OGGI

Approvata definitivamente dal Senato la legge sugli oratori
Patronati parrocchiali: un servizio pubblico
Il riconoscimento di un ruolo, il sostegno alle attività

di Tino Bedin

La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato definitivamente in sede deliberante la legge che riconosce la funzione educativa e sociale svolta dai patronati parrocchiali, dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similare. È una buona notizia ed una buona scelta: buona in sé, ma buona anche perché è una scelta che può favorirne altre, in quanto riconosce la funzione educativa e sociale svolta nelle comunità locali dagli oratori delle parrocchie e dalle strutture similari di altre confessioni religiose.
Non è solo l'applicazione concreta della sussidiarietà orizzontale, valorizzata dalla riforma costituzionale dell'Ulivo e dalla Carta europea dei diritti fondamentali. Ci sono conseguenze pratiche per le comunità parrocchiali: la legge stabilisce che gli oratori, le pertinenze, gli uffici di culto, ovvero tutti gli immobili adibiti a questo scopo, debbono rientrare nella categoria delle opere di urbanizzazione secondaria. Questo comporta la possibilità di attivare finanziamenti da parte dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, al fine di effettuare la costruzione e la manutenzione delle strutture di questo genere.

Un impegno per le parrocchie e le istituzioni
Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai giovani di Roma, nell'aprile del 2002 ha chiesto di rilanciare gli oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, come ponti tra la Chiesa e la strada - dove per strada si intende molta della nostra società civile - con particolare attenzione per chi è emarginato e attraversa momenti di disagio o è caduto nelle maglie della devianza e della delinquenza.
Con la legge approvata dal Senato la Repubblica dà anche una risposta a questa indicazione. La Repubblica fa la sua parte contribuendo alla moltiplicazione delle offerte di servizi che gli oratori e gli altri enti similari offrono a tutta la popolazione, alle persone e alle famiglie, che vivono ed operano in diverse condizioni nella società nazionale.
Nelle nostre comunità il patronato parrocchiale o l'oratorio dei religiosi rappresenta un servizio che va ben oltre i suoi naturali di catechesi giovanile, facendosi carico anche di rispondere a molti bisogni sociali del territorio, promuovendo attività nel campo della solidarietà, dell'educazione, dell'impegno civile, dell'integrazione e della coesione sociale.

Il lungo elenco delle proposte
Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Giuseppe Betori, ascoltato dal Parlamento prima dell'approvazione di questa legge, ha ricordato che la capillare presenza sul territorio delle realtà oratoriane, sia direttamente parrocchiali sia connesse con istituti religiosi, costituisce un valido sostegno all'azione educativa delle famiglie, un prezioso sussidio nella formazione di cittadini consapevoli e motivati e, di conseguenza, un efficace baluardo nei confronti dei rischi della devianza minorile.
Il Parlamento ha ascoltato anche don Massimiliano Sabbadini, presidente del Forum oratori italiani (FOI), che ha fatto un elenco delle attività dei patronato; accanto a quelle più originalmente religiose se ne contano molte a carattere marcatamente sociale: la prevenzione del disagio minorile, attraverso proposte di aggregazione, di impegno e di svago, attraverso l'accompagnamento e l'eventuale sostegno a singoli e a famiglie; la formazione ad un senso civico consapevole e responsabile, attraverso varie forme di partecipazione e di corresponsabilità; l'educazione alla convivenza civile, rispettosa degli individui, dei gruppi e delle istituzioni; l'animazione dell'extrascuola (doposcuola organizzati, percorsi di apprendimento personalizzati, attività integrativa dell'offerta scolastica, progetti di sostegno); la socializzazione quotidiana anche informale, ad esempio attraverso attività di piccoli bar, con spazi e gioco libero per ragazzi; le esperienze di aggregazione in tempi continuativi e prolungati (organizzazione di vacanze insieme, estate ragazzi, campi estivi, invernali, giornalieri e residenziali).
Inoltre, occorre citare: la formazione dell'esperienza culturale e multiculturale, attraverso scambi internazionali e progetti di solidarietà all'estero; l'integrazione tra giovani stranieri o della seconda generazione e autoctoni; l'avvio delle giovani generazioni a varie forme di volontariato e di impegno sociale; l'educativa di strada, vale a dire l'attenzione ai giovani dei gruppi informali e alle agenzie ed istituzioni educative del territorio di riferimento; la promozione e la pratica dello sport di base per tutti; la proposta di attività culturali, teatrali, musicali, ludiche ed espressive in genere.
Non tutti i patronati parrocchiali fanno tutto questo, ma lo spirito con cui lo fanno è sostanzialmente identico ed è quello riconosciuto dalla nuova legge: lo spirito della cittadinanza attiva, della partecipazione e della condivisione.

Dentro una politica della condizione giovanile
Proprio per rafforzare le due testate del "ponte" di cui parlava Giovanni Paolo II ai ragazzi di Roma l'anno scorso, il riconoscimento legislativo assicurato agli oratori va considerato solo il primo passo, il primo mattone, di una politica integrata in favore dei minori. A reclamare l'attenzione degli adulti non ci sono solo i problemi delle tante marginalità giovanili (tossicodipendenza, abuso di alcol, microcriminalità), ma anche i giovani della normalità, che hanno il diritto di compiere il loro delicato percorso formativo nelle condizioni ottimali, nella famiglia, nella scuola, nei centri di aggregazione e ovunque si svolga la loro vita. Nella scorsa legislatura, era iniziato un grande lavoro su questo fronte, attraverso l'organizzazione dell'osservatorio dei minori, l'approvazione della legge n. 285 del 1997, recante disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza nonché attraverso la predisposizione del piano di azione per l'infanzia e l'adolescenza. Anche la legge sui patronati parrocchiali deve essere un passo nell'ancora lungo cammino da fare per realizzare politiche efficaci in favore dei giovani e destinate a migliorare tutta la comunità, come ha detto il direttore dell'Unicef: "Non posso immaginare un mondo veramente migliore che non sia edificato sulla base di un atteggiamento appropriato nei confronti delle generazioni attuali e future".

23 luglio 2003


26 luglio 2003
og-019
scrivi al senatore
Tino Bedin