L'enciclica Fratelli tutti mette in guardia già nel capitolo terzo, quello dedicato più specificamente alla globalizzazione: "L'individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna". Nel capitolo quinto, quello dedicato alla migliore politica, svela l'inganno: "Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Le ricette dogmatiche della teoria economica imperante hanno dimostrato di non essere infallibili. La fragilità dei sistemi mondiali di fronte alla pandemia ha evidenziato che non tutto si risolve con la libertà di mercato. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti".
L'alternativa è riabilitare "una politica sana non sottomessa al dettato della finanza".
Il popolo ferito e sfigurato
Papa Francesco la propone immediatamente dopo questa spietata analisi. Sa infatti che la sua proposta non è l'unica alternativa. Il dogmatismo mercantile con la sua globalizzazione irriguardosa ha contemporaneamente alimentato un altro nemico mortale per la politica: il populismo localista e identitario che contrappone ciascuno contro ogni "altro".
Fratelli tutti ne dà una definizione, senza ancora nominarlo, fin dai primi paragrafi. Riassumo: "Il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, benché mascherata con la difesa di alcuni valori. Oggi in molti Paesi si utilizza il meccanismo politico di esasperare, esacerbare e polarizzare. La politica così è solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell'altro la risorsa più efficace".
È l'esatto contrario dell'amicizia sociale. Mette a rischio "la legittimità della nozione di popolo", cioè del soggetto fondante della politica; e senza il popolo potrebbe essere eliminata "la parola stessa democrazia (governo del popolo)".
Per questo i primi sette paragrafi del capitolo sulla migliore politica sono dedicati al populismo, cui l'enciclica contrappone il sostantivo "popolo" e l'aggettivo "popolare". Prima ancora di svelare l'inganno del liberismo mercantilista, a Papa Francesco preme rendere evidenti le insidie del populismo: questa forma politica non solo danneggia il popolo tanto quanto il liberismo, ma in più lo sfigura.
Ecco come: "Insano populismo (è) l'abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere. Mira ad accumulare popolarità fomentando le inclinazioni più basse ed egoistiche di alcuni settori della popolazione. Ciò si aggrava quando diventa, in forme grossolane o sottili, un assoggettamento delle istituzioni e della legalità. È la ricerca dell'interesse immediato: si risponde a esigenze popolari allo scopo di garantirsi voti o appoggio, ma senza progredire in un impegno arduo e costante che offra alle persone le risorse per il loro sviluppo, per poter sostenere la vita con i loro sforzi e la loro creatività".
La sovranità originaria del popolo e la sua conseguente centralità politica (una affermazione costante nel magistero di Papa Francesco), deturpate dal populismo, sono invece esaltate dal popolarismo. Questa enciclica sociale sulla globalizzazione utilizza parole, "popolarismo" e "popolare", che fanno parte della vicenda politica europea e soprattutto italiana, ma non dell'esperienza di Jorge Mario Bergoglio. In Italia il popolarismo di Don Sturzo e successivamente di De Gasperi ha dato forma politica ai movimenti popolari (associazioni cattoliche, cooperative, mutue, giornali) ed ha arricchito la Costituzione repubblicana e le istituzioni. "La sovranità appartiene al popolo", proclama l'articolo 1 della nostra Carta fondamentale.
"Ognuno è pienamente persona quando appartiene a un popolo, e al tempo stesso non c'è vero popolo senza rispetto per il volto di ogni persona. Popolo e persona sono termini correlativi", afferma Fratelli tutti.
La Costituzione, prima, dice anche: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
Fratelli tutti conclude i paragrafi dedicati al popolo così: "Il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo".
Ora è il tempo della politica
Sovranità del popolo e primazia del lavoro ora come allora.
La migliore politica è capace di risposte in tempi e contesti diversi non perché resta sempre uguale, ma perché guarda distante da sé, nel tempo e nello spazio, ed ha fra le sue caratteristiche la generatività; è cioè capace "di avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri, con la speranza riposta nella forza segreta del bene che si semina. La buona politica unisce all'amore la speranza, la fiducia nelle riserve di bene che ci sono nel cuore della gente, malgrado tutto".
Ora come allora è il tempo di questa politica. La pandemia ne ha fiaccato i nemici: il mercato ha mostrato di non avere risposte per tutto e gli steccati propagandati dal populismo nulla hanno potuto contro il virus. "Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi", osserva in proposito l'enciclica.
Non è scontata la rivincita della politica, perché "per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l'inefficienza di alcuni politici", avverte comunque Papa Francesco, ma subito dopo pone la domanda decisiva: "E tuttavia, può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica?".
Per fare della fraternità universale e della pace sociale la propria meta, la politica deve "riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un'amicizia sociale che includa tutti" non solo come finalità, ma con "decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità".
Il nostro maestro di amicizia sociale
Alla generazione del Concilio era stato san Paolo VI ad assicurare che la politica è la forma più alta della carità. Ma prima di lui lo aveva detto Pio XI. Ora Papa Francesco ce lo ripete e, nel suo stile pastorale, ci mostra anche come.
"È carità stare vicino a una persona che soffre, ed è pure carità tutto ciò che si fa, anche senza avere un contatto diretto con quella persona, per modificare le condizioni sociali che provocano la sua sofferenza. Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume - e questo è squisita carità -, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica".
Fratelli tutti proietta l'esercizio della carità politica al livello delle politiche degli Stati e degli Organismi multilaterali. E tuttavia questa enciclica sulla globalizzazione torna sempre al livello personale, perché la buona politica genera democrazia solo se è esercitata da tutti, come insegna il nostro maestro di amicizia sociale, il Buon Samaritano.
"È possibile cominciare dal basso e caso per caso, lottare per ciò che è più concreto e locale, fino all'ultimo angolo della patria e del mondo, con la stessa cura che il viandante di Samaria ebbe per ogni piaga dell'uomo ferito. Cerchiamo gli altri e facciamoci carico della realtà che ci spetta, senza temere il dolore o l'impotenza, perché lì c'è tutto il bene che Dio ha seminato nel cuore dell'essere umano".
28 marzo 2021