento. Non c'è adesso nel mondo. Ma
nemmeno nella storia si era visto qualcosa di simile.
Qualche volta si dice che sarebbe bello fare gli Stati Uniti d'Europa, così come ci sono
gli Stati Uniti d'America. Ma l'Europa è completamente diversa. Pensate solo che per ora,
quando vado a Bruxelles o quando ci incontriamo ufficialmente tra parlamentari dell'Unione
ci sono undici cabine per la traduzione simultanea. Al Congresso degli Stati Uniti non ci
sono i traduttori. E la lingua è già da sola un segno di molte altre diversità. E' il
simbolo di popoli diversi.
Voi che avete studiato la storia, sapete che ci sono stati degli altri momenti in cui
l'Europa è stata unita, magari non nei confini dell'attuale Unione Europea. Giulio Cesare
e gli imperatori romani che poi si sono succeduti si erano impegnati a fondo a portare
sempre più lontano da Roma le proprie legioni. Anche Carlo Magno c'era riuscito con le
armi, tanto che il Papa lo nominò imperatore di Sacro Romano Impero. Un millennio dopo un
altro francese, Napoleone, era sul punto di riuscirci. Ma in tutte queste occasioni erano
gli eserciti che facevano l'unità. Oggi questa grande potenza politica ed economica che
è l'Europa addirittura non ha un proprio esercito; non ci sono i generali europei e
nemmeno le divise europee. I soldati che portano il distintivo dell'Unione sono italiani e
francesi, spagnoli e tedeschi e quando portano quel distintivo non vanno a fare la guerra
ma a fare la pace.
Quelli tra voi che decideranno di fare il servizio militare (sapete che l'Italia ha deciso
di abolire la leva obbligatoria proprio in queste settimane) potranno però quasi
sicuramente diventare militari europei: abbiamo già deciso, noi adulti, noi governanti,
di costituire un contingente europeo stabile, sottoposto all'autorità europea e non
all'autorità nazionale. Vedete, come cammina l'Europa.
A Nizza il 7 dicembre ci verrà affidata una "Carta"
In questi mesi i popoli europei hanno cominciato anche un altro nuovo cammino.
Voi avete certo sentito parlare dei "parametri di Maastrich". Maastrich è una
città dei Paesi Bassi, bella e grande come Padova, nella quale un po' di anni fa
(tantissimi per voi, visto che era il 7 febbraio 1992) l'Unione Europea decise che era
utile avere una moneta unica e che, siccome doveva essere fatta per il futuro e non per
qualche paura del presente, bisognava arrivarci dopo che ciascuno avesse messo in ordine i
conti in casa propria, rispettando appunto i "parametri" di Maastrich. Erano da
sistemare soprattutto i conti economici e credo che voi se ne ricordiate per averne
sentito parlare soprattutto dai vostri papà nei mesi in cui si pagano le tasse: noi
italiani, ma non solo noi, abbiamo dovuto infatti pagare un po' di debiti arretrati per
rispettare quei parametri.
Come sapete, quel cammino cominciato a Maastrich quando voi eravate bambini non si è
concluso. Per avere l'euro in tasca avete dovuto diventare grandi, anzi dovrete andare
alle superiori.
Ora da ragazzi, potete seguire fin dall'inizio "principi di Nizza", un cammino
che ci porta verso la costituzione europea.
Nizza è la sede del Consiglio europeo che conclude la Presidenza francese dell'Unione.
Lì il 7 dicembre verrà proclamata la "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione
europea". Consiglio, Parlamento e Commissione dell'Unione affideranno ai cittadini
europei la pluralità dei fondamenti del loro essere attualmente popoli diversi (questo è
in sostanza il contenuto della Carta) perché verifichino la possibilità di una comune
cittadinanza.
"I popoli europei - comincia il testo della Carta - nel creare tra loro un'unione
sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori
comuni. Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l'Unione si fonda sui valori
indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di
solidarietà; l'Unione si basa sui principi di democrazia e dello stato di diritto. Essa
pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell'Unione e
creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia".
