RASSEGNA STAMPA

Corriere della Sera
12 aprile 2006
di Renato Mannheimer

La campagna del premier ha convinto gli ultimi indecisi
I giovani decisivi per l'Unione. Polo rilanciato dall'effetto tasse
Il centrodestra riconferma un vantaggio rilevante al Nord

Le politiche del 2006 saranno comunque ricordate come le elezioni di Berlusconi. Un vero e proprio referendum sulla sua permanenza o meno al governo. Che ha coinvolto l'intero paese, assai più che in precedenti occasioni. Tanto che la campagna elettorale ha visto un pubblico quasi doppio rispetto alle regionali e alle europee. Per la prima volta, la maggioranza assoluta (60%) ha dichiarato di aver seguito con attenzione il dibattito pre-elettorale: nel 2001 lo affermava poco più del 40%. Per questo e per altri motivi, elezioni così straordinarie per la vicinanza quantitativa dei consensi ottenuti dalle due coalizioni necessitano di analisi e computi approfonditi. Non a caso, gia domani è stato indetto a Parigi un seminario internazionale di studio. Sin d'ora, comunque, emergono diversi elementi che caratterizzano nettamente la consultazione.

1. La rimonta del Cavaliere
Per molti mesi, i sondaggi di tutti gli istituti avevano mostrato una prevalenza delle intenzioni di voto per il centrosinistra. Da parte sua, il Cavaliere ha tentato sin da gennaio, attraverso una campagna dai toni volutamente forti, di mobilitare il suo seguito, che, in una certa misura, persisteva a dichiararsi restio a recarsi alle urne. Sino all'ultimo, tuttavia, una quota rilevante – grossomodo il 30% - continuava a definirsi indecisa. La previsione più diffusa era che tra costoro almeno due terzi – vale a dire almeno il 20% dell'elettorato – finissero con l'astenersi perché disinteressati e, forse, "delusi".
La campagna di Berlusconi – e, in particolare, il timore generato, a torto o a ragione, in alcuni segmenti di ceto medio (piu lontani dalla politica e potenzialmente piu orientati verso il centrodestra) dalle dichiarazioni di Prodi sull'imposta di successione, hanno invece, all'ultimo momento, spinto tanti indecisi a recarsi comunque alle urne. Sono indicative al riguardo le risposte al quesito "quando ha deciso cosa votare?". Esse mostrano come la maggioranza di chi ha scelto il da farsi nelle ultime settimane fosse orientata al centrodestra. Insomma, la strategia del Cavaliere ha davvero funzionato, aiutata anche dalle esitazioni nella comunicazione del centrosinistra. Resta naturalmente da spiegare il perché gli exit polls non hanno colto il mutamento degli ultimi giorni negli umori dell'elettorato: molti ritengono che gli intervistatori si siano trovati di fronte a reticenze tra i votanti del centrodestra, timorosi di "confessare" la propria scelta, come accadde già, molti anni fa, nei confronti della Dc.

2. Il voto dei giovani
Analogamente a tante occasioni passate, la netta frattura rilevabile in termini di orientamento politico non corrisponde ad una così definita differenziazione sul piano sociale. L'uno e l'altro schieramento raccolgono consensi da tutte le categorie. L'unico elemento differenziante di rilievo, accentuatosi proprio in queste elezioni, è relativo alla distribuzione per età. La maggiore partecipazione elettorale ha, finalmente, coinvolto i più giovani. A favore specialmente del centrosinistra: tanto che quest'ultimo ha visto accrescere la numerosità nel suo elettorato degli under 24 (e, di conseguenza, degli studenti) di ben il 2% rispetto alla superiorità quantitativa già rilevata in occasione delle politiche del 2001. Di converso, nell'elettorato della Cdl (in particolare FI) si manifesta una presenza relativamente più elevata di anziani. L'apporto giovanile alla coalizione guidata da Prodi è peraltro facilmente verificabile anche dalla differenza dei risultati tra Camera e Senato. Addirittura, secondo alcuni, è proprio la componente degli under 24 – oltre alla presenza della lista unitaria dell'Ulivo - ad avere permesso la vittoria dell'Unione alla Camera.

3. La frattura territoriale
I risultati delle elezioni non hanno messo in luce solo una spaccatura negli orientamenti di voto. E' riemersa anche una – da un certo punto di vista forse ancora piu preoccupante - profonda differenziazione territoriale, nel colore politico delle diverse aree. Specie tra il Nord e il resto del Paese. Nelle regioni settentrionali, infatti, il centrodestra conquista un vantaggio rilevante. Che si contrappone alla – parziale – riaffermazione dell'esistenza di quelle che una volta erano definite le "regioni rosse" ove, ancora oggi, prevale nettamente il centrosinistra. Resta il panorama frastagliato del Sud che dimostra nuovamente di possedere più anime, almeno dal punto di vista politico.

4. La frantumazione del centrosinistra
Il centrosinistra ha riportato uno dei risultati migliori della sua storia. La proposta unitaria dell'Ulivo ha avuto successo (anche se inferiore, forse, alle attese): questa formazione ha infatti ottenuto un risultato che va assai al di sopra (di circa il 3%) della somma di quanto le sue componenti abbiano raggiunto presentandosi separatamente al Senato (ove hanno deluso in parte). Al riguardo, l'apporto dei giovani è stato probabilmente determinante. Al tempo stesso, esso ha in qualche modo aumentato il frazionamento interno. Che vede, forse anche a causa dell'acquisizione dei voti degli under 24, una assai più accentuata presenza dei partiti minori e più radicali e, in generale, un più intenso frastagliamento. Ciò che può portare in futuro a problemi legati al "potere di veto" esercitato da molte formazioni minori.

Nel complesso, queste elezioni ci consegnano un'Italia fortemente divisa, per molti aspetti. Quello degli orientamenti politici, quello conseguente della rappresentanza parlamentare, quello territoriale e, in parte, quello generazionale.
Anche dal punto di vista dell'opinione pubblica governare non sara dunque facile. Chiunque guidi il Paese dovrà guardarsi dal ripercorrere il trend di popolarità del governo uscente presieduto da Berlusconi. Il quale, dopo avere conquistato nel 2001 la fiducia della maggioranza dell'elettorato, vide, già pochi mesi dopo, diminuire i suoi consensi con un andamento decrescente che si è trascinato sino ad oggi. A queste drammatiche elezioni che hanno spaccato il Paese.

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18 aprile 2006
rs-06-025
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Tino Bedin