RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore Nord Est
2 aprile 2004
di Federico Ferraro

Le rotte del Nord-Est - I risultati di uno studio ad hoc - Tra i fattori critici la consapevolezza di un taglio alle risorse comunitarie
Nuova Ue, il plebiscito delle aziende
Euro sì o no: le complicazioni ci sono ma l'85% degli intervistati lo promuove - Secondo l'82% l'ingresso di 10 altri Paesi è un fatto necessario, per il 48,3% sarà addirittura un vantaggio

A un mese dall'estensione a Est dei confini dell'Unione Europea, un gruppo di testimoni privilegiati fra gli imprenditori del Nord-Est è stato chiamato a esprimere le proprie opinioni sull'allargamento e le sue conseguenze.
Interpellati per il primo Opinion Panel della Fondazione Nord Est, promosso da "Il Sole-24 Ore NordEst" e da Veneto Banca, la maggioranza assoluta di essi (82,8%) complessivamente ritiene che l'ingresso dei dieci nuovi paesi nella Casa comune europea sia un fatto necessario. Inoltre, per il 48,3% degli interpellati tale avvenimento non risponde soltanto a criteri di necessità, bensì si rivelerà anche vantaggioso per il Triveneto, l'Italia e, più in generale, per l'Europa. Tale giudizio positivo diventa ancora più marcato se si considerano le opinioni espresse dal panel di soggetti interpellati quanto alle ripercussioni dell'allargamento sul sistema politico ed economico dei paesi dell'allargamento. Per il 94% degli imprenditori contattati, infatti, l'ingresso nella Ue avrà effetti positivi sull'economia dei dieci nuovi Paesi. L'89% di essi, inoltre, ritiene che in conseguenza dell'adesione alla Ue migliorerà anche la qualità della vita in questi Paesi.
Accanto a queste dimensioni di carattere prettamente economico e sociale, il panel di imprenditori sottolinea come l'allargamento potrà avere benefici effetti anche sul consolidamento degli ideali democratici (80,5%) e sulla stabilità politica ed istituzionale (74,6%) dei nuovi Paesi. L'estensione a est dei confini comunitari, quindi, appare agli imprenditori del Nord-Est un avvenimento in grado di incidere in modo positivo sulla struttura economica, politica e sociale dei 10 Paesi dell'allargamento.
Tuttavia, l'ingresso dei dieci nuovi stati nella Ue porterà delle ripercussioni anche sull'economia e sulle dinamiche politiche e istituzionali dell'Italia e dell'Europa tutta. Gli imprenditori del Nord-Est contattati per l'indagine ritengono che gli effetti positivi dell'allargamento saranno particolarmente evidenti in termini di maggiori possibilità per le imprese italiane di investire nei nuovi paesi membri (70,7%). Inoltre, l'Europa allargata a 25 potrà, da un lato, godere di un peso economico superiore a quello attuale (65,5%) sui mercati internazionali, dall'altro godrà di un maggiore peso politico (61,9%) sullo scacchiere internazionale. L'allargamento, inoltre, aumenterà la possibilità di attrarre in Italia manodopera immigrata (55,9%). Quanto agli effetti sull'economia italiana, il 47,6% degli interpellati ritiene che essi avranno un segno positivo; ciò nonostante circa un terzo degli stessi (27,6%) teme ripercussioni negative sul sistema produttivo nazionale, mentre un ulteriore 25% non intravede particolari conseguenze.
Permane comunque, tra i soggetti contattati per l'opinion panel, un atteggiamento di diffidenza circa le conseguenze reali che l'allargamento dei confini dell'Unione europea potrà avere sul peso dell'Italia nel consesso europeo (68,1% dichiara "nessun effetto") e sulla vicinanza tra l'Unione e i suoi cittadini (60,5%).
Quanto alle ripercussioni negative, per circa tre quarti degli interpellati (76,7%) l'allargamento ridurrà la possibilità per le regioni italiane di beneficiare dei fondi strutturali erogati nell'ambito della politica di coesione della Ue. Tale dato non sorprende, dal momento che si è da tempo diffusa la consapevolezza che la maggior parte delle risorse disponibili verranno ri-orientate verso i Paesi dell'Est, le cui regioni presentano tuttora significativi ritardi per tutti i principali indicatori economici e sociali rispetto ai dati medi comunitari. Inoltre, la maggioranza del panel di soggetti contattati (43,6%) crede che l'ingresso dei dieci nuovi Paesi inciderà negativamente sul funzionamento delle istituzioni comunitarie. La mancata approvazione della Costituzione lo scorso dicembre, le discussioni sulle procedure di voto e le divisioni riemerse lo scorso anno tra i vari Paesi stanno probabilmente alla base di tale giudizio.
Se si volessero costruire degli "indici di positività" nei confronti dell'allargamento, osserveremmo come nell'opinione degli imprenditori del Nord-Est tale processo produrrà effetti benefici soprattutto in termini di gestione dei flussi migratori (la media delle valutazioni positive raggiungerebbe la soglia del 50%). La dimensione economica si attesta complessivamente al 47,8%, ma questo indice è fortemente depresso dalla preoccupazione legata alla destinazione futura dei fondi strutturali. Viceversa, la dimensione politico-istituzionale è quella con la performance più bassa (32,6%), e rispetto a essa prevale la convinzione che non vi saranno mutamenti sostanziali.
L'atteggiamento complessivo degli imprenditori del Nord-Est di fronte alle sfide dell'allargamento è quindi positivo. Di certo, l'adesione alla Ue produrrà significative e positive trasformazioni soprattutto nei nuovi Paesi membri, ma non mancheranno i benefici e le opportunità anche per chi fa già parte del consesso comunitario. Al pari dell'euro, rispetto al quale l'85,5% degli interpellati ritiene che abbia portato qualche complicazione ma sia ugualmente necessario all'Europa, così anche l'allargamento a Est non è solamente una necessità, bensì anche una sfida e un'opportunità da raccogliere e affrontare.

Che cosa è successo dopo l'introduzione dell'euro
Moneta unica. Gli imprenditori sono stati chiamati a esprimersi sull'introduzione dell'euro
Misura necessaria. A larghissima maggioranza (pari all'85,5%) gli imprenditori si sono espressi indicando nella moneta unica una misura necessaria che sta creando qualche complicazione
In negativo. Lo 0,8% ritiene che l'euro comporti solo complicazioni
In positivo. Per il 13,7% del campione la moneta unica ha prodotto e produrrà solo vantaggi.

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