RASSEGNA STAMPA

La Repubblica,
23 ottobre 2001

Incognita recessione

di Curzio Maltese

Il cinismo con il quale la maggioranza cerca di usare il clima di guerra per farsi gli affari di Berlusconi in Parlamento e regolare i conti con il nemico (antimafia, magistrati) ha un precedente. Ricorda da vicino l'arroganza del Caf dieci anni fa, durante la prima guerra del Golfo, in quella che sarebbe stata l'ultima sua stagione di potere prima della tempesta di Mani Pulite. La stessa violenza polemica contro un pacifismo identificato con l'opposizione, la stessa sicurezza d'avere ormai sotto controllo tutta l'informazione e quindi l'opinione pubblica. Ma anche la stessa cecità di fronte ai segnali negativi che la società italiana pure inviava ai piani alti.
Oggi Berlusconi, come allora Craxi e Andreotti, ha con sé tutti i media, con rare eccezioni, e può divertirsi a riscrivere la storia come gli pare. Nella lettera al Corriere torna sulla vicenda della caduta del suo governo nel '94 e la attribuisce al pool di Milano. Non una parola sul fatto che a volere fortissimamente il ribaltone sia stato un alleato di oggi, Umberto Bossi, che allora lo chiamava il "mafioso di Arcore" . Oggi, come allora, l'antimafia è messa all'angolo e pare definitivamente sconfitta. Oggi, come nel '91, una maggioranza sicura di governare per "almeno un decennio" progetta scalate al Quirinale e spartizione di poltrone fra gli alleati. Ed è impressionante anche l'analogia in politica estera. In questa crisi, come nel '91, il governo s'aggrappa a uno sbandierato quanto inesistente "rapporto privilegiato con gli Stati Uniti", per mascherare una concreta perdita di potere e prestigio in Europa. Con la differenza che allora Andreotti e Craxi riuscirono a ottenere dall' "amico Bush" (padre) una piccola ma simbolica partecipazione all'alleanza militare.
Qui dovrebbe chiudersi il parallelo, perché non ci sono alle porte turni elettorali né grandi inchieste. Se non esistesse un ultimo elemento, il più importante di tutti: una crisi economica che minaccia recessione. Fu questa la vera molla della stagione degli scandali. Perché la questione morale e la decenza pubblica in Italia hanno sempre riguardato nobili ma sparute minoranze. Tranne quando la maggioranza viene toccata nel conto in banca. Berlusconi può avere tutti i giornali e le televisioni a disposizione, enormi maggioranze parlamentari, può sfruttare al meglio i venti di guerra, ma se la crisi economica continuerà ad avanzare, come dieci anni fa, le cose potrebbero cambiare all'improvviso facendo saltare i piani quinquennali o decennali in allestimento a Palazzo.

IL SENATORE | IN PARLAMENTO | EUROPEI | CITTÀ E PAESI DI PADOVA | IN POLITICA | ULIVO

24 ottobre 2001
rs030
home page
scrivi al senatore
Tino Bedin