IN POLITICA

LUNEDÌ 13 DICEMBRE 2021

Alla Fondazione Zancan nel giorno del suo compleanno
Le immagini di vita con mons. Giovanni Nervo
"Il voto non è una patente di guida agli eletti"
La Fondazione Zancan ha pensato di ricordare don Giovanni Nervo il 13 dicembre (è il giorno del suo compleanno) con un mosaico di ricordi di vita vissuta. Il presidente Tiziano Vecchiato ha suggerito a molti di riprendere in un breve testo cosa ha significato incontrare mons. Nervo, "sapendo che don Giovanni non gradirebbe complimenti", ha annotato. L'idea è diventata realtà in una serie di "istantanee" che sono diventate l'antologia "Immagini di una vita" condivisa in una riunione telematica proprio nel giorno del compleanno di don Giovanni.
L'antologia, pur nella rapidità tipica delle immagini, è suddivisa in capitoletti: A scuola di vita, Gemme di cambiamento sociale, I giovani: il nostro futuro, Fede e scienza, Fraternità, Ricordi di Malosco, Lo ricordo, Semplicità e profondità, Grazie e grazia.
Ognuna delle immagini proposte contribuisce a creare un mosaico di ricordi scritti da: Giovanna Alberti, Lorenza Anfossi, Tino Bedin, Fabio Bonetta, Milena Diomede Canevini, Francesco Carloni, Angelo Dario Colombo, Cesare Contarini, Umberto Curi, Italo De Sandre, Sergio Dugone, Flavia Franzoni, Renato Frisanco, Maria Furlan, Cristina Gittoi, Angelo Lippi, Maria Lia Lunardelli, Raffaello Maggian, Valeriano Maragno, Renato Marinaro, Giuseppe Masiero, Carla Meda, Gilberto Muraro, Salvatore Nocera, Anna Maria Paci, Angelo Paganin, Mattea Paganin, Giacomo Panizza, Patrizia Parodi, Franco Piacentini, Giovanni Pilati, Alessandro Pompei, Giovanna Rizzato, Giovanni Sarpellon, Francesca Succu, Maria Teresa Tavassi, Anna Maria Zilianti.

L'immagine su cui mi sono soffermato io mi riporta nel Piovese, a Campagnola. Il Mosaico realizzato dalla Fondazione Zancan ne focalizza il contenuto magistrale di mons. Nervo, quello che vale oggi e per tutti.  Ecco per i lettori di Euganeo.it anche il contesto di quell'immagine.

Era esigente sempre, per tutti, sul rapporto degli eletti con gli elettori. Agli eletti don Giovanni Nervo insegnava con evangelica durezza che non scaricassero né le difficoltà né i fallimenti sugli elettori. Ha fatto una lezione anche me.
È una sera di novembre a Campagnola. Il progetto di Trattato costituzionale europeo è stato in quell'anno affossato dai referendum in Olanda e in Francia e la locale associazione "Padre Ezechiele Ramin" propone un confronto fra mons. Nervo e me, senatore del Piovese, sul tema: "Diamo un cuore all'Europa".
Riprendendo il tema, osservo che con la Costituzione europea l'Unione aveva provato a lanciare il cuore oltre l'ostacolo, ma il cuore del popolo francese era rimasto al di qua dell'ostacolo. Don Giovanni parla dopo di me delle radici cristiane dell'Europa e del ruolo della religione nel progetto europeo, come gli è stato chiesto. Torna però più volte sul dovere della politica di preparare le scelte dei popoli. Con il sorriso e la franchezza dell'amicizia mi ripete che tocca ai parlamentari "raccogliere il cuore del popolo" francese o italiano che sia; invita a riflettere che se olandesi e francesi avevano rifiutato la Costituzione europea, probabilmente era stato perché il cuore degli eletti non batteva con quello degli elettori.
Del resto, in altre occasioni, ripeteva che il voto non è una patente di guida agli eletti: con il voto i cittadini ti affidano il Comune, la Regione, l'Italia, l'Europa, ma sei tu che devi aver imparato a guidare; se vai a sbattere e rovini la macchina, non è colpa dei proprietari della macchina.
Quella sera di novembre sono tornato da Campagnola non proprio soddisfatto. Mi pareva di aver fatto una magra figura, come parlamentare e come cristiano. Invece avevo passato la sera con un profeta.

Tino Bedin


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17 gennaio 2022
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