Per il presidente della Convenzione un Paese così diverso dagli attuali membri sgretolerebbe la coesione comunitaria Giscard: Ue finita se entra Ankara La Commissione reagisce: "Una posizione sbagliata" - "Chi vuole questo allargamento è contro la costruzione europea"
In pieno contrasto con la posizione ufficiale dei 15, Valéry Giscard d'Estaing, presidente della Convenzione sulle riforme istituzionali dell'Europa, boccia senza appello l'ingresso della Turchia nella Ue, "che porterebbe alla fine dell'Unione", e afferma che gli Stati che hanno spinto all'allargamento in direzione della Turchia sono "di fatto gli avversari della costruzione europea". In un'intervista a "Le Monde" che ha subito suscitato forti polemiche, l'ex capo di Stato francese rilancia il dibattito e manifesta la sua feroce opposizione all'arrivo della Turchia, affermando che "è un Paese vicino, importante, con una vera élite, ma non è un Paese europeo. La sua capitale non è in Europa, il 95% della sua popolazione non è in Europa". Coloro che hanno spinto per il suo ingresso - continua Giscard - sono contro la costruzione europea: "Verso gli anni 80 costoro hanno detto che saremmo andati verso una specie di zona di libero scambio comune all'Europa e al Medio Oriente. Si sono detti che con tale sistema si poteva stare tranquilli perché bloccava l'integrazione politica". Secondo "Le Monde" con queste parole il presidente della Convenzione allude alla Gran Bretagna. "Colpito" dalla "povertà del dibattito sull'allargamento al di là del continente europeo", che "non deve essere trattato superficialmente e non dipende dai voti dell'elettorato turco", Giscard non crede che i 15 si siano legati le mani al vertice di Helsinki nel dicembre '99, quando hanno accordato alla Turchia uno status di Paese-candidato. E non crede che saranno obbligati a fare un nuovo passo in tale direzione al vertice di Copenhagen in dicembre. L'ex capo di Stato si rammarica "che si sia sempre tenuto un linguaggio ambiguo nei confronti dei dirigenti turchi perché la maggioranza dei membri dell'Unione europea si è in realtà pronunciata contro l'adesione, ma nessuno lo ha mai detto ai turchi". Se la Turchia entrasse nella Ue, dice Giscard, "sarebbe il più popoloso Stato membro e disporrebbe del gruppo parlamentare più numeroso al Parlamento europeo". Inoltre, il giorno dopo l'apertura di negoziati con la Turchia, "sarà il Marocco a chiedere di entrare". "Perché uscire dal continente a Est e non a Ovest? Vi dico la mia opinione: è la fine dell'Unione europea. Non si può discutere della legislazione interna della Ue, su punti estremamente sensibili della vita quotidiana unicamente europei, e dire che certe discussioni saranno allargate a Paesi che hanno un'altra cultura, un altro modo di vita, un altro approccio", insiste Giscard, che propone in alternativa un patto di partenariato e cooperazione come quello che unisce i 15 all'Ucraina. Immediate sia a Bruxelles che ad Ankara le reazioni negative alla presa di posizione di Giscard. Uno dei vicepresidenti della Convenzione, il belga Jean-Luc Dehaene, ha detto che il presidente parlava "a titolo personale". Un portavoce della Commissione europea, l'organo esecutivo comunitario (guidato da Romano Prodi) che conduce tecnicamente i negoziati con i Paesi candidati, ha criticato le affermazioni di Giscard ribattendo che l'adesione turca "non sarebbe la fine dell'Europa. La Turchia è riconosciuta come un Paese candidato e la Commissione non ha assolutamente intenzione di contestare ciò. Al contrario, lo status di Paese candidato concesso alla Turchia è una buona cosa". Anche il presidente dell'Europarlamento, il liberale Pat Cox, ha subito preso le distanze da Giscard definendo "imprudenti" e "poco utili" le sue dichiarazioni. Il presidente del partito di radici islamiche Akp, Recep Tayyo Erdogan, vincitore assoluto delle recenti elezioni in Turchia, ha respinto come "emotiva" la preclusione di Giscard: "Noi siamo membri del Consiglio d'Europa, del l'Ocse e della Nato. Fare una dichiarazione del genere per un Paese come la Turchia non può che essere frutto del l'emozione", ha detto il leader di Ankara in televisione. Erdogan ha anche annunciato che sarà in visita a Roma il 13 novembre, prima tappa del giro per le capitali europee preannunciato nei giorni scorsi. Successivamente, il 18 sarà in Grecia ed il 19 in Spagna. Il leader islamico ha aggiunto che nel suo viaggio europeo sarà accompagnato da esponenti delle organizzazioni non governative turche che potranno così, ha detto, "incontrare in Europa le loro controparti".
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