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L'emendamento del Ppi per gli insegnanti
Difeso il servizio pubblico
della scuola
sia paritaria che statale
Contro il rischio del mercato dell'istruzione, sostenuto dalle polemiche della destra

Da un po’ di tempo il Polo ha una certa propensione all’autogol. L’ultimo caso si è verificato in questi giorni a proposito dell’emendamento presentato dai Popolari in finanziaria per l’equiparazione degli oneri previdenziali tra scuole statali e scuole paritarie. Anche questa volta la destra, nella speranza di far esplodere posizioni diverse all’interno della maggioranza, ha immediatamente caricato di forte valenza politica un emendamento che, nell’intenzione dei proponenti, tendeva sola ad eliminare una disparità di trattamento per personale dello stesso comparto, quello scolastico appunto.
Sotto la spinta delle polemiche, il contenuto dell’emendamento si è subito allargato anche al campo assistenziale ed è finito per investire il cuore stesso della legge di parità all’esame dell’Aula di Montecitorio in questi giorni. Il tema in discussione è diventato quello del carattere pubblico svolto dalle scuole paritarie e delle conseguenze che ne derivano sul piano giuridico, e su quello contributivo.
In pratica, nel momento in cui si confrontano i criteri di contribuzione previdenziale (pensioni) e assistenziale (sanità, assegni familiari, ecc.) si solleva il problema relativo al significato di servizio pubblico svolto da enti e soggetti diversi dallo Stato. Non a caso i popolari hanno sempre difeso con estrema determinazione il comma 1 dell’articolo 1 della legge di parità, là dove si riconosce che le scuole paritarie fanno parte a pari titolo con quelle statali del "sistema nazionale di istruzione" e come esse svolgono "un servizio pubblico" che va riconosciuto a tutti gli effetti. Di fronte alla complessità del problema il Governo, saggiamente, ha ritenuto che fosse opportuno non affrontarlo in modo parziale, il solo versante previdenziale ma che si dovesse inserire tutta la materia, compresa quella assistenziale, in una proposta organica e completa in un provvedimento collegato alla finanziaria.
In sintesi il Governo ha fatto una proposta così articolata:
- prendere atto che l’emendamento PPI solleva un problema reale e quindi lo fa proprio;
- la complessità della materia richiede che si affrontata alla luce dell’art. 1 della legge di parità in approvazione alla Camera;
– l’accoglimento dell’emendamento PPI in finanziaria prima dell’approvazione della suddetta legge di parità potrebbe creare difficoltà di applicazione anche sul piano giuridico;
– l’equiparazione di trattamento tra il personale delle scuole paritarie e quello delle scuole statali deve comprendere non solo l’aspetto previdenziale ma anche quello assistenziale per il quale, per altro, è in atto una ristrutturazione normativa;
– il problema comporta anche aspetti che si riflettono su materie proprie della contrattazione tra le parti per cui si ritiene opportuno un confronto con le medesime;
– il Governo in accordo con le forze parlamentari della maggioranza, si impegna a presentare nel collegato di merito un suo emendamento che porti ad una positiva soluzione dell’intera materia.
Di fronte a questa proposta formale del Governo, il PPI ha ritenuto corretto ritirare il suo emendamento per consentire al Governo di risolvere tutta la questione in modo più completo.
Troviamo quindi curiose e strumentali le critiche delle opposizioni, le quali, dopo tante roboanti dichiarazioni, si sono persino dimenticate di presentare un proprio emendamento in materia.
L’autogol questa volta e ancora più clamoroso. Evidentemente l’unico obiettivo della destra resta quello di arrivare al famoso buono scuola (o alla equivalente detrazione fiscale) per creare i presupposti di un nuovo mercato selvaggio in questo settore e per smantellare sia la scuola statale sia la scuola paritaria senza fini di lucro.
Un consiglio vorremo darlo pure a quelle componenti della maggioranza che hanno sollevato preoccupazioni perché non finiscano, col loro integralismo laico, per procurare un autogol anche alla maggioranza.
Avvicinandosi le semifinali regionali della primavera prossima e la finale nazionale del 2001 sarebbe difficilmente recuperabile un autogol proprio ora e su una materia così complessa e importante.

Giovanni Manzini


30/12/1999
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