POPOLARI

A 100 anni dall'Appello di Don Luigi Sturzo e dei cattolici popolari "A tutti gli uomini liberi e forti" / 2
Forma e destino politico del popolo
La politica come la capacità di mobilitare e di organizzare le forze sociali per l'affermazione della propria autonomia

conversazione di Tino Bedin

Per "tornare ad essere popolari", come invita il direttore di Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro nel suo editoriale del 5 gennaio, è indispensabile conoscere la natura del popolarismo di Don Luigi Sturzo.

Esperienza delle istituzioni
Il popolarismo è, prima che una teoria politica, un'esperienza diretta delle istituzioni e della vita comunitaria.
Ci fornisce qualche indicazione lo storico Gabriele De Rosa, il maggiore studioso del sacerdote di Caltagirone.
"Pochi - scrive Gabriele De Rosa - ebbero, come Sturzo, la conoscenza specifica della struttura agraria e artigianale siciliana e la sua capacità di analisi degli effetti negativi del processo di espansione del capitalismo industriale sui fragili mercati del Sud e sulla piccola e media borghesia agricola e artigiana locale, che si sfaldava sotto i colpi di una impossibile concorrenza. Tra le cause della disgregazione dei vari ceti artigianali in Sicilia, Sturzo indicava la 'forte concorrenza delle grandi fabbriche estere o nazionali di materie prime'; la lotta 'rovinosa' che si facevano gli artigiani locali, la mancanza di capitali, l'indebitamento, l'impoverimento delle campagne dovuto alla crisi agraria".
Basta attualizzare i soggetti di questa descrizione per avere una comprensione di come l'assenza di una politica popolare stia oggi alimentando il populismo.

La latteria di Caltagirone
Giovanni Bianchi, che è stato presidente della più recente e ultima esperienza di Partito Popolare Italiano tra il 1994 e il 1997, non si stancava di dire che "Sturzo fece prima le cooperative e poi il Partito Popolare, e che, ancora da grande leader nazionale, continuava ad occuparsi della latteria di Caltagirone, del bosco di San Pietro, della cartiera. La sua capacità di condurre perfino gli intransigenti del Lombardo-Veneto sul terreno della critica pratica allo Stato unitario, calato dall'alto con le baionette dei piemontesi, derivava da questa attitudine di aderire alle forme organizzative del mondo cattolico e di interpretarle politicamente, dandogli appunto forma e destino politico".
Forma e destino politico che troviamo in questo passaggio dell'Appello di cui ricordiamo il centenario.
"A uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. "E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'istituto parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto alle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali, vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli enti provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali".
L'elemento vitale del popolarismo è dunque la politica intesa non come un'astrazione che discende da una tavola dei principi, e neppure come la pura e semplice organizzazione della protesta e del dissenso, ma come la capacità di mobilitare e di organizzare le forze sociali per l'affermazione della propria autonomia contro lo sfruttamento clientelistico.
Ecco allora la battaglia di Sturzo per le autonomie in uno stretto legame con la società; ecco la battaglia per la legge elettorale proporzionale - che non fu una battaglia tecnica, ma di libertà - o la battaglia per il suffragio universale e per il voto alle donne: strumenti concreti per liberare la vita politica italiana dal clientelismo e per superare l'estraneità delle forze sociali rispetto alle istituzioni.

9 gennaio 2019

Questa conversazione destinata al Salotto Lazzaro ha utilizzato anche i molti materiali storici, studi e commenti sul Partito Popolare Italiano e su Don Luigi Sturzo presenti in Rete. Mentre ringraziamo gli autori e i depositari, ci auguriamo di aver contribuito a diffondere anche i loro contenuti.


pp-016
14 febbraio 2019
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Tino Bedin