Da parte sua, è scritto ancora nel Preambolo, "l'Unione contribuisce al mantenimento
e di questi valori comuni, nel rispetto della diversità delle culture e delle tradizioni
dei popoli europei, dell'identità nazionale degli Stati membri e dell'ordinamento dei
loro pubblici poteri a livello nazionale, regionale e locale; essa cerca di promuovere uno
sviluppo equilibrato e sostenibile e assicura la libera circolazione delle persone, dei
beni, dei servizi e dei capitali nonché la libertà di stabilimento. A tal fine è
necessario, rendendoli più visibili in una Carta, rafforzare la tutela dei diritti
fondamentali alla luce dell'evoluzione della società, del progresso sociale e degli
sviluppi scientifici e tecnologici".
Non sarà subito la Costituzione degli europei
Questa Carta non sarà una legge, non avrà valore giuridico. Voglio dire che non ci sarà
nessun giudice europeo e nessun giudice in Europa che avrà titolo di far rispettare
questa Carta. I diritti lì scritti, quelli sì sono tutelati, ma dalle singole
Costituzioni e dalle specifiche leggi nazionali.
Il valore giuridico però verrà. Voi sapete che l'Unione Europea è guidata a turno da
uno degli Stati che la compongono. Ciascuna presidenza dura sei mesi. Ebbene, la
Presidenza svedese dell'Unione, che inizierà l'1 gennaio 2001 subito dopo quella
francese, ha già ricevuto il mandato di elaborare il percorso che porterà
all'inserimento della Carta nei Trattati dell'Unione. Allora la Carta diventerà
vincolante e la Corte di Giustizia di Lussemburgo (dove ha sede questo organo dell'Unione)
avrà il potere di farla rispettare.
Questo richiederà tempo. Richiederà la convocazione di una nuova Conferenza per la
revisione del Trattati (dopo che si sarà conclusa proprio a Nizza quella in corso, come
è augurabile). E poiché la revisione dei Trattati è soggetta all'approvazione dei
Parlamenti nazionali, il loro coinvolgimento nella trattativa e nella definizione
conclusiva della Carta non potrà che essere elevato. La prossima revisione del Trattati
dell'Unione includerà anche l'allargamento dell'Europa ad Est e a Sud. Alla definizione
compiuta dei diritti fondamentali dell'Unione europea dovranno quindi necessariamente
partecipare anche i paesi che attualmente definiamo "candidati".
Questa così complessa revisione non sarà, io spero, affidata solo ai governi. I governi
servono per trattare; ma per metterci i contenuti sono indispensabili parlamenti: il
Parlamento europeo e i parlamenti nazionali.
Quando se ne discute in parlamento è più facile per un argomento fare
rumore, è
più frequente che anche i cittadini siano interessati. Trattandosi di una
"costituzione" la presenza dei cittadini è indispensabile. E poi bisogna
prendere atto che la politica europea non è politica estera, ma prevalentemente politica
di cittadinanza e quindi politica di cui i parlamenti (quello europeo e quelli nazionali)
devono essere protagonisti. Insomma dopo Nizza toccherà prevalentemente ai popoli europei
(attraverso i loro parlamenti, certo, ma anche attraverso i partiti, le Chiese, le
organizzazioni sociali, la cultura) chiedersi se cinquant'anni "di dignità umana, di
libertà, di uguaglianza e di solidarietà" possono svilupparsi "istituendo la
cittadinanza dell'Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia",
come è scritto (e ve l'ho già letto) nel Preambolo della Carta che verrà proclamata a
Nizza.
Sul documento, nelle scorse settimane ,si sono registrate critiche, a volte anche
polemiche, oltre che ovviamente consensi.
Gli stessi consensi sono stati accompagnati dalla delusione per rinvio della prospettiva
di inserimento della Carta nei Trattati dell'Unione (se ne è fatto autorevole interprete
il Parlamento europeo).
Consensi delusi, polemiche e critiche hanno un fondamento comune: la speranza di una
Costituzione europea. E del resto questa parola, "costituzione", si è
inframmezzata nel dibattito a quella di "carta", a volte sostituendola.
Oltre a non corrispondere agli obiettivi che l'Unione Europea si era data in vista del
Consiglio di Nizza, questa sovrapposizione tra "carta" e
"costituzione" non è ancora possibile: ogni costituzione esige "un
popolo", che nasca da una lunga tradizione o che sia creato da eventi straordinari,
che cambiano il sentimento generale.
Non c'è un popolo europeo con le stesse idee
Attualmente il "popolo europeo" non c'è ancora. Costruirlo a tavolino, con le
procedure adottate per la moneta unica, non è possibile.
