RASSEGNA STAMPA

Corriere della Sera
18 giugno 2014
Markus Schwering

Le riflessioni del filosofo tedesco nel giorno in cui compie 85 anni
Habermas: dopo la scrittura e la stampa,
la terza rivoluzione è internet

«Le competenze del buon vecchio giornalismo non dovrebbero andare perse nel frastuono digitale»

Professor Habermas, nel 1961 lei scrisse «Mutamenti di struttura dell'opinione pubblica». Nel frattempo l'opinione pubblica è «mutata» soprattutto a causa dei nuovi media. Il suo concetto di opinione pubblica democratica come si pone in relazione alla situazione attuale?
«Oggi persino in Occidente si osserva come, senza un?opinione pubblica attiva, le procedure e le istituzioni democratiche si riducano a una mera facciata. E le opinioni pubbliche politiche funzionano solo sulla base di solidi presupposti normativi. Innanzitutto i circuiti della comunicazione pubblica non possono essere svuotati di ogni contenuto sostanziale né essere sganciati dagli effettivi processi decisionali. Questi due aspetti sono ben illustrati dalle politiche attuate negli ultimi anni a livello europeo per affrontare la crisi».
Internet è un guadagno o una perdita in termini di democrazia?
«Né l'uno né l'altra. Considero l'introduzione della comunicazione digitale la terza più grande rivoluzione mediatica, dopo le invenzioni della scrittura e della stampa. Grazie ai nuovi media un numero sempre maggiore di persone ha ottenuto un accesso sempre più facile a informazioni sempre più varie e memorizzate sempre più a lungo. Con l'ultimo impulso si è avuta anche una mobilitazione e molti da lettori sono diventati autori. Eppure da ciò non scaturisce automaticamente un'opinione pubblica politica incisiva. Nel XIX secolo, con la nascita dei giornali e della stampa di massa, nei grandi stati nazionali l'attenzione di un numero enorme di persone è stata indirizzata contemporaneamente sugli stessi temi. La rete però di per sé non produce queste concentrazioni. Anzi: distrae. Basti pensare ai portali che nascono spontaneamente, ad esempio per collezionisti di francobolli altamente specializzati, esperti di diritto europeo o alcoolisti anonimi. Queste comunità creano, nel mare dei rumori digitali, arcipelaghi sparsi; probabilmente ne esistono miliardi. A questi spazi di comunicazione chiusi in se stessi manca l'inclusività, cioè quella forza capace di coinvolgere tutto e tutti che possiede l'opinione pubblica.La concentrazione richiede la capacità di scegliere temi, contributi e informazioni e di saperli commentare con cognizione di causa. Le competenze del buon vecchio giornalismo, tuttora necessarie, non dovrebbero andare perse nel mare del frastuono digitale».
(traduzione di Franca Elegante)© BERLINER ZEITUNG
Citazione parziale. Titolazione dell'estratto a cura di Euganeo.it.

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