IN POLITICA

SABATO 4 OTTOBRE 2014

Padova, Centro San Gaetano, con Paolo Giaretta
Una passeggiata nella buona politica
La presentazione del libro "Con i se e con i ma"
   Sabato pomeriggio a passeggio lungo… la buona politica: tornando indietro a John Fitzgerald Kennedy e suo fratello Bob e andando avanti a Vàclav Havel; tornando indietro nel tempo e andando avanti nella speranza: lo facciamo in almeno duecentocinquanta padovani sabato 4 ottobre alle 18 al San Gaetano di via Altinate. Ci fa da guida Paolo Giaretta: con parole, immagini. Dall'altra parte del palco c'è Ester, la moglie di Paolo, che anche in questo pomeriggio fa una parte in cui è bravissima: cantare il tempo suscitando ricordi.
Ester è anche nella prima pagina del libro "Con i se e con i ma. Fare politica ai tempi dell'antipolitica", che Paolo Giaretta ha appena pubblicato (Nuovadimensione, 110 pp., 12.50 euro) e la cui presentazione è la ragione di questo appuntamento affollatissimo al San Gaetano.
Siamo prevalentemente della generazione cui appartiene anche Giaretta, siamo quasi tutte persone che hanno fatto e continuano a fare politica, anche in concorrenza fra noi, ma - per quello che li conosco - non in concorrenza… con i padovani, cioè tutti coltivando l'ambizione di essere insieme a molti concittadini. C'è anche la presenza delle generazioni successive: in questo caso persone che non pensano di essere migliori solo perché hanno meno anni di noi.
Questa è la compagnia che Giaretta porta a passeggio nella buona politica. Ha chiesto aiuto a Mario Liccardo, che è stato suo assessore quando Paolo era sindaco di Padova, e a Checco Jori, compagno di università e poi arguto giornalista.
Non è una riunione di "reduci". L'atmosfera creata dalle parole del libro e da quelle dell'autore non è quella del ricordo.
Certo le sette parole attorno alle quali Giaretta ha realizzato il suo libro (Incontri, Tempo, Indignazione, Compromesso, Limite, Fiducia, Speranza) sono tutte dense di anni, di persone, di esperienze. Ma non solo un racconto di quello che è stato. Non sono il resoconto di quello che avrebbe potuto essere. Non siamo reduci. Alla fine della passeggiata e alla fine del libro, ci consolidiamo nella certezza che la politica continua, che non finisce con un ruolo ma resta quello che abbiamo sempre saputo: una vocazione.
Eccessiva questa definizione ai tempi dell'antipolitica? Credo sia l'unica definizione che consentirà alla politica di sopravvivere all'indignazione giusta e al disinteresse inconcludente. La vocazione ha tutto in sé, non ha bisogno di altro (potere, ricchezza…), è orientata agli altri.
Dal libro di Paolo Giaretta riprendo parte della lettera che Don Primo Mazzolari scrisse ai parlamentari della DC appena eletti nel 1948: "Non potete fare molto perché non vi fu dato, col suffragio, l'onnipotenza. Sarà però bene che tutti vedano (intendo gli onesti) che tutto ciò che si poteva fare l'avete fatto con estrema buona volontà… Di fronte a una tribolazione comune le mani nette paiono una magra consolazione: ma i poveri non la pensano così. I poveri misurano da essa non la nostra onestà, ma la nostra solidarietà. Siate grandi come la povertà che rappresentate".

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po-031
10 ottobre 2014
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Tino Bedin