Gli scarichi delle concerie vicentine pagati da Padova e Verona
Leb è il canale che deriva acqua dall'Adige a scopo di irrigazione e la porta a Cologna Veneta. Qui alimenta il fiume Fratta e Guà e anche, tramite canale interrato, i fiumi Bisatto e Bacchiglione. Partecipano al consorzio Leb cinque consorzi di bonifica e irrigazione, tre padovani (Adige-Bacchiglione e Bacchiglione-Brenta di Padova, Euganeo di Este), uno vicentino (Riviera Berica di Sossano) e uno veronese (Zerpano-Adige-Guà di S. Bonifacio), che amministrano complessivamente un territorio di 311.000 ettari. La partecipazione maggiore, in base alla superficie irrigabile, è quella dell'Euganeo di Este. Quello che avviene a Cologna Veneta, alla confluenza del Leb con il fiume Fratta, non è noto a tutti e non corrisponde alla funzione esclusivamente agricola per la quale il Leb è stato concepito e realizzato. A Cologna l'irrigazione è solo un fine secondario, il primario essendo quello di risanare il Fratta ammalato: sia pure con la tecnica primitiva della diluizione, vietata per la verità dalla legge Merli e dal successivo decreto 152 del 1999. A Cologna arrivano infatti, oltre all'acqua d'Adige trasportata dal Leb, anche gli scarichi depurati del bacino vicentino delle concerie, veicolati dal Fratta.
Dire "scarichi depurati" è un coraggioso eufemismo, concesso dal fatto che essi attraversano effettivamente i depuratori di Trissino, Arzignano, Montebello Vicentino, Montecchio Maggiore e Lonigo. Ma in realtà la loro carica inquinante è così elevata che la Regione ha disposto di diluirli con acqua d'Adige immessa in Fratta, in ragione di 10 metri cubi al secondo: un terzo della totale portata attualmente concessa al Leb durante la stagione di irrigazione. L'irrigazione lungo il bacino del Fratta avviene dunque dopo che l'acqua si è mescolata con i reflui conciari: con grave pregiudizio dei certificati di qualità dei prodotti agricoli. La variazione dello statuto del Leb, avvenuta a novembre 2001, sembra collimare con questo uso igienico-sanitario del consorzio. Esso prevede infatti nuove finalità accentuatamente ambientali, fra le quali "il completamento della depurazione dei reflui"; ma quella di Cologna Veneta è un'applicazione così straordinaria da richiedere una apposita delibera regionale (febbraio 2001).
Fino a qualche anno fa gli scarichi conciari arrivavano a Cologna attraverso corsi d'acqua superficiali. Ma la necessità di proteggere le falde acquifere di Almisano, da cui attingono gli acquedotti di buona parte del basso vicentino e veronese, indusse la Regione Veneto a progettare un tubo collettore. Il primo tronco, da Trissino a Lonigo, è già attivo da qualche anno e porta gli scarichi fino al Rio Acquetta presso Lonigo. Il secondo tronco (diametro 1600 mm, per una portata media di 1,35 metri cubi al secondo e massima 2,4), dal Rio Acquetta fino a Cologna, è già costruito ma non ancora funzionante, non verificandosi le condizioni previste dalla delibera regionale sopracitata: programma di disinfezione a raggi ultravioletti e di desalinizzazione.
Per la gestione del collettore, che raccoglie i reflui in uscita dai cinque depuratori dei Comuni conciari, si è costituito il consorzio Arica (Aziende riunite collettore acque), con sede in Arzignano. Leb e Arica hanno sottoscritto un accordo provvisorio, che permette ad Arica l'uso del Leb, con l'impegno di stilare quello definitivo entro dicembre 2003. L'accordo provvisorio sancisce intanto condizioni di favore per il consorzio Arica, che, ultimo arrivato, sembra farla da padrone: nel periodo ottobre-marzo, quando non si irriga, Arica paga l'acqua demaniale immessa in Fratta dal Leb, per la diluizione dei reflui conciari, al prezzo pieno stabilito dalla legge Galli per uso igienico-sanitario; - nel periodo di irrigazione invece (aprile-settembre) Arica paga l'acqua ad un prezzo quaranta volte inferiore, perché, dopo l'operazione di diluizione, la consegna agli agricoltori per l'irrigazione; (...) è spontaneo chiedersi se questo principio di compensazione e di indennizzo fra chi produce l'inquinamento e chi lo subisce sia in qualche modo applicabile anche fra Arica e bacino del Fratta, in forza del fatto che, se pure il Fratta non è un canale consortile, lo sono i corsi che esso alimenta.
Si auspica che l'accordo definitivo Leb-Arica, quando sarà sottoscritto, contenga condizioni più equilibrate. La misura della diluizione prevista dalla delibera regionale, per superare l'emergenza sanitaria, non può che essere transitoria, anche perché osteggiata dalla legge, e deve essere superata a breve da soluzioni definitive di risanamento idrico, che prevedano adeguati impianti di depurazione alla fonte.
* consigliere del Consorzio di bonifica Euganeo-Este, componente della Commissione consigliere Piani di contribuzione Este
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