IN PARLAMENTO
Oltre le polemiche elettorali
Votare da europei alle elezioni italiane
L'Italia è fuori di ogni alleanza decisiva

di Tino Bedin senatore della Margherita

Il 9 aprile noi italiani voteremo per l'Europa. In cerca di giustificazioni alla sua incompetenza di governo la Destra italiana porta gli elettori in pellegrinaggio alle Torri Gemelle, a Pechino e a Bruxelles. Lì ci sono i nemici che hanno trasformato i sogni berlusconiana in incubi. Non ci fossero il terrorismo, i cinesi e l'euro, oggi saremmo nella terra promessa in cui non occorre pagare le tasse e si fanno ferrovie ad alta velocità e ponti mai visti, aumentano le pensioni e l'inglese a scuola s'impara assieme alle tabelline (anzi no: per queste c'è il computer).

L'Europa starebbe meglio senza l'Italia? Se non ci fosse Prodi, che s'è intestardito a farci cambiare la lira… Se non ci fosse l'euro… Insomma, se non ci fosse l'Europa… Cinque anni fa era solo la Lega a proporre questa idea dell'Italia isolata e autarchica. Alla fine della legislatura è l'intera Destra che pur di scrollarsi di dosso le sue responsabilità economiche, politiche, diplomatiche, fa balenare agli italiani l'ipotesi che senza Europa staremmo meglio.
Il guaio vero per l'Italia è che mentre le forze di governo tentano questo gioco di prestigio elettorale, altrove c'è chi si sta domandando se l'Europa starebbe meglio senza l'Italia.
All'inizio di novembre è passata via tra le notizie per esperti la decisione della Banca centrale europea di rendere di pubblico dominio la regola vigente dal '99 che l'autorizza a rifiutare di trattare sul mercato i bond dei Governi di Eurolandia con un rating inferiore a una A. Nessun paese dell'euro oggi si ritrova tanto in basso ma con il debito in aumento dal 106,5% del 2004 al 108,2% del 2005 (contro il tetto massimo del 60%), un deficit del 4,3% e un rating S&P AA-, l'Italia è in una posizione molto vulnerabile. Più del Portogallo e della Grecia, che con l'Italia sono nel mirino di chi, contrastato nel 1996 proprio da Romano Prodi, non ha rinunciato al progetto di un "euro ristretto".
Preoccupazioni eccessive? Propaganda della Sinistra?

I Quattro Grandi d'Europa. Cinque anni fa si poteva immaginare l'Italia al di fuori di ogni intesa fra i principali attori europei? Oggi succede.
S'incontrano Francia, Germania e Regno Unito per decidere la politica europea di sicurezza. Gli stessi tre trattano con l'Iran sul nucleare. Quest'ultima è protagonista nell'intesa recente sul bilancio europeo. La Spagna di Zapatero viene coinvolta nel gruppo dei paesi che indicano la strada. L'asse franco-tedesco viene rilanciato dall'elezione di Angela Merkel. L'Italia ottiene solo la sede dell'Agenzia alimentare europea non per scelta strategica dell'Unione, ma perché il presidente del Consiglio italiano - per sua ammissione - ha fatto la corte alla primo ministro finlandese.
Prima della guerra all'Iraq, s'incontrano Bush, Blair ed Aznar. Berlusconi è informato a scelte fatte. Nonostante questo, la Destra italiana si assume in quella occasione la responsabilità di dividere l'Europa, invece di collaborare alla sua unità, ma questa scelta "americana" non ha avuto e non ha nessuna contropartita in Europa, nemmeno da parte di coloro che firmarono con Berlusconi il documento a favore della guerra preventiva.

La pace cuore dell'Europa. Anche a sostegno di un'Italia europea abbiamo duramente contrastato in questi anni la missione militare italiana in Iraq. Ma il contrasto a questa missione è motivato soprattutto dalla consapevolezza che proprio dall'Unione Europea, dal suo spirito e dalla sua evoluzione il mondo di oggi può trarre esempi e strumenti, alleanze e sostegni per ridurre ed eliminare la guerra.
Politiche europee e politiche di pace hanno caratterizzato in questi cinque anni le scelte della Margherita al Senato. Grazie anche al nostro lavoro, le posizioni euroscettiche, maggioritarie nel governo, non sono mai diventate posizioni ufficiali del Parlamento italiano. In questo settore il ruolo dell'opposizione ha ottenuto risultati che in altri è stato quasi sempre impossibile condividere con la maggioranza. È un punto di partenza importante per la prossima legislatura, che sarà chiamata non tanto a riparare i danni, quando a diventare motore dell'Europa in Italia. Per questo è giusto dire che il 9 aprile votiamo per l'Europa.

8 gennaio 2006


11 gennaio 2006
pa-036
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Tino Bedin