RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore Nord Est
2 aprile 2004
di Luigi Rossi Luciani
presidente degli Industriali
del Veneto

L'intervento
Da questa svolta può nascere il "terzo" Veneto
L'ampliamento dovrà supportare ambiti quali infrastrutture, ricerca e formazione

L'allargamento dell'Unione Europea è un successo dell'Europa ma soprattutto una sfida alla quale tutti, vecchi e nuovi membri, siamo chiamati a partecipare con orgoglio ma anche tanta prudenza. Non ho dubbi che l'ingresso dei dieci nuovi membri sia un fatto attentamente ponderato a livello europeo, ma è altrettanto vero che, in Italia, è mancata una puntuale riflessione su ciò che questa nuova e più grande Europa comporterà.
L'Unione Europea è attenta e severa, e perciò se l'allargamento è stato promosso siamo certi che il binario è giusto, ma ciò su cui dobbiamo lavorare, ora, è su quanto questo inciderà sulle singole realtà non solo nazionali ma soprattutto regionali. Mi riferisco a temi strutturali come immigrazione, sicurezza, infrastrutture e risorse ma anche all'aspetto politico. Partendo da quest'ultimo punto, è fondamentale che ci si renda conto che il Veneto si troverà a competere nel mercato interno europeo confrontandosi, da maggio in poi, con Paesi che hanno la stessa estensione e popolazione. Di fatto, però, mentre Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Estonia o Lettonia, per esempio, contratteranno con il prorpio livello centrale direttamente a Bruxelles il Veneto dovrà passare per Roma con tutto ciò che ne deriva in termini di tempi, burocrazia e costi.
Per quanto riguarda gli altri temi, è da sottolineare come si modificherà, con il mutamento della voce immigrazione, il mercato del lavoro. Quelli che oggi sono immigrati, specie quelli dell'Est, saranno cittadini d'Europa con innegabili vantaggi, per le imprese manifatturiere e le agricole, ma anche con possibili problemi legati agli spostamenti interni all'Unione. Con una buona politica sovrannazionale, si potrà meglio contrastare l'immigrazione clandestina: molti dei nuovi membri fungeranno da cuscinetto aumentando la permeabilità delle frontiere e quindi la sicurezza.
Sul piano infrastrutturale è necessario colmare un gap pluridecennale. Il Veneto rischia di essere bypassato dall'asse Est-Ovest a nord delle Alpi o, in alternativa, di essere area da attraversare per raggiungere mercati da cui potrebbe essere escluso per mancanza di competitività. É fondamentale dotare il Veneto dell'Alta capacità o della cosiddetta Romea Commerciale - per fare due esempi - perchè la nostra area resti inserita nei mercati in fase di sviluppo, ne sia partner più solido e condizionante. Inoltre buone infrastrutture significheranno, per il Veneto, anche un miglioramento della questione ambientale che, sempre facendo un esempio banale, è da tempo viziata dall'attraversamento di tanti, troppi camion, che giungendo dall'Est sfuggono anche alle minime norme di tutela della qualità dell'aria.
L'allargamento deve essere uno dei punti fondanti di un cambiamento della nostra regione, dopo la recente crisi interna e internazionale, per superare il ''Veneto dei pioneri'' e il ''Veneto del benessere'' facendo decollare quello che già si viene configurando come il ''Terzo Veneto''. Per questo, a fronte di quelle che potranno essere le sfide che ci verranno proposte, è fondamentale il rafforzamento del nostro territorio e della sua struttura sociale e produttiva passando per un fondante Piano regionale di sviluppo, ma soprattutto per una maggiore ricerca, sviluppo e innovazione; una riorganizzazione del sistema delle filiere e dei distretti; e una accelerazione degli investimenti nelle risorse umane puntando su conoscenze avanzate e professionalità emergenti.

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2 aprile 2004
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