MARGHERITA
Considerazioni e informazioni su un tema di cittadinanza
Il "peso elettorale" dei bambini
già in un progetto costituzionale del 1848

Ma al congresso nazionale della Margherita non c'era uno spazio per i figli dei delegati

Ha suscitato interesse il rilancio fatto dal senatore Tino Bedin sul "peso" elettorale dei bambini, magari attraverso il voto dei loro genitori.
Come ulteriore elemento di approfondimento e di discussione proponiamo questa corrispondenza avviata da Pierpaolo Campostrini, esponente veneziano della Margherita, con il senatore Bedin, il coordinatore regionale della Margherita veneta Diego Bottacin e il responsabile dei circoli Mariano Beltrame, oltre che con il professor Luigi Campiglio, il docente dell'Università Cattolica, dalla cui relazione al convegno di Abano della Margherita nazionale il senatore Tino Bedin aveva ricavato la proposta sui bambini nella sua Lettera dal Senato 80.

La dimensione internazionale del voto ai bambini
Caro prof. Campiglio, caro senatore Bedin, cari Diego e Mariano,
al convegno di Abano il prof. Campiglio ha presentato un'idea che mi solletica da tempo, ma che non ero riuscito ad esprimere in sede politica, fuori dal mio circolo, poichè non la consideravo appieno formata.
Il Sen. Bedin la riprende in un messaggio fatto circolare dal nostro coordinamento regionale.
Sono molto contento che si sia aperto un dibattito e quindi di poter dialogare con altri per affinare meglio la questione.
Credo, ma non ne sono certo, che il primo a parlarne fu l'educatore americano John Holt (1928-1985), e l'idea fu ripresa da altri. In realtà negli Stati Uniti la proposta negli ultimi mesi è stata ripresa, anche a conseguenza dell'impoverimento delle fasce più deboli della popolazione (quindi anche i bambini) ed ha riportato una certa attenzione anche in altri Paesi.
Per vostra informazione, potete andare ai link: http://www.childwelfare.com/kids/kidsvote.htm dove il prof. Duncan Lindsey dell'University of California, Los Angeles fa un'analisi molto connessa allo specifico statunitense, ma che, mutata mutandis, si potrebbe applicare anche in Europa.
E' interessante il dibattito riportato su http://www.crookedtimber.org/archives/000408.html e anche http://www.geocities.com/xavy04/english/vote.htm
In Germania "a nonprofit organization makes a child's right to vote the centerpiece of its agenda. The German Family Association says giving children the right to vote would force politicians to pay more attention to the younger generation and lead to policies that could reverse the country's dropping birth rate".
Non ho tutti gli strumenti per un'indagine più approfondita, ma forse il prof. Campiglio potrebbe essere interessato a farlo: è sempre utile "internazionalizzare" le conoscenze.
Credo che da noi una proposta un po' più dettagliata avrebbe quantomeno il pregio di muovere le acque in un dibattito politico un po' sbilanciato sui problemi dei pensionati dei prossimi dieci-vent'anni e non così attento a quelli dei bambini di oggi.
Se il nostro "vecchio" Veneto, ma tradizionalmente attento ai bambini ed alle famiglie, fosse interessato/capace di lanciare questo dibattito, magari con un convegno/seminario in cui si raccolgono anche altre idee europee.

