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RASSEGNA STAMPA![]() Il Sole 24 Ore ![]() di Alfredo Sessa |
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Euromed - In vista della scadenza dell'accordo multifibre, fronte comune tra Paesi europei e produttori mediterranei Ue-Sponda Sud, si riparte dal tessile Ottimismo sulla firma con la Siria dell'ultimo protocollo di area - Accelera l'export dei Paesi dell'Est verso i mercati Meda - Saranno monitorati gli effetti dell'apertura ai prodotti asiatici - Intese bilaterali per agevolare commercio e lavorazioni
Passata la sbornia dell'allargamento a Est, l'Unione europea torna a spolverare un vecchio scheletro nell'armadio. Il rapporto chiaramente strategico, eppure mai pienamente decollato, con la Sponda Sud del Mediterraneo. Sullo sfondo del cosiddetto processo di Barcellona, il percorso inaugurato nove anni fa nella città spagnola, e che deve portare alla creazione di uno spazio economico integrato euromediterraneo, si muovono nuovi protagonisti: la Ue non più a 15 ma a 25, con un baricentro che si è spostato nettamente a Nord-Est, e i Paesi del Nordafrica, in forte ritardo di crescita, che offrono il fianco al fondamentalismo islamico e alle ondate di emigrazione clandestina. Il "nuovo" processo di Barcellona è ripartito da Istanbul, dove ieri si è svolta la quarta conferenza Euromed, protagonisti i ministri del Commercio dei 35 Paesi. Intesa sul tessile. Sul tessile, e in particolare sulla scadenza dell'accordo multifibre, a Istanbul è nato un abbozzo di politica euromediterranea. Quattro decenni di quote all'export, imposte dai Paesi industrializzati ai Paesi in via di sviluppo, usciranno definitivamente di scena il primo gennaio 2005. Si concluderà così la parabola dell'Accordo multifibre, che ha governato a lungo l'eccezione tessile nel panorama del commercio internazionale. "Le conseguenze preoccupano numerosi Paesi, tra cui l'Italia, che in questo settore conta 800 mila occupati", ha spiegato il vice ministro per le Attività produttive, Adolfo Urso, che ha rappresentato l'Italia a Istanbul. "Per questo - ha aggiunto - abbiamo proposto di creare un ufficio a livello europeo per il monitoraggio degli effetti di tale apertura nei primi sei mesi di applicazione, per essere in grado eventualmente di intervenire in sede Wto in caso di situazioni anomale. Abbiamo aderito all'iniziativa proposta dalla Tunisia, e poi sostenuta anche da Marocco e Francia, di riunirci a settembre a Tunisi". Libero scambio Sud-Sud. Aprire sempre di più agli scambi e alle lavorazioni industriali i mercati della Sponda Sud. É per questo che il terzo vertice Euromed aveva approvato, un anno fa a Palermo, la regola del cumulo di origine paneuropeo, un accordo-quadro che permette alle merci di circolare e di essere lavorate nell'Europa dei 25, nell'Efta e nel bacino del Mediterraneo a condizioni agevolate. Per essere veramente efficace, l'accordo-quadro deve essere completato da intese bilaterali di libero scambio tra i Paesi della Sponda Sud. E qui, qualcosa inizia a muoversi nella giusta direzione. É soprattutto la Turchia a dare prova di buona volontà, spinta anche dal desiderio di entrare a fare parte al più presto dell'Unione europea. Istanbul ha concluso accordi di libero scambio con Egitto, Marocco e Tunisia. Anche Tunisia e Giordania hanno perfezionato un'intesa bilaterale. Anche l'Est guarda a Sud. Chi pensava che l'ingresso nella Ue di ben otto Paesi dell'Europa centro-orientale avrebbe trasformato la politica per il Mediterraneo in una palude, anzichè in un bacino di opportunità, dal vertice Euromed ha ricevuto segnali che vanno nella direzione opposta. A Istanbul è emerso infatti un forte interesse, anche da parte dei Paesi dell'Est nuovi membri della Ue, che l'Europa si integri con il Mediterraneo: "Quest'anno - ha detto il ministro del Commercio estero polacco, Pavel Zilinski - il nostro export nei confronti dei Paesi Meda è aumentato dell'80%". Il Mediterraneo, insomma, viene visto come un'opportunità anche dai Paesi più lontani. I casi Siria e Libia. C'è ottimismo sulla possibilità di sbloccare la firma del trattato di associazione con la Siria, che completerà la rete degli accordi tra l'Unione europea e i 10 Paesi dell'area mediterranea. L'ostacolo è il veto di Gran Bretagna e Olanda, che richiedono nel testo uno specifico riferimento ala rinuncia alle armi di distruzione di massa. Tempi ancora lunghi, invece, per l'associazione della Libia. Sulla politica euromediterranea si allunga l'ombra del Medio Oriente (ieri a Istanbul Israele era presente solo a livello di funzionari, mentre un anno fa, a Palermo, era presente un ministro). Non fa passi in avanti, infine, la liberalizzazione dei servizi. Ma l'Europa non può attendere: sicurezza e prosperità viaggiano tra le sponde del Mediterraneo. |
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5 agosto 2004 rs-992 |
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