RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
22 agosto 2004
di Alberto Quadrio Curzio

Il futuro della Ue
Tre pietre angolari per l'Europa

Per l'Unione europea inizia un autunno denso di problemi in agenda. D'altronde la Ue è una costruzione continua e ciò è condizione di forza e testimonia capacità di adattamento a patto che siano solide le pietre angolari. Tre, in particolare, vanno tenute in considerazione per consolidare l'euro-razionalità ed evitare gli estremi dell'euro-entusiasmo e dell'euro-scetticismo.
Una prima pietra angolare (nuova, ma non priva di storia) è il Trattato che stabilisce una Costituzione per l'Europa (l'"eurocostituzione") approvato nel giugno 2004 dalla Conferenza intergovernativa dei Capi di Stato e di Governo della Ue a 25. Adesso partiranno le ratifiche dei singoli stati membri. Non si escludono sorprese, magari da qualche Paese dell'Allargamento che ha rivelato euroscetticismo nelle recenti elezioni del parlamento europeo. Ma tutto dovrebbe concludersi bene, com'è sempre stato per i Trattati europei.
É pur vero che che l'eurocostituzione, con le sue dimensioni gigantesche di circa 450 articoli a cui si aggiungono Protocolli, Allegati e Dichiarazioni, può suscitare delle perplessità malgrado i suoi notevoli punti qualificati.
Bene hanno fatto perciò i servizi della Commissione europea a mettere sul sito "futurum" della Ue varie sintesi della eurocostituzione fino ad un minimo di poche pagine. Soluzioni,pur senza alcun valore legale, molto utili anche se un po' radicali.
Perciò avanziamo una riflessione e cioè che la Convenzione Europea che ha predisposto la bozza di eurocostituzione venga rinnovata in forma ridotta per ri-compattare la stessa. Così tra sette anni circa, tempo medio che intercorre tra un Trattato europeo e l'altro,si potrebbe addivenire a una nuova versione dell'eurocostituzione che includa solo le parti essenziali.
I cittadini della Ue devono infatti poter capire a fondo l'eurocostituzione,altrimenti c'è rischio che la stessa diventi appannaggio dei "giuristi-linguisti" del Consiglio che attualmente lavorano sul testo nelle 21 lingue in cui la stessa farà fede. Agli italiani suggeriamo perciò di meditare per ora sulle (abbastanza contenute) Parti I e II dell'eurocostituzione leggendole alla luce de "Il Progetto Politico Europeo" che riprende alcuni interventi del Presidente Carlo Azeglio Ciampi la cui riflessione sull'Europa prosegue come risulta anche dal recentissimo intervento alle commemorazioni di De Gasperi.
Una seconda pietra angolare (nuova, ma di complesso avvenire) del 2004 è l'allargamento a 10 nuovi Paesi che ha portato dalla Ue-15 alla Ue-25. Agli infiniti commenti su questo passaggio aggiungiamone due. Il primo commento prende spunto dalla nuova Commissione europea presieduta da José Manuel Barroso ,che dal 1 novembre resterà in carica per cinque anni, nella sua composizione a 25 Commissari tra cui il Presidente e ben cinque vice-presidenti. Non ci rallegriamo,diversamente da altri,che alla Francia sia andato il portafoglio "minore" dei trasporti, privato adesso del cruciale dicastero dell'energia che è stato scorporato ed affidato ad un Commissario Ungherese. L'idea che la Commissione diventi "forte" se a personalità di Paesi "deboli" si attribuiscono dicasteri importanti ci sembra davvero peculiare.
Nella Commissione Barroso ci sono di queste peculiarità e preoccupano. Non dimentichiamo infatti che Presidente della Commissione è stato dal gennaio '85 al dicembre '94 un francese doc come Jacques Delors con il quale la Cee ha superato grandi difficoltà puntando al mercato e alla moneta unica. Speriamo perciò che quando si nominerà, attuando l' eurocostituzione,il Presidente del Consiglio europeo, che resterà in carica due anni e mezzo rinnovabili e che avrà notevoli poteri, non si nomini una personalità di un micro-Paese membro che, con tutto il rispetto, difficilmente potrebbe governare la Ue agli inizi del XXI secolo. Il secondo commento riguarda le cooperazioni rafforzate previste dai Trattati e sostanzialmente confermate dalla eurocostituizione se "gli obiettivi ricercati da detta cooperazione non possono essere conseguiti entro un termine ragionevole dall'Unione nel suo insieme,e a condizione che vi partecipi almeno un terzo degli Stati membri". Francia e Germania rimangono cruciali per la Ue anche come nucleo di cooperazioni rafforzate,per esempio nel l'energia,nella ricerca scientifico-tecnologica,nella difesa.
L'Italia,che con i due citati Paesi fa il 54% circa del Pil della Ue e che con loro è stata co-fondatrice della Ceca nel 1951 e della Cee nel 1957, dovrebbe essere co-attore di possibili cooperazioni rafforzate. Al proposito anche il Presidente Ciampi ha detto nell'ottobre del 2003 "l'impegno di un gruppo di Paesi d'avanguardia non preclude,anticipa - come è sempre stato nella storia della Ue - la partecipazione degli altri Paesi membri all'avanzamento dell'integrazione".
Una terza pietra angolare(recente ma piuttosto invecchiata) è il Patto di stabilità e crescita. Con la sentenza del 13 luglio 2004 la Corte di giustizia ha affermato che "la domanda della Commissione di annullare la mancata adozione da parte del Consiglio delle decisioni di intimazione nei confronti della Germania e della Francia è irricevibile. Le conclusioni con cui il Consiglio ha sospeso le procedure per i disavanzi eccessivi e modificato le raccomandazioni da esso precedentemente rivolte a ciascuno di tali Stati membri per la correzione del disavanzo eccessivo sono annullate". Non entriamo nel merito analitico della sentenza,della quale quasi tutti si sono sorprendentemente dichiarati soddisfatti, ma rileviamo che la stessa ha implicitamente evidenziata la necessità di riformare le procedure per evitare sia automatismi sia vuoti giuridici. Ma è anche la sostanza del Patto che va rivista. Dopo la sentenza il Presidente Prodi ha detto che in settembre la Commissione avrebbe reso note alcune linee di riflessione sul Patto per migliorare la governance economica. Comprendiamo la sua cautela perché una Commissione in scadenza non può fare di più.
Ci aspettiamo invece che una proposta incisiva di modifica del Patto (si pensi alle spese per investimenti in infrastrutture e in scienza-tecnologia) venga entro fine anno dalla Commissione Barroso a fronte di una Ue che cresce poco e che senza una ripresa forte di Francia e Germania, le cui finanze pubbliche sono sane come rivela il loro basso debito sul Pil, continuerà ad essere in difficoltà. Quanto all'Italia, conta per la sua economia e per la sua storia europeista, tant'è che il 29 ottobre l'eurocostituzione sarà firmata a Roma,ma preoccupa per altri aspetti tra cui il gigantesco debito pubblico e una finanza pubblica poco orientata alla crescita.

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29 agosto 2004
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