Anche la scrittura di questa Carta lo ha confermato. Vi cito un solo esempio, su un tema
che ha fatto discutere, ma che aiuta anche a riflettere.
E' stato espresso da molti il rammarico di fronte alla paura di inserire le radici
religiose nel preambolo della Carta. E' stato un aver paura delle parole. La formula
adottata, quella che fonda i valori dell'Unione europea sul "suo patrimonio
spirituale e morale", è di grande dignità, ma sostituisce una versione che parlava
di "radici religiose".
Il senso della vera laicità delle istituzioni non è ancora patrimonio europeo condiviso.
Questa laicità si esprime attraverso la separazione, come è scritto nella Costituzione
dei francesi, che hanno chiesto appunto una stesura finale della Carta che tenesse conto
della loro impostazione costituzionale. Ma la laicità si esprime anche (credo
personalmente altrettanto o meglio) attraverso l'intesa tra una comunità religiosa che
vuole affermare le sue libertà ed una istituzione statuale che mette a disposizione i
suoi momenti organizzativi per consentire a quella libertà di esercitarsi, come è in
Italia. E' libertà religiosa o no - ad esempio - il fatto che una persona possa avere
assistenza religiosa in carcere e in ospedale o che possa avere l'insegnamento della
religione nella scuola che frequenta? Senza la collaborazione delle istituzioni pubbliche,
dalle quali dipendono scuole, ospedali e carceri, questa libertà viene limitata e la
persona non sarà in grado di realizzarla.
La risposta della pacifica Europa alla guerra del Kosovo
Ho detto prima che una Costituzione nasce o da un
popolo o da un evento straordinario.
A dire il vero questa Carta dei diritti nasce da un evento straordinario, anche se non
sufficiente a cambiare un popolo. La decisione di scrivere la Carta è stata presa dal
Consiglio europeo di Colonia che concludeva la Presidenza tedesca dell'Unione nel primo
semestre del 1999. L'Europa si era trovata per la prima volta con una guerra in casa,
quella del Kosovo. A quella tragedia era stata data una risposta militare, ma l'Unione
Europea (figlia diretta della volontà di pace di un continente) aveva sentito il bisogno
di dare anche una risposta di libertà. Attraverso la sua "Carta" l'Europa
voleva rendere "evidenti" (la decisione del Consiglio di Colonia usa proprio
questo aggettivo) i diritti fondamentali sui quali l'Unione Europea si regge e che essa ha
il dovere di preservare.
Il mandato affidato all'organismo incaricato della redazione non era quello di scrivere
una costituzione per il futuro, ma di evidenziare (raccogliendoli ed organizzandoli) i
valori condivisi dai popoli dell'Europa.
Fin da Colonia comunque si è lasciata la strada aperta per un cammino futuro, più
ambizioso rispetto alla risposta immediata che la guerra del Kosovo richiedeva.
E a sottolineare che non si trattata di redigere un "compendio" dei diritti, ma
di raffigurare l'anima dell'Europa è stata creato per scrivere la Carta un organismo
inedito, che poi si sarebbe chiamato "Convenzione". Formato da 62 persone,
questo organismo ha visto associate le tre istituzione dell'Unione (Parlamento,
Commissione e Consiglio) e i parlamenti nazionali. Per la prima volta i quindici
parlamenti nazionali sono diventati ufficialmente una delle istituzioni dell'Unione
Europea. Si tratta di una innovazione di grande rilevanza. Per il futuro immediato
dell'Europa questa diversa articolazione della sovranità popolare è probabilmente
destinata ad avere conseguenze ancora più rilevanti del testo stesso della Carta.
I diritti sono raggruppati attorno a valori
Ne è scaturita una Carta che segna comunque, come ho detto, l'avvio di un processo in
qualche modo costituente dell'Unione europea. Un processo che contribuirà a superare i
rischi ed i limiti di una visione puramente economica dell'integrazione europea. La Carta
riconosca il principio di sussidiarietà accanto a quello di solidarietà. Tradotti in
termini concreti, questi due principi indicano il futuro dell'Europa che deve perseguire
un'unità vera nel rispetto delle diverse identità nazionali. L'Unione si presenta sotto
questo profilo come qualcosa di nuovo, anche dal punto di vista delle forme di sovranità
finora conosciute.
