IN POLITICA
Altro che Imu sulla prima casa; altro che aumento dell'Iva
Il Pdl sta in Parlamento e nel Governo per tutelare Berlusconi
Per una foltissima schiera di commentatori più che i parlamentari berlusconiani sono però da biasimare i parlamentari democratici...

di Tino Bedin

Il governo guidato da Enrico Letta è un governo di necessità. Per Enrico Letta sono le necessità degli italiani. Per Angelino Alfano, suo vice, sono le necessità di Berlusconi. Lo dice apertamente il Pdl, di cui Alfano è il segretario. La Cassazione applica la legge, fissa un calendario per evitare la prescrizione di un processo a carico di Berlusconi e tutti il Pdl, Alfano e ministri in prima linea, proclamano lo sciopero istituzionale: niente Parlamento per discutere, niente Governo per proporre. Non si va alla riunione programmata per il calendario del governo; si chiedono tre giorni si sospensione dei lavori parlamentari.
L'evidenza è totale: il Pdl sta in Parlamento e nel Governo per tutelare Berlusconi; se questa finalità viene meno, non ha più nessun motivo di starci. Altro che Imu sulla prima casa; altro che aumento dell'Iva.

Prima dell'Italia. Lo dice anche il senatore Schifani: il 30 luglio, giorno del processo in Cassazione a carico di Berlusconi, è anche il giorno in cui si decide il destino della maggioranza. L'Italia continua ad avere un governo o rischia di essere ingovernabile a seconda di come - su materie penali e quindi non di competenza di Parlamento e Governo - decide un'altra istituzione, la Magistratura. Schifani, presidente dei senatori del Pdl, è stato per cinque anni presidente del Senato della Repubblica, cioè la seconda carica dello Stato e il supplente del Presidente della Repubblica. Schifani è stato tra quelli che sono saliti al Quirinale per insistere oltre ogni galateo sulla permanenza di Napolitano nella suprema carica repubblica e in quell'occasione hanno detto di accettare un patto politico-istituzionale per le necessità dell'Italia.
Il punto sociale e istituzionale, prima ancora che politico, delle parole gridate dalla Destra in questi giorni è qui: Berlusconi viene prima dell'Italia; senza incertezze, senza pudori. Le famiglie che riducono cibo e medicine misurando l'uno e le altre alla riduzione dei soldi, possono fare a meno dei parlamenti del Pdl. Le imprese che avanzano pagamenti indispensabili dalla pubblica amministrazione possono fare a meno dei ministri del Pdl. Parlamentari e ministri sono impegnati per Berlusconi che è il più ricco degli italiani e che aiuta giovani donne regalando in una sera due stipendi di un lavoratore qualsiasi.
Questo ci tocca vedere, ascoltare e patire.
Di questo meriterebbe di discutere e di indignarsi.

Un partito bisogna volerlo. Ci tocca invece vedere, ascoltare e patire una discussione e una indignazione che colpisce il Partito Democratico. Per una foltissima schiera di commentatori (professionisti o dilettanti) più che i parlamentari berlusconiani sono da biasimare i parlamentari democratici che hanno acconsentito mezza giornata di pausa (da recuperare il lunedì) nei lavori di Camera e Senato per consentire la discussione interna al Pdl. È una procedura normale per l'attività parlamentare, pensata molti decenni addietro per favorire uno svolgimento ordinato dei lavori a Palazzo Madama e a Montecitorio. In altre occasioni si raggiunte lo stesso obiettivo mettendo all'ordine del giorno "Interpellanze e Interrogazioni" e derivano quelle sedute dal'Aula in cui la tv immortale la presenza del solo parlamentare interpellante e del solo sottosegretario che risponde...
Non sono ragioni sufficienti per risparmiarsi prediche ed improperi e consigli per cause più decisive, sulle quali si costruisce un'identità e si segna una strada. Ne cito due: i caccia bombardieri F-35 e l'abolizione delle Province. Temi da forte contenuto civile ed etico, oltre che politico, sui quali finalmente può radicarsi e crescere un partito del nostro tempo.
Bisogna però volerlo, un partito. Qualcuno ha probabilmente più bisogno di un... taxi che lo porti al potere. Qualche altro di un bersaglio per la propria insoddisfazione.

12 luglio 2013


12 luglio 2013
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Tino Bedin