RASSEGNA STAMPA

Famiglia Cristiana
12 marzo 2006
di Beppe Del Colle

Ancora polemiche nei due poli, a caccia del voto cattolico
Nessuno ha il monopolio dei valori cristiani
La premessa del voto non può essere solo l'aspetto religioso. Nessun partito ha l'esclusiva del pensiero cristiano, nessuno quindi ha il diritto di pensare che chi vota diversamente da lui è meno cristiano

Per chi è chiamato a dire la sua ogni settimana su quanto succede nel mondo della politica, riprendere il discorso dal punto in cui si è finito sette giorni prima può essere comodo, magari anche logico, ma è noioso.
E, tuttavia, qualche volta non se ne può fare a meno, perché qualcosa di nuovo, comunque, c’è sempre. L’"Editoriale" della scorsa settimana si concludeva osservando come, a poche settimane dalle elezioni, i due schieramenti fossero alle prese con divisioni interne notevoli e imbarazzanti: e infatti nella Cdl è stata presto archiviata la trionfale tournée di Berlusconi negli Usa, sia per i contrasti sulle candidature (come il caso di Roberto Formigoni, sospeso fra Senato e Regione Lombardia) sia perché le truculente minacce di Gheddafi hanno riacceso la crisi fra l’ex ministro Calderoli e i suoi ex colleghi di Governo; mentre nel Centrosinistra, la decisione del segretario dei Comunisti italiani Diliberto di accettare l’invito di Mentana a un faccia a faccia con Berlusconi a Matrix ha riacceso il fuoco delle ostilità all’interno dei tre tronconi in cui si dividono i resti storici del Pci.
Qualcosa di nuovo c’è sempre, anche se può essere un nuovo che si rifà all’antico. È il caso di una dichiarazione del rettore della Pontificia università lateranense, monsignor Fisichella, che ha sottolineato il rischio di una "diaspora culturale dei cattolici" in un momento in cui la Chiesa non può rinunciare a ricordare loro che sono in gioco la verità e la dignità della persona. Un rischio incombente, secondo un lucido editoriale di Avvenire in cui si elencano i progetti di legge, quasi fotocopie uno dell’altro, presentati dal Centrosinistra in cinque Regioni (Emilia-Romagna, Umbria, Campania, Puglia e Piemonte, dove il primo firmatario è però di Forza Italia) «per disciplinare le unioni civili equiparandone in larga misura i diritti a quelli delle famiglie ordinarie», cioè fondate sul matrimonio.
Poi è arrivato l’editoriale del mensile Vita pastorale, scritto dall’autorevole sacerdote Maurilio Guasco, contenente un chiaro quadro della scena politica italiana, con le contraddizioni nei due poli: l’Unione sfidata dalle spinte interne alle "coppie di fatto", la Casa delle libertà in cui si proclama a gran voce la difesa della famiglia, ma dove «quasi tutti i capi sono divorziati e risposati, o hanno scelto di trasformare la loro unione in coppia di fatto», quando «i cristiani sanno che per un credente vale molto più l’esempio che l’astratta affermazione dei valori».
Conclusione di Maurilio Guasco: «La premessa (del voto, ndr.) non può essere solo il riferimento religioso. Nessuno dei due schieramenti ha il monopolio del pensiero cristiano, nessuno quindi ha il diritto di pensare che chi vota diversamente da lui è meno cristiano».
Infine, ecco l’annuncio che a fine mese il Papa riceverà in udienza generale i 200 partecipanti al congresso romano del Partito popolare europeo, fra i quali Berlusconi, Casini e Mastella. Annuncio che ha fatto molto scalpore, visto che l’incontro si presta a essere sfruttato polemicamente da tutte le parti.
Naturalmente Benedetto XVI non potrà che ripetere a quegli uomini politici quello che da sempre pensa sul ruolo della politica rispetto ai valori cristiani; resta da domandarsi che cosa rappresenti fra loro il nostro presidente del Consiglio, che non ha nessuna delle caratteristiche personali dei politici "cattolici" come da quasi un secolo (dal Ppi di don Luigi Sturzo) li conosciamo in Italia, e che ha sempre chiesto ai suoi parlamentari di votare "secondo coscienza" nei temi sui quali la Chiesa non ammette, invece, dubbi di coscienza.

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19 marzo 2006
rs-06-009
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