Pierpaolo Campostrini
portavoce del Circolo "Europa" di Venezia

Italiana la primogenitura dell'idea
Gentile ing. Campostrini, la ringrazio molto delle utile indicazioni bibliografiche.
L'altro sabato ho partecipato alla trasmissione della LA7, L'Infedele, che per metà aveva come titolo proprio l'idea "un bambino un voto": c'erano anche due qualificati studiosi, un filosofo e un politologo, entrambi d'accordo sull'idea. Schmitter, il politilogo, ha articolato questa proposta nel 2000 per la Costituzione dell'Unione Europea. In quell'occasione sostenevo fra le altre cose che l'idea è "in giro", preannunciando un breve pamphlet che sto scrivendo in inglese perché il mio editore di sempre "Il Mulino" mi sembra un po' scettico sul tema.
Feci questa proposta nel 1998 o 1996, non ricordo, in un paper che ovviamente riprenderò: ma la primogenitura dell'idea è per una volta italiana e ancora più antica di John Holt: a mia conoscenza il primo a proporla è stato padre Rosmini nel suo progetto di Costituzione del 1848 (me lo segnalò il prof. Campanini).
Per quello che vale ho formulato la medesima proposta in due convegni in Spagna, trovando ampi consensi.
Ma al di là delle primogeniture la questione è quella di affermare con chiarezza che ci troviamo di fronte a un dilemma delle nostre democrazie, di cui occorre articolare con chiarezza la natura.
Ho visto che nel programma finale l'idea non è stata ripresa - poco male - ma nemmeno l'argomentata proposta di una fiscalità francese ha trovato spazio, presumo di nuovo per considerazioni di tipo politico. Come vede l'esigenza di far convergere l'interesse politico con quello dei minori è molto reale ed urgente: c'è bisogno di discuterne in modo costruttivo e se questo avvenisse non escludo che potrebbe essere un argomento delle prossime elezioni politiche in Italia.

Prof. Luigi Campiglio
Università Cattolica di Milano

La difficoltà resta molto grande
Caro professore Campiglio, sono più che felice di apprendere che l'idea in questione abbia radici più lontane (italiane, in particolare) e che abbia già camminato, grazie a Lei, più speditamente di quanto sapessi! Sarei lieto, quando lo ritroverà, di leggere una copia del suo paper e mi auguro che l'editore del "il Mulino" si convinca che il tema è di interesse anche italiano. Almeno un cliente è già assicurato.
Se un dilettante della politica, quale io sono, è venuto indipendentemente ad argomentare con altri ignari amici sull'argomento, vuol dire che forse per essa è il momento giusto! Mi occupo professionalmente di un altro, completamente diverso, settore scientifico. Da cittadino, genitore, e (già) educatore in AGESCI (dove ho ricoperto qualche incarico a livello nazionale ed internazionale), ho avvertito ed avverto l'estrema difficoltà di far arrivare all'attenzione politica generale temi e bisogni propri del mondo degli under 18 e delle famiglie con figli piccoli.
La fondamentale ingiustizia e, mi permetta, l'ottusità della politica fiscale nei confronti delle famiglie, ahimè anche dei governi pre-berlusconi, è forse l'esempio più eclatante. Nonostante sia auspicabile, temo sia difficile realizzare nel nostro paese una fiscalità di tipo francese, proprio per la scarsa rappresentatività politica attuale delle famiglie, stante anche (a differenza che in Francia) il loro sempre più ridotto peso demografico. Il nostro convegno di Abano, come Lei ha giustamente notato, non pare aver provocato un indirizzo in tal senso.
Al congresso federale di Rimini, cui ho partecipato lo scorso week-end, mi veniva fatto di pensare che sono molti i leader della Margherita, anche di estrazione cattolica, i quali non hanno una famiglia o hanno situazioni personali "confuse", ma non so se ci sono statistiche. Forse i ritmi della politica vissuta a quel livello denunciano una certa incompatibilità con la vita familiare. Certo gli organizzatori del convegno non avevano predisposto una nursery per i figli dei delegati! I miei, come quelli di altri, erano a casa con la mamma (che, per inciso, è molto tradizionalmente anche la mia unica moglie): ma abbiamo votato una mozione, che anch'io ho sottoscritto, che garantisce al sesso femminile un numero di "posti" a tutti i livelli. Non abbiamo aggiunto condizioni sul fatto che le donne "garantite" abbiano o meno prole.
La difficoltà di conciliazione di esigenze lavorative e familiari succede anche in altre "carriere", per carità, con la differenza che le leggi sono predisposte da queste persone.
Per questo ritengo che solo una variazione della composizione dell'elettorato, che la riequilibri in merito al peso crescente delle generazioni più vecchie, possa permettere un vero cambiamento di mentalità ed approccio.

Pierpaolo Campostrini
portavoce del Circolo "Europa" di Venezia

16 marzo 2004


16 marzo 2004
ma-040
scrivi al senatore
Tino Bedin