RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
21 ottobre 2003
di Daniele Marini


Strada europea

Una questione spinosa attraversa l'Europa: gli immigrati. Si tratta di un fenomeno complicato, difficile da gestire. Perché divide le opinioni della popolazione e degli schieramenti politici. Perché suscita sentimenti opposti, ora di solidarietà, ora di difesa. E non solo in Italia, come dimostrano le elezioni di domenica in Svizzera, e più in là nel tempo in Austria. O come dimostra la stessa discussione sviluppatasi attorno alla proposta del vice-premier Gianfranco Fini circa il voto amministrativo agli immigrati. Insomma, gli immigrati generano imbarazzo e difficoltà, perché sono considerati portatori di problemi per il consenso e di ordine sociale. Eppure, è un fenomeno che dovrebbe essere preso finalmente "sul serio" e con uno sguardo lungimirante. Perché è un fenomeno strutturale per un'Italia e un'Europa che invecchia progressivamente. Sapendo che oggi può far pagare qualche scotto in termini di popolarità, ma nel medio periodo costituisce la strada più adeguata per costruire un assetto più coeso delle società.
Che vi siano difficoltà effettive nell'affrontare la questione migratoria non deve stupire: è un intrecciarsi (inestricabile) di fenomeni fra loro di segno opposto. Da un lato, l'ennesima tragedia del mare, l'esodo di disperati in cerca di una dignità e di un luogo da dove potere iniziare a sconfiggere la povertà. Dall'altro lato, l'arresto di alcuni immigrati presenti nel nostro Paese per cui si ipotizzano reati ascrivibili al terrorismo internazionale. Dall'altro ancora, la discussione politica attorno al tema del voto amministrativo agli immigrati regolarmente presenti in Italia. Solidarietà umana, ordine e sicurezza, diritti di cittadinanza: dimensioni apparentemente opposte, ma che si mescolano fra loro e che nell'immaginario collettivo, così come nella discussione politica, disorientano. E, spesso, contrappongono e dividono in modo ideologico.
Ma, proprio perché il fenomeno migratorio è complesso in sé, serve un atteggiamento pragmatico, capace di distinguere le questioni e di affrontarle con un'ottica strategica. Soprattutto di dare delle priorità all'agenda politica su questi temi per troppo tempo evitati e rinviati.
1) La gestione dei flussi migratori deve avvenire attraverso una "politica estera" mirata. Sono per lo più noti i grandi flussi e i loro percorsi, si conoscono i Paesi di provenienza. L'esperienza positiva con l'Albania dovrebbe insegnare che servono investimenti continuativi in quella direzione, mediante interventi nel campo economico e della formazione, coordinamenti con le forze dell'ordine locali e lavoro di intelligence.
2) Una "politica estera" in tema di immigrazione va giocata sul piano europeo, una singola nazione poco può di fronte ad un fenomeno che è internazionale e che richiede la cooperazione fra più paesi, non solo per quello che riguarda i controlli alle frontiere, ma anche per le politiche di sviluppo dei Paesi più arretrati economicamente. La costituzione di un'Agenzia europea per il controllo delle frontiere e dei flussi immigratori può essere un primo passo.
3) Una politica europea sull'immigrazione richiama anche la questione dei diritti di cittadinanza. C'è un'evidente disparità fra i diversi Paesi nella definizione dello status di immigrato, che rende difficile - nel breve periodo - un'omogeneizzazione dei diritti. Ciò rende plausibile anche la realizzazione di interventi, per così dire, a geometria variabile fra gli Stati membri, come nel caso della recente proposta di Gianfranco Fini per il voto amministrativo in Italia. Plausibile, auspicabile e lungimirante, date le particolari condizioni nazionali. Ma un analogo impegno avrebbe potuto essere speso anche in ambito europeo nei lavori della Convenzione per la Carta costituzionale di cui Fini era membro autorevole. Sarebbe stato un segno tangibile della lungimiranza che la politica dovrebbe avere.

VAI ALLA PAGINA PRECEDENTE | STAMPA LA PAGINA | VAI A INIZIO PAGINA


30 ottobre 2003
rs-703
home page
scrivi al senatore
Tino Bedin