MARGHERITA
Il nuovo Parlamento è già tutto scritto nelle liste
La nuova legge elettorale
prende in giro i cittadini

Il federalismo diventa una questione ancor più nodale

di Achille Variati
vice presidente del Consiglio regionale del Veneto

Sull'immagine dei parlamentari che siederanno a Montecitorio e a Palazzo Madama dopo il 9 aprile, pesa un dilemma: eletti dai cittadini o nominati dalle segreterie romane dei partiti?
Purtroppo in tutti i partiti, compresa la Margherita che nel Veneto ho contribuito a fondare, la nuova legge elettorale ha fatto venire a galla prevaricazioni e l'uso più disinvolto del potere di nomina. Altro che primarie...
Forse più di qualche concittadino si renderà conto solo al momento del voto che non potrà scegliere il suo candidato, perchè per lui hanno già deciso i partiti.
La nuova legge elettorale, voluta dal centro destra senza una seria riflessione e contro ogni ragionevole obiezione, ha fatto fare al sistema democratico una rivoluzione copernicana all'indietro, cancellando non soltanto la scelta uninominale già voluta dagli italiani con un referendum a valanga, ma anche sessant'anni di storia delle istituzioni. Si è buttato il maggioritario senza nulla ripristinare del sistema di selezione della classe dirigente dei primi decenni della Repubblica e si è tolto ai cittadini il potere reale di scelta sul quale deputati e senatori basavano la loro capacità di rappresentanza e che dava sostanza democratica alla stessa campagna elettorale.
Così, invece, il nuovo Parlamento è già tutto scritto nelle liste elettorali. Ancor prima delle elezioni potrebbe essere già convocato almeno l'80% del nuovo Parlamento. Per i "candidati" la corsa è finita, si conosce già il nome degli eletti e dei non eletti, il cittadino è preso in giro come mai lo è stato. Augurarsi che il nuovo Parlamento cambi questa legge, ripristinando almeno per l'elettore la possibilità di esprimere una preferenza, è il minimo che si possa fare. Ma non vanno trascurate anche altre considerazioni.
Va da sé che questo nuovo e iniquo sistema elettorale abbia spinto più di qualcuno a non candidarsi. Poi ci sono state personalità, anche qui a Vicenza, con forte radicamento che è stato comodo dichiarare, come per il Sindaco della città, assurdamente ineleggibile, proprio perchè Sindaco. Ma se i cittadini avessero voluto puntare proprio su di lui per rappresentare la loro terra?
La "nomina" romana obbliga alla fedeltà verso un sistema centralista che ignora le ragioni del territorio sul quale si vive.
Forse la nuova legge elettorale di Berlusconi e C. un merito ce l'ha: ha fatto riscoprire la voglia di autogoverno, pur senza spingere al localismo.
Se un tempo il grido ricorrente era "a Roma, a Roma!", oggi torniamo a chiederci quali possibilità abbiamo di affrontare qui, nel nostro Veneto, i problemi della nostra gente.
Io sono un regionalista convinto e sono certo che, ad esempio, il federalismo non può più essere solo un cavallo di battaglia della Lega Nord, che peraltro è stata incapace di realizzarlo. Oggi sta diventando questa una questione nodale di tutta la nostra terra e per essa io invoco trasversalità. L'ho detto al Presidente Galan, che mi pare condividere.
Il governo che verrà, qualunque esso sia, si troverà questa patata bollente e dovrà dimostrare capacità nel risolverla.
I Parlamentari veneti "nominati" avranno forse un'occasione per non rispondere solo "comandi!".

1 marzo 2006


2 marzo 2006
ma-055
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