Il Parlamento che gli italiani formeranno con il voto del 24 e 25 febbraio sarà il primo di una nuova "epoca" politica.
Si sono consumati sia il berlusconismo sia il leghismo: non sono scomparsi, prenderanno voti, saranno decisivi, ma contano solo per la politica non per la speranza delle persone. Non a caso ci sono nell'area politica un tempo presidiata dalla Destra berlusconiana molte altre proposte elettorali. Non a caso l'antagonismo politico ha anche al Nord attenzione per il Movimento 5 Stelle.
Diventa così evidente che anche il bipolarismo si è consumato, dopo aver addirittura provato a trasformarsi in bipartitismo appena cinque anni fa, alle elezioni politiche del 2008. Un Berlusconi invecchiato, e ripetitivo, si ostina a ripetere che la partita è tra lui e i "comunisti": lo lasciano dire, senza preoccuparsi di smentirlo, perché è la realtà che lo smentisce. Da parte sua, il Partito Democratico ha scelto una coalizione delimitata e programmatica, superando il timore di essere scoperto a sinistra, che in altre occasioni ha poi appesantito la possibilità di scegliere e di governare.
Una difficoltà strutturale. Non sarà nuovo solo per questo il Parlamento del 2013. Lo sarà soprattutto perché dovrà scrivere leggi ed esprimere governi in grado di interpretare la nuova difficile epoca che i cittadini stanno soffrendo e che il ventennio berlusconiano non ha saputo prevedere e quindi prevenire.
Non se ne sta parlando in campagna elettorale e probabilmente non se ne parlerà fino al voto. Il campionato nazionale delle promesse non prevede che si parli delle difficoltà e soprattutto delle incertezze. Eppure nessuno - non solo in Italia - è in grado di prevedere il futuro e soprattutto di assicurare che gli strumenti utilizzati dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi siano ancora utili alla società contemporanea.
Ogni giorno i dati statistici segnalano che in questo o quel settore l'Italia "torna ai livelli del...". Poiché si tratta di un dato strutturale e non di breve durata, con il voto di fine febbraio gli elettori sono impegnati a costruire un Parlamento in grado di affrontare una sfida per la quale da tempo la società e quindi le istituzioni non sono allenate: la decrescita.
La profezia di Giovanni Paolo II. Non è una situazione solo italiana. E ciò non costituisce una consolazione, ma una complicazione.
Vent'anni dopo la fine del comunismo, si è avverata la profezia sulla crisi del capitalismo di cui Giovanni Paolo II ci aveva avvertiti proprio in occasione della caduta del Muro di Berlino. Come la fine del comunismo impoverì milioni di persone nell'Europa dell'Est e in tutte le repubbliche dell'Urss, così la crisi del capitalismo finanziario ormai da un quinquennio sta impoverendo milioni di persone nel mondo. E le classi dirigenti di oggi, come quelle comuniste, si sono dimostrate impreparate ed imprevidenti: imprenditori, banchieri, governanti, sindacati e organizzazioni professionali sono stati sorpassati dalla realtà. E tuttora lo sono. La situazione del popolo greco, sottoposto a cure da cavallo con le solite medicine del capitalismo internazionale, è fra le più drammatiche rappresentazioni di questa impreparazione.
Non è la Seconda Repubblica italiana che muore con queste elezioni. Attraverso il voto gli italiani possono certificare anche la fine dell'ideologia del mercato, come regolatore di tutte le relazioni e quindi anche della politica.
Anche per questo è chiaro che occorre un cambiamento profondo della rappresentanza parlamentare.
20 gennaio 2013