Papa Francesco avverte subito, fin dal preambolo: quella che vi accingete a leggere è un'enciclica sociale. La dottrina sull'amore fraterno, "sulla sua dimensione universale, sulla sua apertura a tutti" non ci coinvolge solo come persone, ci riguarda prima di tutto come comunità; anzi, come umanità. La scala di grandezza della questione sociale contemporanea, avverte ancora Papa Francesco, è il pianeta: non la si affronta correttamente e non ci si avvia a risolverla se con in questa dimensione, che è quella che hanno assunta i "poteri economici transnazionali che applicano il divide et impera" e di fronte ai quali "la politica diventa sempre più fragile". Una fragilità che sta colpendo sia il popolo, che è il soggetto della politica, sia lo Stato, che della politica è lo strumento più potente.
Fratelli tutti è l'enciclica sociale sulla globalizzazione: su chi ne trae profitto e su chi ne è vittima; soprattutto su quali sono i poteri che la governano. Propone, dunque, una questione politica, la cui soluzione condiziona e condizionerà la questione sociale.
Il Buon Samaritano e i briganti
"Per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l'amicizia sociale, è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune". È l'inizio - e il tema - del quinto capitolo dell'enciclica che ha per titolo "La migliore politica".
Il campo d'azione della politica è la comunità mondiale, i suoi attori sono popoli e nazioni capaci di amicizia sociale, il suo compito è il bene comune.
Così riassunto, lo svolgimento del tema avrebbe potuto prendere un'impronta teorica se, prima di arrivare direttamente alla questione politica, l'enciclica, nello stile pastorale del Santo Padre, non avesse "fatto parlare" un maestro di amicizia sociale, il Buon Samaritano. Papa Francesco gli mette a disposizione un intero capito della Fratelli tutti, il secondo, che ha per titolo "Un estraneo sulla strada".
Il samaritano che si prende cura dell'uomo ferito e abbandonato sul ciglio della strada è sicuramente un maestro di fraternità nelle relazioni interpersonali: così l'abbiamo conosciuto e ammirato.
Questo maestro ci insegna anche "l'amicizia sociale", che è l'altro nome della fraternità? È maestro dell'agire politico, non solo dell'agire personale? Riascoltiamo nel "racconto" dell'enciclica.
Per farsi prossimo del giudeo ferito, il samaritano supera barriere culturali e storiche. I due altri viandanti, che prima si erano voltati dall'altra parte, non avevano invece voluto superare le loro barriere. La fratellanza del buon samaritano non chiede conto dell'identità del giudeo, riconosce l'uguaglianza nella cura conservando le rispettive diversità, passa la notte nella stessa locanda, continua la fraternità anche nella lontananza attraverso l'oste.
Così facendo la carità, il Buon Samaritano fa anche politica. La fa al punto che oggi molti lo ascoltano volentieri in chiesa, ma non ne vogliono sapere che si metta di nuovo in viaggio, ad esempio, sulla Rotta Balcanica o sulla Rotta Mediterranea, lungo le quali i feriti dalla globalizzazione sono migliaia e migliaia. E il Santo Padre annota: "Oggi, e sempre di più, ci sono persone ferite. L'inclusione o l'esclusione di chi soffre lungo la strada definisce tutti i progetti economici, politici, sociali e religiosi".
Non abbiamo, invece, notizie dei briganti. Il Buon Samaritano non chiede ragione al ferito di perché sia stato ridotto in quelle condizioni. È un viaggiatore, conosce i briganti. Attardandosi nel soccorso, mette se stesso in egual pericolo, perché i briganti possono essere ancora lì ad aspettare un'altra preda.
Nell'enciclica Papa Francesco ce ne fa avvertiti per l'oggi: "La parabola comincia con i briganti. (…) Li conosciamo. Abbiamo visto avanzare nel mondo le dense ombre dell'abbandono, della violenza utilizzata per meschini interessi di potere, accumulazione e divisione".
Li conosciamo, anche se si sono mascherati in forme politiche.
L'enciclica cita "l'abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere. Altre volte mira ad accumulare popolarità fomentando le inclinazioni più basse ed egoistiche di alcuni settori della popolazione".
È brigantaggio politico "quando la propaganda politica, i media e i costruttori di opinione pubblica insistono nel fomentare una cultura individualistica e ingenua davanti agli interessi economici senza regole e all'organizzazione delle società al servizio di quelli che hanno già troppo potere".
Nell'un caso e nell'altro la vittima è il popolo.
Il Buon Samaritano e l'oste
Il populismo, che è descritto da Papa Francesco nella prima di queste due citazioni, "ignora la legittimità della nozione di popolo", mentre il termine popolo è necessario "per affermare che la società è più della mera somma degli individui".
Altrettanto fa il liberismo, a cui si riferisce la seconda citazione. In questo caso "la società è considerata una mera somma di interessi che coesistono", per cui "la categoria di popolo, a cui è intrinseca una valutazione positiva dei legami comunitari e culturali, è abitualmente rifiutata dalle visioni liberali individualistiche".
Nella valutazione di Fratelli tutti il popolo sta, dunque, correndo pericoli mortali e, essendo il popolo il soggetto stesso della politica, è la politica che si vuole eliminare. Papa Francesco rende avvertiti delle "strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l'economia o a dominarla con qualche ideologia". Sono strategie con le quali il populismo e il liberismo individualista vogliono rendere "inoffensivo" il Buon Samaritano, togliendogli lo strumento per realizzare l'amicizia sociale.
"Anche il buon samaritano ha avuto bisogno che ci fosse una locanda che gli permettesse di risolvere quello che lui da solo in quel momento non era in condizione di assicurare", osserva Papa Francesco, richiamando l'attenzione anche sull'oste della parabola: figura solitamente ignorata come i briganti; presenza invece decisiva per rendere generativa la fraternità del samaritano. "La vera carità (…) è anche in grado di giungere a un fratello e a una sorella lontani e persino ignorati, attraverso le varie risorse che le istituzioni di una società organizzata, libera e creativa sono capaci di generare".
L'oste è la politica, è l'istituzione che prevede un servizio, lo realizza e lo tiene aperto in vista di una necessità; non sa chi ne avrà bisogno, ma risponde preventivamente al bisogno. Il samaritano con i suoi due denari (e "ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno") fa fare un passo ulteriore al servizio della locanda: lo fa arrivare a chi non ha il denaro per comprare e là dove il mercato non arriva.
Questo è intollerabile per il mercato. "L'uomo ferito e abbandonato lungo la strada era un disturbo per questo progetto, un'interruzione": lo era per le "persone importanti" passate prima del samaritano; lo è oggi per il liberismo individualista, che non considera un costo le ferite sociali ed individuali prodotte dall'egemonia del mercato.
28 febbraio 2021