RASSEGNA STAMPA

Il Gazzettino
27 dicembre 2002
di M.Ant.

CONTI PUBBLICI. Già approvate le delibere che contestano i tagli indiscriminati sulla Sanità e rivendicano budget equi e gestibili liberamente dagli enti responsabili
Sedici Regioni "impugnano" la Finanziaria al Tar
Contro la legge ricorrono Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino e Sudtirolo, le giunte di sinistra come quelle di destra

Ben 16 Regioni hanno già approvato le delibere per presentare il ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro il provvedimento taglia-spese deciso dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Decise a ricorrere al Tar sono Veneto, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Val D'Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano.
Il decreto taglia-spese, tra l'altro, impone alle aziende sanitarie una riduzione del 15 per cento sul badget 2002. I Governatori - che chiederanno un incontro al Presidente della Repubblica per "rappresentare la complessità della situazione" - protestano perché ritengono la misura di risparmio insostenibile da parte del sistema sanitario regionale. Spiega il presidente della Lombardia, Formigoni: il ricorso al Tar "non è un atto di ostilità verso il governo, ma una chiamata di responsabilità per aprire una riflessione comune. Oltre ad essere difficilmente applicabile, il decreto porterebbe, se protratto anche nel 2003, al taglio, che certo non vogliamo, di servizi essenziali".
Questa delle Regioni - che coinvolge Governatori di centrodestra come di centrosinistra - è la protesta più appariscente contro una finanziaria che, al solito, non soddisfa quasi nessuno. Mentre Cdl e Ulivo polemizzano aspramente, dai sincacati e dalle catogorie arrivano giudizi negativi. La Cisl vede, nella finanziaria 2003, qualche luce e molte ombre: "È positiva la riduzione della pressione fiscale per i ceti deboli, anche se servono degli aggiustamenti per i pensionati e gli incapienti. Mentre è critico il nostro giudizio sui tagli ai trasferimenti agli enti locali, i condoni, la decurtazione agli ammortizzatori sociali e il Mezzogiorno", osserva Pezzotta. Per la Cgil-Pensionati, questa finanziaria "sarà ricordata per il suo insopportabile tasso di iniquità: furbi ed evasori ringraziano". Anche la Uil apprezza la riduzione delle tasse: Angeletti, però, chiede al governo di "una politica che riduca l'evasione, così la faremo finita con i condoni". La Confartigianato boccia senza mezzi termini la "deludente" manovra 2003. L'Unionquadri parla di "occasione mancata per innovare e avviare il Patto per l'Italia". Dalla Confindustria, Guidalberto Guidi afferma però che "tenuto conto della situazione, è il massimo che si poteva fare. La cosa importante adesso è avere coraggio e accelerare il processo di riforme, perché i rischi per il 2003 sono molto forti".
Maggioranza e opposizione, invece, polemizzano sui condoni e sul decreto varato alla vigilia di Natale. Per Bertinotti (Prc), quel decreto "è la conferma dell'impasse in cui si è cacciata la politica neoliberista di questo governo", mentre i condoni rappresentano "un processo di degenerazione non solo dell'economia, ma dell'intera società". Anche per Castagnetti (Margherita), il governo "ha impoverito il Paese", ma soprattutto ne ha "devastato il senso morale, con leggi che hanno premiato i meno onesti e penalizzato gli onesti, dando il messaggio che non conviene rispettare le leggi dello Stato".
Dura la replica della Cdl. Vito (Fi) contesta la "faccia tosta" di Castagnetti, perché "dopo le finanziarie della sinistra, che hanno aumentato le tasse a pioggia su tutti i cittadini, osa attaccare con un mare di bugie la prima finanziaria che riduce le tasse agli italiani". Calderoli (Lega) commenta: "È comprensibile la rabbia ed il risentimento" della sinistra, che trova "difficile dover ammettere che si riducono le tasse alla persone fisiche, alle imprese, che aumentano le pensioni". La sinistra, conclude Calderoli, "abbaia alla luna".

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