Le elezioni politiche del 2023, alla scadenza naturale della legislatura, erano state interpretate dal PD come l'occasione per una evoluzione delle forze politiche non riconducibili alla storica alleanza Berlusconi-Bossi-Fini e alla sua attuale manifestazione a guida Meloni.
Sono tornati ai loro orti
Il campo largo, ideato da Enrico Letta, era lo spazio politico e sociale in cui far germogliare e poi portare a maturazione con le elezioni una pluralità di risposte alle richieste della comunità. Non l'aggregazione attorno ad una pianta già formata; un vigneto, piuttosto: dove ogni pianta ha i suoi grappoli, ma il vino è prodotto da tutte le piante.
Nessuna egemonia. Nessuna pretesa di etichetta preventiva. Però una scelta necessaria al bilanciamento della prevedibile offerta elettorale.
La scelta dei 5Stelle di far cadere il governo Draghi ha frantumato questo progetto, non solo perché ha danneggiato la comunità nazionale portando allo scioglimento del Parlamento e alle elezioni anticipate, ma perché ha ricondotto gli eletti di Grillo al proprio orto: lì sono tornati a coltivare le proprie piante. A dire il vero, provano anche a coltivare piante per loro esotiche, ma non gli stanno venendo bene.
Il PD si è preso allora la responsabilità di coltivare un'altra area, in parte già dissodata. Ha cominciato da sé, aprendosi all'Italia Democratica e Progressista che ha messo nel simbolo. Poi ha proposto ai coltivatori di altre vigne di quella stessa area di produrre insieme il vino.
Non tutti hanno accettato. Calenda ha scelto alla fine di restare in proprio: teneva così tanto a se stesso che sull'etichetta elettorale il suo nome è il doppio dei nomi dei due… vini della bottiglia.
Tra guerra in Europa e caro-bollette
È per questo che la coalizione di centro-sinistra è nei numeri di oggi elettoralmente più debole al voto del 25 settembre.
Non lo è inevitabilmente nel risultato. I sondaggi non ci azzeccano sempre.
È una coalizione che è capace di parlare a diversi ambienti: non si misurano nei sondaggi, li conteremo nei voti. C'è una prova di dialogo con la società che non vota: le liste con i giovani; il Partito Democratico che ha scelto di "piantarsi" di nuovo, rimettendo al giusto posto il tema del lavoro.
C'è un tema nuovo per una campagna elettorale italiana: l'importanza dei temi mondiali, messi in primo piano dall'aggressione russa all'Ucraina e dalle sue conseguenze globali.
Certo il dibattito elettorale è incentrato sulle "bollette": famiglie, imprese, organizzazioni sociali, istituzioni sono alle prese con questa disgrazia e i governanti sono chiamati a dare soluzioni e non solo incoraggiamenti ed auspici.
Sono anche chiamati a non nascondersi dietro l'Europa. L'Europa funziona e decide quando l'Italia vi partecipa da protagonista con competente determinazione.
Lo abbiamo visto proprio questa settimana a proposito del tetto europeo al prezzo del gas: una proposta dell'Italia con Mario Draghi arrivata a diventare una proposta formale della Commissione europea e della sua Presidente. Succede però che a causa delle elezioni anticipate italiane accanto a Ursula von der Leyen non c'è più Mario Draghi; succede che quella proposta viene tenuta… buona per la prossima volta.
Ursula von der Leyen viene smentita dai ministri dell'Energia perché chi ha dubbi sul tetto al prezzo del gas può accrescerli non sapendo che farò l'Italia; succede che l'Europa è messa in condizione di dover tagliare i consumi invece che le bollette.
Le esperienze da ricordare
Non è la prima volta che succede su temi molto sensibili nell'opinione pubblica.
È successo nel 2013: Enrico Letta è presidente del Consiglio e come risposta civile e politica al naufragio di Lampedusa l'Italia attiva l'operazione "Mare nostrum". Contemporaneamente Letta investe del tema l'Europa. La risposta arriverà il 31 ottobre 2014, con l'operazione "Triton", una vasta missione, questa volta a guida europea. Solo che nel frattempo Enrico Letta non è più presidente del Consiglio e l'operazione "Triton" ha altri contenuti e durata breve.
Il richiamo a quell'esperienza è utile anche ad un'altra considerazione.
Nel 2018 il voto degli italiani ha assegnato la maggioranza relativa ai 5Stelle. Ecco: abbiamo già dato con l'impreparazione dei 5Stelle al governo. Evitiamo di fare il bis.
Evitiamo anche il bis di Tremonti (ora passato con Fratelli d'Italia): migliaia di capannoni ancora vuoti in Veneto sono stati la sua ultima eredità.
18 settembre 2022