Facciamoci un'idea
Cattolici divisi in due sui "festini" di Arcore
Preoccupante che il livello di indignazione sia meno forte tra i praticanti assidui che nel resto della popolazione
Non è che la Chiesa ha sbagliato qualcosa nell’“educare” i suoi fedeli? Ecco un interrogativo ricorrente in questi giorni, a commento di sondaggi su come la pensano i cattolici praticanti sul caso Ruby. Ne emerge uno scenario inquietante. Tra chi va a Messa alla domenica, il 28 per cento è indulgente verso Berlusconi, il 16 continua ad ammirarlo, il 6 si dichiara ancora suo tifoso; gli indignati sono il 13 per cento e i critici il 37. Dunque, fifty-fifty.
Ma il dato di maggior rilievo è il fatto che i più scandalizzati dalle recenti vicende di Arcore e dintorni (e dall’immagine che se ne dà delle donne) si ritrovano tra quanti non entrano mai in chiesa o lo fanno solo una tantum o nelle grandi festività. Dunque, i tolleranti abbondano più tra i praticanti regolari che tra i non credenti o i fedeli occasionali. D’accordo che i risultati dei sondaggi vanno presi con le pinze, per i molti che si rifiutano di rispondere al volo a questioni la cui maggior fonte di informazione sono i mass media.
D’accordo, ancora, che la tolleranza verso le scappatelle del premier (definiamole così!) può essere dovuta alla propensione – tipica dei credenti – a condannare il peccato ma non il peccatore. Tuttavia, è ben curioso e preoccupante che il livello di indignazione sia meno forte tra i praticanti assidui che nel resto della popolazione, indipendentemente dagli orientamenti politici di ognuno. La conferma di questa tendenza viene anche da un sondaggio on-line su Famiglia Cristiana, a cui hanno partecipato 3.500 lettori: il 92 per cento ritiene che la reazione dei cattolici al caso Ruby-Berlusconi sia stata debole, a fronte soltanto del 7 per cento che la considera adeguata.
Come a dire che c’è qualcosa che non va in “casa propria”, quando gli occhiali si appannano sino al punto da non vedere il danno etico che deriva al Paese e ai giovani da comportamenti privati di alti personaggi che fanno cultura pubblica.
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