Innovativa risulta anche la forma organizzativa dei diritti all'interno della Carta
approvata a Biarritz. I diritti non sono suddivisi secondo le tradizionali categorie
formali (i diritti civili, economici, politici e sociali), che a volte li rendono
infecondi; essi sono stati inseriti nell'ambito di valori quali la giustizia, la
solidarietà, l'uguaglianza, la libertà. Sono questi valori che illuminano i diritti, ne
chiariscono l'interpretazione e l'applicazione. Un diritto posto sotto il capitolo
"solidarietà" ne esprime non solo il contenuto ma anche la finalità e
l'attuazione non può che mirare a realizzare la solidarietà attraverso quel diritto.
Questa scelta di organizzare i diritti in base a valori, è inevitabile sulla base del
soggetto che la Carta vuole organizzare e che è chiaramente indicato nel secondo
capoverso del Preambolo: "L'Unione Europea pone la persona al centro della sua
azione".
Ed è la persona come somma di valori, ma anche la persona nella sua esperienza di vita.
Al riguardo sono significative alcune novità che la Carta introduce rispetto alle
tradizionali carte dei diritti, dalle nostre Costituzioni alla Convenzione europea: i
diritti dei bambini circa la protezione, le cure necessarie per il loro benessere,
l'espressione libera della propria opinione, l'intrattenimento regolare delle relazioni
con entrambi i genitori; i diritti degli anziani e dei disabili circa la partecipazione
alla vita sociale e culturale, il pieno inserimento sociale e professionale; i diritti ad
una buona amministrazione, che sono così di attualità in Italia; il diritto del
cittadino ad essere ascoltato prima di ogni decisione a suo carico.
La Carta condanna la pena di morte, proclama il rispetto della vita privata e familiare,
afferma il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione, d'informazione,
di riunione e di associazione.
Essere bambini ed avere già dei dirtti
Ma eccovi alcuni articoli che vi riguardano direttamente, che tengono della vostra età e
delle vostre esigenze.
Articolo 24: Diritti del bambino. 1. I bambini hanno diritto alla protezione
e alle cure necessarie per il loro benessere. Essi possono esprimere liberamente la
propria opinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che li riguardano
in funzione della loro età e della loro maturità. 2. In tutti gli atti relativi ai
bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l'interesse
superiore del bambino deve essere considerato preminente. 3. Ogni bambino ha diritto di
intrattenere regolarmente relazioni personali e contatti diretti con i due genitori, salvo
qualora ciò sia contrario al suo interesse.
Articolo 33: Vita familiare e vita professionale. 1. È garantita la
protezione della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale. 2. Al fine di poter
conciliare vita familiare e vita professionale, ogni individuo ha il diritto di essere
tutelato contro il licenziamento per un motivo legato alla maternità e il diritto a un
congedo di maternità retribuito e a un congedo parentale dopo la nascita o l'adozione di
un figlio.
Articolo 14: Diritto all'istruzione .1. Ogni individuo ha diritto
all'istruzione e all'accesso alla formazione professionale e continua. 2. Questo diritto
comporta la facoltà di accedere gratuitamente all'istruzione obbligatoria. 3. La
libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi democratici, così
come il diritto dei genitori di provvedere all'educazione e all'istruzione dei loro figli
secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono rispettati secondo
le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio.
Articolo 15: Libertà professionale e diritto di lavorare. 1. Ogni individuo
ha il diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta o accettata.
2. Ogni cittadino dell'Unione ha la libertà di cercare un lavoro, di lavorare, di
stabilirsi o di prestare servizi in qualunque Stato membro. 3. I cittadini dei paesi terzi
che sono autorizzati a lavorare nel territorio degli Stati membri hanno diritto a
condizioni di lavoro equivalenti a quelle di cui godono i cittadini dell'Unione.
Articolo 29: Diritto di accesso ai servizi di collocamento. Ogni individuo
ha il diritto di accedere a un servizio di collocamento gratuito.
Articolo 32: Divieto del lavoro minorile e protezione dei giovani sul luogo di
lavoro. Il lavoro minorile è vietato. L'età minima per l'ammissione al lavoro
non può essere inferiore all'età in cui termina la scuola dell'obbligo, fatte salve le
norme più favorevoli ai giovani ed eccettuate deroghe limitate. I giovani ammessi al
lavoro devono beneficiare di condizioni di lavoro appropriate alla loro età ed essere
protetti contro lo sfruttamento economico o contro ogni lavoro che possa minarne la
sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, mentale, morale o sociale o che possa mettere a
rischio la loro istruzione.
