RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
18 settembre 2003
di Enrico Brivio

La Commissione chiede una governance economica
Prodi: va migliorata la Costituzione Ue
«Per ritrovare slancio innovativo non servono muri contro la Cina»

Romano Prodi ha rilanciato ieri la sua scommessa sulla nuova Europa, chiedendo di modificare in qualche punto nevralgico l'assetto istituzionale del progetto di Trattato costituzionale uscito dalla Convenzione. Per gli osservatori più prudenti e per molti europarlamentari, la scelta potrebbe essere rischiosa e riaprire il vaso di Pandora delle rivendicazioni dei vari Governi, indirizzando la Conferenza intergovernativa (Cig) che si aprirà il 4 ottobre a Roma in un infido labirinto di veti incrociati. Ma per il presidente della Commissione europea la strada di rimettere mano al testo votato dalla Convenzione di Giscard d'Estaing è obbligata, se si vuol dare efficienza e incisività alla nuova costruzione comunitaria.
In particolare Prodi, in un documento approvato ieri all'unanimità dalla Commissione, ha ribadito la necessità di fare almeno quattro interventi: prevedere un Esecutivo europeo con un commissario per ogni Paese avente diritto di voto anche dopo il 2009, estendere le decisioni a maggioranza, rafforzare la governance economica di Eurolandia e prevedere la possibilità di emendare in futuro il Trattato, attraverso maggioranze superqualificate in Consiglio dei 5/6, laddove ci sia un parere positivo anche dell'Europarlamento e della Commissione.
"Sono convinto che il 90% del lavoro è già stato fatto ed è ora il momento di concentrarsi sui punti che devono essere ancora migliorati" ha affermato Prodi, osservando che, alla riunione informale dei ministri degli Esteri a Riva del Garda, 16 Paesi hanno espresso la volontà di "avere una Conferenza intergovernativa autentica", che non può limitarsi ad accettare "una scatola già confezionata". Qualche brivido a questo punto può scorrere lungo la schiena di chi ricorda come le ultime Cig "autentiche" si siano avvitate nella necessità di arrivare a compromessi al ribasso, a Nizza come ad Amsterdam, per trovare un punto d'incontro tra le disparate pretese dei Governi.
"Non vogliamo riaprire il vaso di Pandora ma portare a compimento la Conferenza intergovernativa entro i tempi dati", ha assicurato Prodi, osservando però che miglioramenti sono necessari per "dare alle imprese e ai cittadini quelle riforme di cui hanno bisogno". Una Commissione con 25 e più membri con diritto di voto avrà più autorevolezza in ogni decisione, grazie alla partecipazione di membri di ogni nazionalità. E potrà anche funzionare bene, ha sostenuto Prodi, a patto che al presidente sia data la possibilità di organizzare il lavoro e di dividere in tre gruppi operativi le attività (economico, sociale e politico-internazionale). Il modello giscardiano di avere 15 commissari a pieno titolo e 10 senza delibera dal 2009 è considerato "dalla grande maggioranza degli Stati troppo complicato, troppo confuso e, in ultima analisi, inapplicabile".
Prodi ha anche insistito sulla necessità di adottare la maggioranza qualificata in altre aree, come la lotta contro la frode e l'evasione fiscale, il bioterrorismo o epidemie come la Sars. Nel campo della governance economica ha chiesto un rafforzamento dei poteri della Commissione e una maggiore istituzionalizzazione dell'Eurogruppo. Infine, Prodi anche alla luce del "no" svedese ha invitato a non demonizzare l'ipotesi di un'Europa a più velocità, in quanto "non si può immaginare che si proceda sempre alla velocità del Paese più lento". E parlando successivamente a Bologna, ha avvertito che certo "la strada per ridare vitalità all'economia europea non è quella di alzare muraglie contro la Cina ma di ritrovare la capacità di innovare e investire"

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23 settembre 2003
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