RASSEGNA STAMPA

Il Sole 24 Ore
17 aprile 2010
Davide Rondoni

La Lega e la religione
Il Dio del Nord? Esiste, ma non è come i politici

A quale Dio credono su al Nord? Allo stesso di Roma o le divinità fluviali e pagane più o meno seriamente invocate da Bossi e dai suoi sono tutta un'altra cosa? Un Dio dai modi più spicci e bruschi rispetto a quello silenzioso e ineffabile delle nostre vene mediorientali? Un Dio più protestante che cattolico, per fedeli individualisti e premiati dal benessere come anticipo del paradiso, invece che il Dio di schiavi e prostitute che ha preso piede a Roma nei dipinti del pur lombardo Caravaggio?
Da quando la Lega dilaga al Nord con la sua coda di polemiche con gli arcivescovi, i suoi parroci schierati, il popolo ex dc che vota in massa per loro, eccetera, la domanda serpeggia e a volte emerge. Recentemente Claudio Magris s'è scomodato per scrivere sul Corriere della sera una lettera aperta (con arrossata pupilla) dove accusava la Lega di usare il cattolicesimo solo come "strumento di potere", avendo nel proprio Dna valori opposti o lontani da quelli evangelici.
Insomma, la questione è aperta. Io ho troppo rispetto per Dio (e anche dei leghisti) per ritenerla semplice e risolvibile in poche righe, con massimalismi e banalità. Soprattutto perché il rapporto con Dio è una faccenda che sfugge alle leggi della politica, e riguarda il cuore e la ragione di ciascun uomo. Riguarda l'abisso del suo desiderio di bene e di senso. E dunque non è mai risolta dalle analisi, ma vive nel dramma della vita di ognuno.
Vediamo dunque di parlarne con rispetto per tutti, e se possibile, con un po' di chiarezza. La faccenda, a grandi linee, ha due capitoli.
Primo: esiste uno specifico cattolicesimo nel Nord del nostro paese? Insomma, la fede e la sua tradizione da quelle parti s'intendono e si manifestano in modi particolari, propri della zona? E se così stanno le cose, la Lega ne sta davvero interpretando la ricaduta politica o addirittura ne vuole rappresentare un elemento nuovo?
Secondo capitolo: che cosa intendono i capi della Lega quando dicono che con loro i valori cattolici sono più difesi che con altri? Hanno davvero in mente valori cattolici incarnati o una loro riduzione utile come ideologia per dar rilievo al proprio identitarismo nordico? Il cattolicesimo del Nord-Italia ha una storia di composizione varia, con tanti accenti e tanti carismi diversi spesso capaci di educare e affascinare molti. Basti pensare ad alcuni nomi della cultura e della società: da Manzoni a Rebora, da don Bosco a don Calabria, da don Gnocchi al cardinale Schuster, da Paolo VI a don Giussani, per dire solo dei già in Paradiso.
Da un lato una rete forte di associazionismo di base, in mille modi attivo e fervido, dall'altro molti imprenditori piccoli e grandi desiderosi di fondere una forte vocazione alla creazione di lavoro e di ricchezza con un'umanità segnata dalla fede e dalla carità. Un clero che ha fatto a lungo da riferimento per un popolo capace di carità senza sentimentalismi ciechi.
Ora queste caratteristiche sono, come ovunque, in movimento. Con straordinari rilanci e alcune debolezze o eclissi. Alcuni leader della Lega sono cresciuti essendo coinvolti in questo fenomeno così vasto e complesso. Altri lo stanno conoscendo solo ora. Altri ancora, avulsi da tale humus, ora vorrebbero rappresentarlo.
La verifica non si avrà, come sempre, sui proclami, nei rituali o con quel bizzarro e inutile fenomeno che io chiamo "misurazione del tasso cattolico" del politico, quanto piuttosto sulle scelte reali in campi (welfare, cultura, lavoro) dove si potrà valutare quanto spazio troveranno la dottrina sociale cattolica (principio di sussidiarietà, carità nella giustizia) e la capacità di contrastare relativismo e nichilismo. Il Dio del Nord non ha mai avuto le caratteristiche dei leader politici. Ma dei campioni della santità e della carità. Questo consiglia a tutti (leghisti e loro detrattori) un'umiltà e una lungimiranza nel trattare questi argomenti. Ai leader politici e culturali spetta un compito: più che farsi icone un po' ridicole o custodi del senso religioso del popolo del Nord, dovranno ascoltarne e servirne i testimoni.

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