Articolo 23: Parità tra uomini e donne. La parità tra uomini e donne deve
essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di
retribuzione. Il principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure
che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.
Anche i bambini che devono ancora nascere hanno già dei diritti
Questi e tutti gli altri contenuti nella "Carta" sono diritti fondamentali che
l'Unione Europea riconosce come patrimonio non esclusivo dei propri cittadini. Sono
diritti esigenti. "Il godimento di questi diritti fa sorgere responsabilità e doveri
nei confronti degli altri come pure della comunità umana e delle generazioni
future". Questa responsabilità non contrattata che l'Europa si assume nei confronti
delle persone che non la abitano e di quelle che la abiteranno è uno dei risultati più
alti di questa Carta.
I più prossimi fra gli "altri" verso cui assumiamo dei doveri sono i popoli
dell'Europa più vasta. Il progetto di Carta è stato redatto anche in vista
dell'allargamento, al fine di disporre di un elenco di diritti fondamentali da presentare
preliminarmente ai paesi candidati; questa è una delle ragioni per le quali la Carta è
stata elaborata. E' stato un altro elemento decisivo di cui la Convenzione ha dovuto
tenere conto nel compromesso che ha consentito la redazione del documento. Anche i paesi
candidati possiedono culture, tradizioni, a volte molto difformi da quelle dei quindici
Stati oggi facenti parte dell'Unione. Anche per rispetto a loro è opportuno che la fase
di inserimento della Carta nei Trattati avvenga nel momento in cui tutti i popoli
dell'Europa avranno titolo per portare il loro contributo e la ricchezza della loro
storia.
Ancora fra gli "altri" destinatari dei diritti della Carta ci sono tutte le
persone che risiedono nell'Unione pur non essendone cittadini. Sottolineo questo elemento
perché ha conseguenze immediate di fronte ai fenomeni massicci dell'immigrazione
variamente motivata. Non limitare la democrazia e i diritti garantiti soltanto ai
cittadini è un tema politico e culturale vero, su cui discutere.
E poi, questa carta non ha pensato solo a voi che ancora non votate e che quindi non avete
la cittadinanza piena. Ha pensato anche a coloro che devono ancora nascere, agli europei
che verranno. E' una bella novità anche questa: una decisione "unilaterale",
non contrattata di garantire i diritti di chi non c'è, delle generazioni future.
L'obiettivo centrale di questa Carta è comunque quello di delineare un nucleo di
cittadinanza europea per procedere verso la costruzione di un'Europa effettivamente unita.
È uno strumento fondamentale per dare il senso di un'Europa che abbia un di diretto
rilievo per la l'identità delle persone che la abitano. A creare l'identità di cittadino
degli Stati Uniti fu il Bill of Rights, la Carta dei diritti, aggiunta alla prima
Costituzione americana. Anche l'Europa ha bisogno di una Carta. Quella che ora abbiamo non
è quella definitiva.
Uno dei vostri primi voti sarà sulla "Carta"
Nell'impianto del testo finale della Carta dei diritti fondamentali questo
"condizione" si può cogliere in uno dei principi che la Carta contiene e che
avrebbero dovuto evitare eccessi di preoccupate polemiche. Mi riferisco alla
esplicitazione della "riserva costituzionale nazionale". L'articolo 53 della
Carte dice: "Nessuna disposizione della presente Carta deve essere interpretata come
limitativa o lesiva dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali riconosciuti
dalle costituzioni degli Stati membri". Contrariamente a quanto avviene per le norme
ordinarie, nella quali il diritto comunitario prevale sul diritto nazionale, in questa
materia la Carta europea è e sarà superata dalle costituzioni vigenti in ogni paese.
Nessun popolo sarà "espropriato" della sua tradizione costituzionale e nessun
parlamento si sentirà vincolato esternamente in tema di diritti fondamentali.
Ma questo sarà un passaggio indispensabile oggi, non una condizione definitiva. Già al
Consiglio europeo di Nizza si chiederà di mettere allo studio la Costituzione europea.
Italia e Germania hanno già proposto una Grande Conferenza con al centro l'Europa dei
cittadini. Sarà un traguardo che forse taglierete non da spettatori ma da protagonisti,
perché è probabile che fra i primi voti che sarete chiamati ad esprimere da maggiorenni
ci sia un referendum sulla costituzione europea.
10 novembre 2000